Pomeriggio di esercitazione con squadre interne, tecnici e volontari facendo base a San Michele. Carrelli mobili e calate dalla cabina per sperimentare lo sgombero

Sospesi in funivia, per prova

06/04/2007 in Attualità
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Di Luca Delpozzo
Barbara Bertasi

Quan­do la sicurez­za è appe­sa al filo di una funi­via pos­sente come quel­la che col­le­ga Mal­ce­sine al Monte Bal­do, che arri­va a trasportare in un giorno oltre 3.500 per­sone, le regole di sal­vatag­gio pre­viste dal piano di soc­cor­so van­no appli­cate in auto­mati­co, sen­za esi­tazione e ben coor­di­nati. Lo sa bene il per­son­ale del­la funi­via che ha ded­i­ca­to un pomerig­gio, con la squadra di sup­por­to ester­no for­ma­ta da comu­nale di Mal­ce­sine e soc­cor­so alpino di Ala- Avio, a un’acrobatica eserci­tazione di prove di soc­cor­so, a cui han­no parte­ci­pa­to anche vig­ili del fuo­co e soc­cor­so alpino di Verona.L’atmosfera non pote­va essere più adat­ta: non c’era un filo di sole, cumuli di nubi grigie ren­de­vano pres­soché totale la man­can­za di vis­i­bil­ità, a San Michele piove­va, face­va fred­do. Insom­ma, il cli­ma era per­fet­to per testare i due prin­ci­pali dis­pos­i­tivi di soc­cor­so, quel­lo con car­rel­lo e quel­lo con cala­ta, pre­visti nell’eventualità che ques­ta funi­via (bifu­ne e «a va e vieni») improvvisa­mente si arresti. Da quan­do l’attuale funi­via esiste, ossia dal luglio 2002 (quel­la prece­dente dal 1962), nul­la di sim­i­le è mai accadu­to, ma un bloc­co del­la vet­tura potrebbe ver­i­fi­car­si sia nel pri­mo trat­to, che dal paese sale a quo­ta 572 San Michele, sia nel sec­on­do che da qui arri­va a Trat­to Spino, a quo­ta 1.760.Su ques­ta ipote­si è sta­ta imposta­ta l’esercitazione, che la legge pre­scrive ven­ga ripetu­ta ogni sei mesi e quest’anno è coin­cisa con la revi­sione dell’impianto, che si fa ogni cinque anni. L’operazione, con­dot­ta dal caposervizio Raf­fael­lo Caramel­li e orga­niz­za­ta dal diret­tore di eser­cizio, ingeg­n­er Mario Pedrot­ti, è scat­ta­ta alle 17, ora in cui la funi­via è sta­ta chiusa in anticipo pro­prio per con­sen­tire asso­lu­ta lib­ertà di movimento.Quando gli ulti­mi passeg­geri sono sce­si a valle i volon­tari di sup­por­to e il per­son­ale del­la funi­via si sono radunati a San Michele e han­no per­sonal­mente tes­ta­to i due prin­ci­pali sis­te­mi di soc­cor­so, che preve­dono l’evacuazione in sicurez­za dei passeg­geri dal­la vettura.«Sono l’estrema ratio, pre­cisa Pedrot­ti, «pri­ma di essere costret­ti a far scen­dere le per­sone, infat­ti, si azio­nano i sis­te­mi indipen­den­ti di recu­pero che con­sentono di con­tin­uare l’esercizio del­la funi­via a veloc­ità ridot­ta o comunque di riportare le cab­ine in stazione».In ogni caso, come prevede il piano, si pro­cede e i com­po­nen­ti del­la squadra di soc­cor­so si prepara­no. L’obiettivo è di rag­giun­gere con mezzi alter­na­tivi la cab­i­na, che viene las­ci­a­ta sospe­sa sul canalone, dove si sim­u­la pos­sano essere resta­ti intrap­po­lati fino a 80 passeg­geri. «Mon­ti­amo un car­rel­lo sulle funi por­tan­ti regolan­do la lunghez­za di sospen­sione in base al pun­to in cui la vet­tura è bloc­ca­ta e medi­ante paranchi elet­tri­ci il car­rel­lo la rag­giunge», spie­ga Pedrot­ti. Il car­rel­lo non è altro che un grande ces­to con pedana che affi­an­ca dol­cemente la vet­tura, dan­do modo a otto per­sone per vol­ta di salirvi ed essere lenta­mente trasportate a valle. E infat­ti l’operazione pro­cede sen­za intoppi.Questo sal­vatag­gio, che si fa di pref­eren­za nel sec­on­do tron­co, non è però pre­vis­to nel pri­mo trat­to del­la funi­via, dove il rego­la­men­to di eser­cizio con­tem­pla solo l’evacuazione medi­ante cala­ta. Ogni passeg­gero viene imbra­ca­to e fat­to scen­dere a veloc­ità con­trol­la­ta, men­tre una squadra di soc­cor­so opera a ter­ra pronta ad accoglier­lo. Tut­to il per­son­ale si cimen­ta: «È un’esercitazione che fac­ciamo peri­odica­mente», dice Pedrot­ti, che con­tin­ua: «La nor­ma­ti­va prevede che l’onere di evac­uazione degli impianti spet­ti alla soci­età eser­cente, sia per quan­to riguar­da i mezzi sia per quan­to riguar­da il per­son­ale, ma ciò non esclude forme di col­lab­o­razione. Infat­ti noi ope­ri­amo con la pro­tezione civile comu­nale di Mal­ce­sine, i vig­ili del fuo­co di Verona, il soc­cor­so alpino». Il bloc­co ven­erdì era al com­ple­to e cias­cuno ha dimostra­to di saper per­fet­ta­mente come muover­si per portare in sal­vo tut­ti. «Abbi­amo pre­vis­to anche la pre­sen­za a bor­do di per­sone con dis­abil­ità e di bam­bi­ni», fa sapere Pedrot­ti. «In questi casi il rego­la­men­to ha tenu­to con­to di pre­cauzioni par­ti­co­lari. Per la notte, o comunque quan­do c’è buio, siamo inoltre dotati di fari poten­ti che illu­mi­nano la lin­ea per­me­t­ten­do­ci agi­bil­ità di movi­men­to nell’oscurità».

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