martedì, Aprile 23, 2024
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Torna in primo piano il nodo del tracciato dell’Alta velocità ferroviaria. Montresor: «Non siamo contro il progetto, ma c’è un’alternativa meno costosa»»

Tav? «Sì, ma non tra i vigneti»

Circa 800 ettari di aree coltivate a vigneto che dovrebbero diventare 1000 nel giro di un anno, un anno e mezzo; il tutto pari ora a un fatturato di 50 milioni di euro per otto milioni di bottiglie di Lugana doc prodotte che, col possibile aumento della superficie, potrebbero raggiungere i 10 milioni. È la fotografia della realtà economica rappresentata dal vino Lugana prodotto da circa 55 aziende, tra piccole medie e grandi, che fanno capo all’omonimo consorzio di tutela. Che oggi si sta muovendo per far sentire la sua voce e il suo «no» al passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità su questo territorio, con «conseguente distruzione di una quota importante di produzione del Lugana». In sintesi: «L’alternativa è un cambio di tracciato».«Noi non ci opponiamo all’alta velocità in quanto tale né tantomeno alla sua realizzazione come segno di una progettualità strategica che guarda al futuro non solo del nostro Paese ma anche dell’Europa», spiega il presidente del consorzio Francesco Montresor. «Ciò che chiediamo è che si prenda in considerazione una modifica del disegno attuale che, così com’é, devasterebbe completamente quest’area: lo farebbe per i dieci anni previsti di un cantiere, talmente pesante in termini di movimento mezzi, polveri e rumori che avrebbe ricadute negative sul turismo. E lo farebbe una volta terminati i lavori», sottolinea Montresor, «perché perderemmo non meno del 20 per cento di una produzione che significa non solo tutela e valorizzazione del territorio ma anche una realtà economica importante per questa zona».Il presidente ribadisce: «Non chiediamo di non fare la nuova ferrovia ma di tutelare questo patrimonio ambientale, culturale ed economico. Qui non si tratta di fare chissà quale politica ma solo di avere il buon senso di salvaguardare un territorio e un’economia che hanno 2000 anni di storia. Vogliamo che l’anfiteatro morenico venga rispettato e considerato patrimonio indisponibile all’alta velocità, così com’è disegnata. Anche perché l’alternativa c’è», sottolinea Montresor, «e ha il pregio non solo di salvaguardare questo territorio ma anche di costare almeno dieci volte meno rispetto a quanto pensato dalle Ferrovie dello Stato: senza intaccare l’idea del progetto è sufficiente ricorrere alla cosiddetta “corda molle” ovvero: una volta fuori da Montichiari, in provincia di Brescia, far proseguire il tracciato diritto sino a Verona senza invadere il teatro morenico. A suo tempo quest’area è già stata tagliata e ferita dall’autostrada; non sta scritto da nessuna parte che debba succedere ancora con la ferrovia. Il treno deve passare ma lo può fare dove, prima di tutto, costa dieci volte di meno e non sacrifica un’economia fortunata e di qualità».Una qualità ben attestata anche oltre frontiera: il 50 per cento del Lugana è venduto all’estero. La Germania è il mercato di riferimento europeo, con un forte incremento, negli ultimi tempi, dei Paesi dell’Est, primo fra tutti la Russia. «Ma il nostro vino piace ovunque. Per questo insistiamo sul fatto che, soprattutto in momenti difficili come questo, non si può pensare di distruggere o indebolire un settore che funziona. In questo senso», conclude Montresor, «il Consorzio non abbandonerà l’impegno preso e, insieme ad altri enti ed associazioni, porterà avanti la sua ferma opposizione per impedire che la nuova infrastruttura devasti questa zona e la sua ricchezza ambientale, storica ed economica».

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