sabato, Aprile 20, 2024
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Malessere delle pessate. L’allarme lanciato da pescatori, Comunità del Garda e studiosi di ittiologia. Allo studio interventi per salvare la specie

Sos, le alborelle sono a rischio

In questo ultimo periodo, le lamentele abbastanza scontate dei pescatori, sia gardesani che trentini, con le quali vengono sottolineate le normali variazioni negative dei popolamenti ittici, senza mai accennare alle fasi positive, si sono fatte sempre più insistenti. Il problema sembra essere particolarmente grave per quel che concerne la situazione delle alborelle. In una riunione indetta da Federcoopesca, Cooperativa pescatori, Comunità del Garda, Provincia di Verona, tenutasi a Garda, è stata sottolineata e confermata la drastica rarefazione di questa specie di pesci, rarefazione che interessa in modo particolare la nostra sponda ma più in generale tutto il lago, compreso il settore trentino che di questa specie è sempre stato assai ricco. Per questo motivo, oltre che all’ittiologo della Provincia di Verona, Ivano Confortini, abbiamo chiesto un’opinione in merito al noto ittiologo ed idrobiologo Alvise Vittori, che per molti anni ha diretto la stazione idrobiologica di San Michele all’Adige e quella di Riva, occupandosi in prima persona delle problematiche ambientali e della gestione dell’ittiofauna. «Fin da quando mi occupavo direttamente della biologia del Garda», ha detto Vittori, « certi mutamenti non mi erano sfuggiti, ed avevo stilato una serie di considerazioni sulle principali varianti notate quali possibili concause nella diminuzione dei pesci identificando quattro punto fondamentali». Al primo posto , secondo Vittori, occorre mettere la variazione artificiale della superficie. «Se avviene una diminuzione di livello nel momento della riproduzione o con le uova già fecondate e deposte», ha detto l’ittiologo trentino ,«il prodotto è perduto. In questo caso, alla perdita diretta della generazione, si assomma la messa in secca di chilometri di superficie fertile con conseguente rarefazione del nutrimento per i neonati». Vittori ha sottolineato inoltre, come seconda possibile causa della diminuzione delle alborelle, la mancanza della coltivazione e del rispetto delle zone di riproduzione (letti di frega). «Per ovviare a questo inconveniente», riferisce sempre Vittori , «a suo tempo avevo contattato alcuni amministratori pubblici, suggerendo loro di proteggere le spiagge, dove le alborelle andavano a riprodursi, con dei cartelli in diverse lingue sui quali fossero chiaramente spiegate le motivazioni che suggerivano di non entrare nell’acqua antistante nei mesi di maggio e giugno, per evitare di disturbare la riproduzione, convinto che i turisti avrebbero, non solo rispettato, ma anche apprezzato il suggerimento; se poi, con i mezzi oggi a disposizione, si fosse fatta un poco di pulizia spazzando i letti di frega per qualche centinaio di metri, come avveniva un tempo, con il badile o con l’aratro, le probabilità che l’intervento fosse nettamente migliorativo sarebbero sensibilmente aumentate». Nella ricerca di tutte le possibili concause del malessere denunciato, una delle varianti di notevole entità, consolidatasi sul bacino gardesano in questi ultimi vent’anni, è stato poi l’ abnorme aumento degli uccelli, ed in particolare degli Anatidi e dei Cormorani. «Una valutazione certa e seria di quanto questo evento possa pesare nell’equilibrio trofico del lago, travalica la mia conoscenza scientifica» ammette Vittori, «tuttavia mi fa ricordare che già negli anni Cinquanta mentre ancora studente stavo lavorando alla tesi in una pescicoltura in una vasca avevo immesso duecentomila avannotti di trota sui quali intendevo sperimentare una alimentazione particolare; notavo che i pesciolini, di giorno in giorno, si diradavano e verificai che molti pesciolini erano andati a finire nel gozzo di una bellissima anatra mandarina. Cosicché, contati più di cento pesciolini semidigeriti, anche il proprietario si convinse che certi connubi in natura erano quanto mai difficili da mantenere». Ultimo fattore possibile, ma ancora tutto da verificare, in merito alla carenza di alborelle, per Vittori potrebbe essere rappresentato dall’aumento sensibile dello ione cloro, presente soprattutto nelle acque che convogliano a lago scarichi domestici. «Sembra che negli ultimi tempi », dice infatti Vittori , «la pratica di sterilizzare i bacteri delle fogne con cloro e suoi derivati sia sensibilmente aumentata. Se così fosse, il cercare ulteriori motivazioni alla drastica diminuzione delle alborelle e degli altri pesci, sarebbe una mera perdita di tempo» Sulla stessa linea si trova anche Ivano Confortini, ittiologo dell’amministrazione provinciale di Verona. «I dati di pescato di alborella», riporta infatti Confortini , «confermano una situazione difficile della specie, a tal punto da rendere assolutamente necessario incisivi interventi gestionali, già a partire dalla prossima primavera, con l’arrivo della riproduzione. Fondamentale è comunque riuscire a capire quali sono le cause di questo decremento, tra l’altro già rilevato in altri laghi prealpini lombardi, tra cui il Maggiore e quello di Como, dove si è già intervenuto con qualche successo. Proprio da loro potremo avere qualche indicazione su come intervenire».

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