Sul Garda la nascita della Croce Rossa

27/03/2022 in Senza categoria
Di Luca Delpozzo
Giorgio Maria Cambié

Lo svizze­ro Hen­ri Dunant, davan­ti alla carn­efic­i­na del 24 giug­no a Solferi­no ebbe l’idea di cos­ti­tuire un organ­is­mo neu­trale di soc­cor­so per i fer­i­ti di guer­ra, fon­dan­do quel­la che divenne poi la Croce Rossa in Europa e la Mez­za­lu­na Rossa nell’impero ottomano

Fra le vicende faste che sono accadute nel­la regione del Gar­da, c’ è la nasci­ta del­la Croce Rossa.

La cosa avvenne qua­si per caso. Un gio­vane sig­nore svizze­ro, Hen­ri Dunant, ave­va prog­et­ta­to di met­tere a coltura una vas­ta esten­sione di ter­reno in Alge­ria, colo­nia francese, e per fare questo ave­va fonda­to, con cap­i­tale suo e di conoscen­ti, una soci­età apposi­ta del cap­i­tale di 1.000.000 di franchi. Solo che per iniziare le col­ture occor­re­va avere i dirit­ti per le acque d’ irrigazione, dirit­ti che al tem­po pote­vano essere con­ces­si solo dall’ imper­a­tore. Ma al tem­po Napoleone III – che di lui si trat­ta­va – era in Italia arreti­to dalle manovre del Cavour a dare una mano a Vit­to­rio Emanuele II nel com­bat­tere gli Aus­triaci. Il gio­van­ot­to non si scor­ag­giò e andò a cer­care l’ imper­a­tore sul cam­po. Lo rag­giunse a Solferi­no, gius­to in tem­po per pre­sen­ziare all’ immane carn­efic­i­na del­la battaglia del 24 giug­no 1859 nel­la quale rimasero mor­ti o fer­i­ti oltre 40.000 sol­dati di entram­bi gli schiera­men­ti.

Non era uomo da assis­tere pas­si­va­mente allo sface­lo: proveni­va da una famiglia calvin­ista molto reli­giosa, uman­i­taria e dedi­ta a com­pi­ti civi­ci. Era inoltre iscrit­to alla Mas­sone­r­ia. Vis­to che l’ assis­ten­za ai fer­i­ti era asso­lu­ta­mente inadegua­ta e che qua­si solo le con­ta­dine del­la zona face­vano di tut­to per medicare ed assis­tere i sof­fer­en­ti, egli cer­cò di orga­niz­zare un cen­tro di rac­col­ta dei fer­i­ti a Cas­tiglione delle Stiviere, sis­te­man­doli in case pri­vate e persi­no nelle chiese e rius­cen­do così a con­cen­trare il poco aiu­to medico ed infer­mieris­ti­co disponi­bile e ad assis­tere un mag­gior numero di per­sone.

Fu davan­ti a questo mas­sacro che gli venne l’ idea che portò avan­ti per il resto del­la sua vita, sac­ri­f­i­can­do anche i pro­pri inter­es­si per­son­ali alla causa del­la real­iz­zazione di quel­la che diver­rà poi la Croce Rossa in Europa e la Mez­za­lu­na Rossa nell’ impero ottomano. “ N’ aurait il pas moyen, pen­dant une époque de paix et de tran­quil­lité, de con­stituer de soci­etés de sec­ours dont le bout seraitde faire don­ner de soins aux blessés en temps de guerre par des volon­taires zéles, devoués et bien qual­i­fiés pour une pareille oeu­vre? (Non ci sarebbe mez­zo, in un’ epoca di pace e di tran­quil­lità, di cos­ti­tuire delle soci­età di soc­cor­so il cui scopo sarebbe di far dare cure ai fer­i­ti in tem­po di guer­ra da parte di volon­tari impeg­nati, ded­i­cati e ben qual­i­fi­cati per una tale opera?).” Il suo libro Sou­venir de Solféri­no (ricor­do di Soferi­no) in cui rac­coglie le sue impres­sioni sul mas­sacro ebbe molto suc­ces­so in Europa e rac­colse l’ approvazione di vasti strati di opin­ione.

Dunant dedicò quin­di ogni suo sfor­zo alla cos­ti­tuzione di un organ­is­mo che real­iz­zasse le sue idee. Il 22 agos­to 1864 dod­i­ci nazioni fir­marono un trat­ta­to, comune­mente conosci­u­to come la Con­ven­zione di Ginevra, con­cor­dan­do la neu­tral­ità del per­son­ale san­i­tario, il per­me­t­tere le for­ni­ture di mate­ri­ale per il loro uso e l’ adozione di uno spe­ciale dis­tin­ti­vo iden­ti­fica­ti­vo — qua­si sem­pre una croce rossa in cam­po bian­co. La Croce Rossa come oggi la conos­ci­amo era nata.

Ded­i­can­do tut­to il suo tem­po al prog­et­to filantrop­i­co e trascu­ran­do i suoi inter­es­si eco­nomi­ci – tra l’ altro non ottenne i dirit­ti di acqua — la sua soci­età alge­ri­na nel 1867 fal­lì. Il fal­li­men­to, oltre ad inimi­car­gli molti ami­ci che ave­vano cre­du­to in lui, era a quei tem­pi a Ginevra un’ onta incan­cella­bile e Dunant let­teral­mente sparì dal­la cir­co­lazione, viven­do mis­era­mente e paten­do la fame. Nel 1890 il mae­stro di un paesino, Hei­den, lo riconobbe e comu­nicò al mon­do che Dunant era anco­ra vivo. Sic­come era mala­to, egli venne ricov­er­a­to nel­la stan­za n. 12 del locale ospizio. Ma il resto del mon­do pian piano si ricordò di ciò che egli ave­va fat­to. Com­in­cia­rono a pio­vere su di lui onori. Nel 1901 gli venne con­fer­i­to il pri­mo pre­mio Nobel che sia sta­to asseg­na­to. Tut­tavia non si avvalse degli onori di cui era fat­to ogget­to. Non volle mai las­cia­re la stan­za n. 12 ed ivi morì nel 1910. Non ave­va usato il denaro che gli era sta­to dato coi pre­mi. Las­ciò in ered­ità delle somme a chi lo ave­va assis­ti­to, all’ ospizio di Hei­den ed a opere car­i­tat­evoli in Svezia e in Norve­g­ia.

Nel 1959, nel cen­te­nario del­la battaglia di Solferi­no, venne eret­to alla Croce Rossa un mon­u­men­to sul­la col­li­na sovras­ta­ta dal­la torre chiamata“la spia d’ Italia” che era un pos­to di osser­vazione durante la battaglia, ed ogni Paese parte­ci­pante alla Croce Rossa inviò una pietra del­la pro­pria ter­ra per costru­ire il mon­u­men­to. L’ idea di Hen­ri Dunant (Non ci darebbe mez­zo…) vi è incisa su un mas­so a perenne ricor­do di come da una trage­dia sia sca­tu­ri­ta per intu­izione del Dunant un’ inizia­ti­va che tan­to bene avrebbe fat­to il sec­o­lo suc­ces­si­vo.

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