martedì, Marzo 19, 2024
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Studio Araldico dello stemma di Lonato del Garda – Gigli e seminato di Francia

Secondo appuntamento con Giacomo Danesi che ci guida alla scoperta del significato degli stemmi dei comuni Gardesani. In questo servizio conosciamo lo stemma di Lonato del Garda, che ha una storia parallela a quello di Bedizzole, visto nella scorsa puntata. All'inizio del ogni territorio comunale o cittadino della nostra bella Italia, appare sempre un cartello con il nome della località e lo stemma. Dubito che molti prestino attenzione alla raffigurazione di quest'ultimo, ovvero alle figure interne poste nello scudo che raccontano la storia del luogo. Nello stemma, oltre agli elementi interni, ci sono anche quelli esterni allo stesso. Essi sono la corona, che sovrasta lo stemma, e due rami fruttati che si trovano sotto lo stesso. Se si tratta dello stemma di una città la corona è turrita, formata da un cerchio d'oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero. Nello stemma di un comune, invece, la corona è formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d'argento e murato di nero. Identico, invece, è l'elemento decorativo posto sotto lo stemma, ovvero due rami, uno di quercia con ghiande e uno di alloro con bacche, fra loro decussati, ovvero incrociati, posti sotto la punta dello scudo e annodati da un nastro con i colori nazionali. La parola decusse vuole significare che i rami sono incrociati tra loro a forma di croce di Sant'Andrea. Ho fatto questa premessa, assolutamente necessaria a mio avviso, per poter identificare immediatamente se lo stemma posto sul cartello si riferisce a una città o a un comune. Ma sono gli elementi interni allo scudo che ci permettono di raccontare la storia della località. L'esempio che ora vi propongo riguarda due comuni gardesani: Lonato del Garda e Bedizzole. Lo stemma di Bedizzole, che vediamo nell'immagine in alto, è un caso molto particolare. Non porta elementi esterni e anche la forma dello scudo accartocciato è assolutamente fuori da ogni noma vigente. All'interno dello scudo, in campo rosso, si notano dei gigli posti sotto una corona rovesciata. Nel nume- ro di agosto 2010 ho potuto raccontare il perché di questa curiosità araldica, ma soprattutto ho potuto documentare come, contrariamente a quanto scritto fino a ora dagli storici, lo stemma di Bedizzole (grazie a un documento trovato nell'archivio storico del comune stesso) risalga almeno fino al 1430. Dunque, molto prima di quanto si pensasse e soprattutto con motivazioni diverse (ancora da scoprire) da come si supponeva fosse. Ora, guardando invece lo stemma della Città di Lonato del Garda (nell'immagine accanto), possiamo affermare con certezza che si tratta di “città” per la corona posta sopra lo scudo, che al suo interno ha tre gigli, concessi da Luigi Xll nel 1509. Sarà mio compito documentare prossimamente il tutto, quando potrò finalmente pubblicare la storia dei due stemmi. Ma torniamo all'elemento interno simile per entrambi gli stemmi di Lonato e di Bedizzole: i tre gigli. “Il Giglio è in araldica il più nobile di tutti i fiori”, affermava convinto Giovan Battista di Crollalanza, meglio noto come Giovanni Battista Crollalanza (Fermo 19.3.1819 – Pisa 18.3.1892), storico e conosciuto soprattutto per i suoi studi araldici e di genealogia. Con la croce, e l'aquila, il giglio è una delle figure principali e più popolari in araldica. Tra i suoi significati spiccano la speranza, attesa del bene, il candore dell'animo, la purezza, la chiara fama, ecc. Alcuni araldisti, oltre che classificarlo tra le figure naturali, considerano il giglio un simbolo mariano. Ritornando a Crollalanza, è incontestabile che il giglio, come simbolo, appare in epoche antichissime; addirittura in periodo pre-araldico. Eppure il grande araldista Gourdon de Genouillac ebbe ad affermare che “il giglio (fleur de lis) non comparve mai né come emblema, né come attributo, né come figura araldica presso i nostri re della prima e della seconda dinastia, e soltanto parecchie generazioni dopo l'avvento dei Capetingi è possibile trovarlo”. Crollalanza dimostrò, con ben 45 documenti (manoscritti, sigilli, pitture, ecc.) che il giglio faceva bella mostra di sé molto prima. Infatti, molti di questi documenti risalivano addirittura al VII secolo. Il giglio, pensate, è legato alla più antica monarchia nazionale europea: il Regno di Francia.

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