Pomeriggio di esercitazione con squadre interne, tecnici e volontari facendo base a San Michele. Carrelli mobili e calate dalla cabina per sperimentare lo sgombero
Sospesi in funivia, per prova
Quando la sicurezza è appesa al filo di una funivia possente come quella che collega Malcesine al Monte Baldo, che arriva a trasportare in un giorno oltre 3.500 persone, le regole di salvataggio previste dal piano di soccorso vanno applicate in automatico, senza esitazione e ben coordinati. Lo sa bene il personale della funivia che ha dedicato un pomeriggio, con la squadra di supporto esterno formata da protezione civile comunale di Malcesine e soccorso alpino di Ala- Avio, a un’acrobatica esercitazione di prove di soccorso, a cui hanno partecipato anche vigili del fuoco e soccorso alpino di Verona.L’atmosfera non poteva essere più adatta: non c’era un filo di sole, cumuli di nubi grigie rendevano pressoché totale la mancanza di visibilità, a San Michele pioveva, faceva freddo. Insomma, il clima era perfetto per testare i due principali dispositivi di soccorso, quello con carrello e quello con calata, previsti nell’eventualità che questa funivia (bifune e «a va e vieni») improvvisamente si arresti. Da quando l’attuale funivia esiste, ossia dal luglio 2002 (quella precedente dal 1962), nulla di simile è mai accaduto, ma un blocco della vettura potrebbe verificarsi sia nel primo tratto, che dal paese sale a quota 572 San Michele, sia nel secondo che da qui arriva a Tratto Spino, a quota 1.760.Su questa ipotesi è stata impostata l’esercitazione, che la legge prescrive venga ripetuta ogni sei mesi e quest’anno è coincisa con la revisione dell’impianto, che si fa ogni cinque anni. L’operazione, condotta dal caposervizio Raffaello Caramelli e organizzata dal direttore di esercizio, ingegner Mario Pedrotti, è scattata alle 17, ora in cui la funivia è stata chiusa in anticipo proprio per consentire assoluta libertà di movimento.Quando gli ultimi passeggeri sono scesi a valle i volontari di supporto e il personale della funivia si sono radunati a San Michele e hanno personalmente testato i due principali sistemi di soccorso, che prevedono l’evacuazione in sicurezza dei passeggeri dalla vettura.«Sono l’estrema ratio, precisa Pedrotti, «prima di essere costretti a far scendere le persone, infatti, si azionano i sistemi indipendenti di recupero che consentono di continuare l’esercizio della funivia a velocità ridotta o comunque di riportare le cabine in stazione».In ogni caso, come prevede il piano, si procede e i componenti della squadra di soccorso si preparano. L’obiettivo è di raggiungere con mezzi alternativi la cabina, che viene lasciata sospesa sul canalone, dove si simula possano essere restati intrappolati fino a 80 passeggeri. «Montiamo un carrello sulle funi portanti regolando la lunghezza di sospensione in base al punto in cui la vettura è bloccata e mediante paranchi elettrici il carrello la raggiunge», spiega Pedrotti. Il carrello non è altro che un grande cesto con pedana che affianca dolcemente la vettura, dando modo a otto persone per volta di salirvi ed essere lentamente trasportate a valle. E infatti l’operazione procede senza intoppi.Questo salvataggio, che si fa di preferenza nel secondo tronco, non è però previsto nel primo tratto della funivia, dove il regolamento di esercizio contempla solo l’evacuazione mediante calata. Ogni passeggero viene imbracato e fatto scendere a velocità controllata, mentre una squadra di soccorso opera a terra pronta ad accoglierlo. Tutto il personale si cimenta: «È un’esercitazione che facciamo periodicamente», dice Pedrotti, che continua: «La normativa prevede che l’onere di evacuazione degli impianti spetti alla società esercente, sia per quanto riguarda i mezzi sia per quanto riguarda il personale, ma ciò non esclude forme di collaborazione. Infatti noi operiamo con la protezione civile comunale di Malcesine, i vigili del fuoco di Verona, il soccorso alpino». Il blocco venerdì era al completo e ciascuno ha dimostrato di saper perfettamente come muoversi per portare in salvo tutti. «Abbiamo previsto anche la presenza a bordo di persone con disabilità e di bambini», fa sapere Pedrotti. «In questi casi il regolamento ha tenuto conto di precauzioni particolari. Per la notte, o comunque quando c’è buio, siamo inoltre dotati di fari potenti che illuminano la linea permettendoci agibilità di movimento nell’oscurità».