Il singolare connubio in un oleificio di Lazise dove i fratelli Veronesi confezionano i prodotti tra musica e pareti piene di dischi e copertine degli anni Cinquanta, rigorosamente dedicati alla classica, lirica, cameristica e operetta

Spremere le olive con la voce della Callas

04/02/2003 in Attualità
A Lazise
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Di Luca Delpozzo
Sergio Bazerla

Entrare in un oleifi­cio e ritrovar­si per incan­to, fra l’odore sopraf­fi­no dell’olio d’oliva appe­na rac­colto sot­to le macine di pietra, in una sor­ta di «dis­cote­ca» inusuale, diver­sa, di tem­pi pas­sati, di musi­ca e can­to di lir­i­ca e di operetta. Al muro, fino al sof­fit­to, appese in bel­la mostra, le cosidette «buste» di car­ton­ci­no che con­tenevano i più bei 33 giri del dopoguer­ra, degli anni Cinquan­ta, del­la Rca e del­la Voce del Padrone. Una rac­col­ta di dis­chi, sud­di­visi fra musi­ca clas­si­ca, da cam­era, lir­i­ca, ed operetta. E qui, in questo luo­go soave, dagli odori e dai sapori uni­ci, aut­en­ti­ci, i più recon­di­ti ed antichi del­la spon­da veronese del lago di Gar­da, la famiglia Verone­si, orig­i­nar­ia dell’alto lago, pre­cisa­mente di Bren­zone, rac­coglie, pigia, spreme le più belle e più saporose olive del lago di Gar­da, per farne, poi, con una cura uni­ca, come uni­ci sono i loro pro­dut­tori, un olio sopraf­fi­no e vera­mente di grande qual­ità. Musi­ca e olio d’oliva, un con­nu­bio stra­no, inusuale, ma che si sposa con l’amore per l’arte del bel can­to e con l’arte di saper fare cose antiche ed aut­en­tiche: in una paro­la di qual­ità. E la musi­ca, quel­la vera, quel­la impor­tante ed aut­en­ti­ca non man­ca mai al fran­toio dei Verone­si. Sen­za musi­ca nem­meno si lavo­ra. E’ parte del­la vita di ognuno di loro, la sig­no­ra Ebe, bolog­nese, vedo­va del capos­tip­ite Nino Verone­si, uomo deciso ed intrapren­dente che ha saputo portare avan­ti la tradizione di famiglia per il fran­toio e per il com­mer­cio dell’olio d’oliva garde­sano. La sig­no­ra Ebe è innamora­ta del­la musi­ca, dell’operetta e del­la lir­i­ca. Il suo ido­lo, da sem­pre è Ver­di. Il ritrat­to del grande mae­stro fa bel­la mostra fra le tante fotografie di un tem­po, dei più bei can­tan­ti dell’opera del pas­sato. Ma non pas­sa nem­meno inosser­va­ta la foto di Beni­amino Gigli, altro «amore» musi­cale di mam­ma Ebe. E la musi­ca piace anche alle sue due figlie. Appas­sion­a­to e amante del bel can­to anche Emanuele, l’ultimo dei figli del Nino. È colui che por­ta avan­ti l’impresa di famiglia ed è colui che fra tut­ti i com­po­nen­ti del­la famiglia è il più ecclet­ti­co. Non dis­deg­na infat­ti il can­to e nem­meno la com­me­dia ed il teatro. Più volte si è cimen­ta­to in attiv­ità teatrali ama­to­ri­ali e non dis­deg­na di cantare in pub­bli­co con una bel­la voce teno­rile. Can­ta e lavo­ra. Lavo­ra e can­ta. È il suo stile di vita. In mez­zo all’olio, alla verginità del più bel prodot­to nat­u­rale del Gar­da, la musi­ca, quel­la vera, quel­la impor­tante ben ci sta. Eccome. «Quan­do ho un min­u­to di tem­po», spie­ga Lele Verone­si — mi dedi­co anche alla polit­i­ca (è il con­sigliere del­e­ga­to alla pub­bli­ca istruzione), ma quan­do apro il cop­er­chio del­la vec­chia radio giradis­chi, quel­la a valv­ole per inten­der­ci, e ci piaz­zo su uno dei più bei 33 giri che mi ven­gono alla mano, come la div­ina Callas, allo­ra non ci sono più prob­le­mi. . Mag­a­ri lir­i­ca, lir­i­ca impor­tante, data alla Scala o all’Arena di Verona, e non per­do tem­po né con il cuore né con l’ugola. È il tem­po più ben speso»spiega Verone­si ‚« sec­on­do me. Forse sono cresci­u­to in una famiglia “musi­cale” ma al can­to ed alla musi­ca non ci rin­un­cio. Con loro fac­cio perfi­no l’olio d’oliva!». Adesso, dopo tan­ta curiosità, non res­ta che vis­itare l’oleificio per ren­der­si con­to si can­ta e si… decanta il Gar­da e le sue pre­li­batezze.

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