Sulle mense lombarde sarà imbandito per tutta l’estate il re tartufo, grazie alla Regione che ha autorizzato da giugno a settembre la coglitura del Tuber Aestivum, il miceto estivo. Il quantitativo giornaliero pro capite di raccolta del fungo ipogeo (sotterraneo) non può superare il chilo, a meno che un solo tartufo non ne oltrepassi il peso. Le norme che disciplinano la raccolta in Lombardia sono state approvate dalla giunta regionale su proposta della vicepresidente e assessore all’Agricoltura, Viviana Beccalossi. Il calendario del Tuber Aestivum è differenziato, oltreché per le province di Brescia e Pavia, per quella di Mantova con qualche distinguo. La zona bresciana particolarmente vocata alla produzione dell’eccellente miceto abbraccia le colline moreniche del Garda e l’entroterra di Gargnano, la Val Tenesi, la Valle Sabbia, specie il suo territorio collinare e montano. In ogni luogo è stata accertata la presenza di tutte le nove specie, in particolare dell’inarrivabile Tartufo Bianco (Tuber Magnatum) e del Tartufo Nero (Tuber Melanosporum), la cui raccolta inizia sotto Natale. Nel vernacolo lombardo il tartufo è detto «trifola», e con questo nome è citato da Plinio il Vecchio (23-79 dopo Cristo) nella sua «Naturalis Historia». Si afferma che i romani fossero ghiotti di tartufi, tanto che Giovenale e Apicio ne decantarono più volte le virtù di aroma e gusto; e come «propiziatore» dell’amore: una sorta di Viagra avanti lettera.