venerdì, Aprile 19, 2024
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L’esperta della Forestale: «Evitate di portare i bimbi al parco, nei boschi e sui sentieri di montagna». I bruchi neri infestano i pini del Baldo e della Lessinia. Consigli per difendersi

Sos, processionaria all’attacco

Pinete del Baldo e della Lessinia off limits a causa della processionaria che vi imperversa: i bruchi bruni e neri già sono fuori e in processione perpetua. Per evitare che i peli urticanti di questo lepidottero causino pruriti ed allergie, non bisogna passeggiare sui sentieri e sui percorsi della salute né indugiare nei parchi gioco che si snodano tra i pini, pianta prediletta da questo insetto, il cui nome scientifico è Traumatocampa pityocampa. Ne è infestata la Pineta Sperane a San Zeno di Montagna dove in questi giorni, dai tantissimi nidi cotonosi visibili sui rami più esterni delle piante, le larve sono uscite e, come se fosse piena primavera, hanno iniziato le loro processioni.Il centralino del Servizio forestale regionale è bollente: molti cittadini vogliono sapere perché questo lepidottero decespugliatore, che sta facendo manbassa degli aghi delle conifere di cui va ghiotto, non viene eliminato. «Il problema non è di soluzione immediata e quanto all’aspetto sanitario non è di nostra stretta competenza», premette Gabriella Rivaben responsabile dell’Ufficio attività silvo pastorali. «Noi abbiamo a disposizione un finanziamento annuale di 40mila euro», spiega, «a cui quest’anno si è aggiunto un supplemento di 30mila, destinato però a fronteggiare problemi fitosanitari in genere e quindi non solo quello della processionaria, un lepidottero che, tra l’altro, causa una fitopatologia che non è ritenuta grave perché non porta la pianta alla morte», continua l’esperta. «Come forestali i nostri finanziamenti mirano alla salvaguardia della salute dei boschi, ma per questo problema servirebbero ulteriori finanziamenti mirati a salvaguardare la salute pubblica».Non che con questo non si sia fatto nulla: «Non essendo autorizzati a fare interventi con l’elicottero, nei mesi scorsi abbiamo provevduto con un trattamento da terra», fa sapere, «utilizzando i mezzi del nostro settore anti incendio boschivo (aib), diretto dal responsabile Massimo Bacchini, abbiamo lanciato ai bordi delle pinete infestate un insetticida batteriologico». L’esperimento ha dato pochi frutti, spruzzare in continuazione insetticidi non risolverebbe il problema. «Non essendo il pino nero una pianta autoctona, abbiamo preferito fare interventi di diradamento per favorire la crescita di alberi più consoni all’ambiente», precisa la Rivaben, «ma nella provincia di Verona abbiamo circa 1800 ettari di pineta per cui è impensabile intervenire dappertutto, tanto più in questo momento in cui la processionaria è esplosa e la sta facendo da padrona». Non vale nemmeno la pena fare una mappatura: «In Lessinia e sul Baldo, dovunque c’è pineta, c’è processionaria», allarga le braccia, «in collaborazione con l’Università di Padova stiamo comunque facendo un censimento per capire il perché di quest’esplosione che quest’anno è stata massiccia e, contrariamente a quanto molti presumono, non sarebbe dovuta solo al generale aumento di temperature».Che fare allora? «Ripeto che il problema è sanitario, ma non grave», sottolinea Rivaben, «in genere la maggior parte delle persone può accusare pruriti, mentre alcuni individui possono scoprire di essere allergici e accusare forti disagi a carico di mucose, naso, gola, pelle: in questi casi è necessario ricorrere alle cure del medico». Poi, aggiunge: «Da parte nostra consigliamo vivamente, soprattutto in questo periodo in cui i bruchi sono in giro, di non frequentare le pinete o, altrimenti, di farlo proteggendo il corpo con camicie e pantaloni a maniche lunghe, calzettoni a polpaccio evitando di toccare la vegetazione e il terreno».A Pineta Sperare ci sono tante giostre e altalene, che in queste giornate di sole attirano i bimbi: «È meglio tenerli lontani dai popolamenti infestati», raccomanda, «mentre chi ha già rilevato sintomi allergici deve evitare i boschi. Purtroppo in questo momento non possiamo fare altro, dobbiamo attendere che i bruchi s’interrino». Di solito è verso maggio, ma potrebbe accadere prima viste le temperature primaverili. Poi chiude: «Se avessimo maggiori finanziamenti potremmo fare di più, ma dobbiamo in ogni modo ricordare che anche i nostri operai, cinque squadre in Lessinia e due sul Baldo, vanno tutelati da questo problema: in questo momento non si lavora nel bosco».Poco potrebbero fare anche Comuni e Comunità montana del Baldo: «Sicuramente quest’anno il problema è molto evidente», commenta Cipriano Castellani presidente comunitario, «a Pineta Sperane è però in corso una riconversione del bosco, un piano di assestamento boschivo che prevede il ritorno delle piante autoctone avendo il pino nero esaurito la sua funzione di imbonitore del terreno. Il pino nero ha cioè creato quell’humus che favorirà lo sviluppo di rovere, roverella, carpino e frassino, le piante autoctone che prima, su un terreno di sassi e rocce, non sarebbero potute crescere».

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