Malessere delle pessate. L’allarme lanciato da pescatori, Comunità del Garda e studiosi di ittiologia. Allo studio interventi per salvare la specie

Sos, le alborelle sono a rischio

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Di Luca Delpozzo
Eugenio Cipriani

In questo ulti­mo peri­o­do, le lamentele abbas­tan­za scon­tate dei pesca­tori, sia garde­sani che tren­ti­ni, con le quali ven­gono sot­to­lin­eate le nor­mali vari­azioni neg­a­tive dei popo­la­men­ti itti­ci, sen­za mai accennare alle fasi pos­i­tive, si sono fat­te sem­pre più insis­ten­ti. Il prob­le­ma sem­bra essere par­ti­co­lar­mente grave per quel che con­cerne la situ­azione delle alborelle. In una riu­nione indet­ta da Fed­er­coopesca, Coop­er­a­ti­va pesca­tori, Comu­nità del Gar­da, Provin­cia di Verona, tenu­tasi a Gar­da, è sta­ta sot­to­lin­ea­ta e con­fer­ma­ta la dras­ti­ca rar­efazione di ques­ta specie di pesci, rar­efazione che inter­es­sa in modo par­ti­co­lare la nos­tra spon­da ma più in gen­erale tut­to il lago, com­pre­so il set­tore trenti­no che di ques­ta specie è sem­pre sta­to assai ric­co. Per questo moti­vo, oltre che all’ittiologo del­la Provin­cia di Verona, Ivano Con­for­ti­ni, abbi­amo chiesto un’opinione in mer­i­to al noto itti­ol­o­go ed idro­bi­ol­o­go Alvise Vit­tori, che per molti anni ha diret­to la stazione idro­bi­o­log­i­ca di San Michele all’Adige e quel­la di Riva, occu­pan­dosi in pri­ma per­sona delle prob­lem­atiche ambi­en­tali e del­la ges­tione del­l’it­tio­fau­na. «Fin da quan­do mi occu­pa­vo diret­ta­mente del­la biolo­gia del Gar­da», ha det­to Vit­tori, « cer­ti muta­men­ti non mi era­no sfug­gi­ti, ed ave­vo sti­la­to una serie di con­sid­er­azioni sulle prin­ci­pali vari­anti notate quali pos­si­bili con­cause nel­la dimin­uzione dei pesci iden­ti­f­i­can­do quat­tro pun­to fon­da­men­tali». Al pri­mo pos­to , sec­on­do Vit­tori, occorre met­tere la vari­azione arti­fi­ciale del­la super­fi­cie. «Se avviene una dimin­uzione di liv­el­lo nel momen­to del­la ripro­duzione o con le uova già fecon­date e deposte», ha det­to l’ittiologo trenti­no ‚«il prodot­to è per­du­to. In questo caso, alla perdi­ta diret­ta del­la gen­er­azione, si assom­ma la mes­sa in sec­ca di chilometri di super­fi­cie fer­tile con con­seguente rar­efazione del nutri­men­to per i neonati». Vit­tori ha sot­to­lin­eato inoltre, come sec­on­da pos­si­bile causa del­la dimin­uzione delle alborelle, la man­can­za del­la colti­vazione e del rispet­to delle zone di ripro­duzione (let­ti di fre­ga). «Per ovviare a questo incon­ve­niente», riferisce sem­pre Vit­tori , «a suo tem­po ave­vo con­tat­ta­to alcu­ni ammin­is­tra­tori pub­bli­ci, sug­geren­do loro di pro­teggere le spi­agge, dove le alborelle anda­vano a ripro­dur­si, con dei cartel­li in diverse lingue sui quali fos­sero chiara­mente spie­gate le moti­vazioni che sug­gerivano di non entrare nell’acqua anti­s­tante nei mesi di mag­gio e giug­no, per evitare di dis­tur­bare la ripro­duzione, con­vin­to che i tur­isti avreb­bero, non solo rispet­ta­to, ma anche apprez­za­to il sug­ger­i­men­to; se poi, con i mezzi oggi a dis­po­sizione, si fos­se fat­ta un poco di pulizia spaz­zan­do i let­ti di fre­ga per qualche centi­naio di metri, come avveni­va un tem­po, con il badile o con l’aratro, le prob­a­bil­ità che l’intervento fos­se net­ta­mente miglio­ra­ti­vo sareb­bero sen­si­bil­mente aumen­tate». Nel­la ricer­ca di tutte le pos­si­bili con­cause del malessere denun­ci­a­to, una delle vari­anti di notev­ole entità, con­sol­i­datasi sul baci­no garde­sano in questi ulti­mi vent’anni, è sta­to poi l’ abnorme aumen­to degli uccel­li, ed in par­ti­co­lare degli Ana­ti­di e dei Cor­morani. «Una val­u­tazione cer­ta e seria di quan­to questo even­to pos­sa pesare nell’equilibrio trofi­co del lago, traval­i­ca la mia conoscen­za sci­en­tifi­ca» ammette Vit­tori, «tut­tavia mi fa ricor­dare che già negli anni Cinquan­ta men­tre anco­ra stu­dente sta­vo lavo­ran­do alla tesi in una pesci­coltura in una vas­ca ave­vo immes­so due­cen­tomi­la avan­not­ti di tro­ta sui quali inten­de­vo sper­i­menta­re una ali­men­tazione par­ti­co­lare; nota­vo che i pesci­oli­ni, di giorno in giorno, si dira­da­vano e ver­i­fi­cai che molti pesci­oli­ni era­no andati a finire nel goz­zo di una bel­lis­si­ma ana­tra man­da­ri­na. Cos­ic­ché, con­tati più di cen­to pesci­oli­ni semi­di­ger­i­ti, anche il pro­pri­etario si con­vinse che cer­ti con­nu­bi in natu­ra era­no quan­to mai dif­fi­cili da man­tenere». Ulti­mo fat­tore pos­si­bile, ma anco­ra tut­to da ver­i­fi­care, in mer­i­to alla caren­za di alborelle, per Vit­tori potrebbe essere rap­p­re­sen­ta­to dall’aumento sen­si­bile del­lo ione cloro, pre­sente soprat­tut­to nelle acque che con­vogliano a lago scarichi domes­ti­ci. «Sem­bra che negli ulti­mi tem­pi », dice infat­ti Vit­tori , «la prat­i­ca di ster­il­iz­zare i bac­teri delle fogne con cloro e suoi derivati sia sen­si­bil­mente aumen­ta­ta. Se così fos­se, il cer­care ulte­ri­ori moti­vazioni alla dras­ti­ca dimin­uzione delle alborelle e degli altri pesci, sarebbe una mera perdi­ta di tem­po» Sul­la stes­sa lin­ea si tro­va anche Ivano Con­for­ti­ni, itti­ol­o­go dell’amministrazione provin­ciale di Verona. «I dati di pesca­to di alborel­la», ripor­ta infat­ti Con­for­ti­ni , «con­fer­mano una situ­azione dif­fi­cile del­la specie, a tal pun­to da ren­dere asso­lu­ta­mente nec­es­sario inci­sivi inter­ven­ti ges­tion­ali, già a par­tire dal­la prossi­ma pri­mav­era, con l’ar­ri­vo del­la ripro­duzione. Fon­da­men­tale è comunque rius­cire a capire quali sono le cause di questo decre­men­to, tra l’altro già ril­e­va­to in altri laghi pre­alpi­ni lom­bar­di, tra cui il Mag­giore e quel­lo di Como, dove si è già inter­venu­to con qualche suc­ces­so. Pro­prio da loro potremo avere qualche indi­cazione su come inter­venire».

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