mercoledì, Aprile 24, 2024
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Riunione tra Ags, Provincia e sindaci del Garda per separare con un piano unico le acque bianche dalle nere. Una commissione dell’Azienda servizi farà la mappa delle reti fognarie comunali

Tecnici al lavoro per risanare il lago

Il collettore sublacuale del Garda è arrivato al punto di non ritorno: rischia di scoppiare, ovvero di sversare ripetutamente a lago se non si interviene al più presto con un progetto unico di pronta emergenza. In pratica, tutti i Comuni della riviera veronese, bresciana e trentina dovranno procedere ad una completa revisione degli impianti fognari. Lo faranno coordinati e supportati da una commissione di tecnici dell’Ags (Azienda Gardesana Servizi, ente gestore dell’impianto) che, per capire come separare al cento per cento acque scure da acque chiare, realizzerà una vera e propria mappa dell’intero sistema fognario gardesano. Il piano di lavoro comune è stato concordato martedì all’Ags, a Peschiera, in un incontro tra amministratori della costa veronese, presidente della Provincia Aleardo Merlin, presidente della Ags Vittorino Zanetti e direttore, sempre dell’Azienda servizi, Eugenio Azzali. Durante la riunione è stato fatto un importante passo verso la definizione di quell’Ambito territoriale ottimale (Ato) che per sua natura si addice al Garda. Dopo le ultime analisi, che hanno evidenziato ripetuti sforamenti dei parametri microbiologici, la situazione è infatti parsa critica. Sono ormai anni che il collettore ha problemi e che biologi ed ambientalisti ripetono che è sovraccaricato. L’ultimo monito è arrivato da Giorgio Franzini, responsabile a Verona dell’ufficio lago di Garda dell’Arpav (Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto). Proprio Franzini spiega: «Tra le fonti di inquinamento possono esserci perdite delle condotte e dalla stazione di pompaggio del collettore, rotture del sistema fognario e conseguente sversamento a lago, immissioni di acque scure nel sistema delle condotte pluviali». Quindi punta il dito: «In questo momento urge che i Comuni svincolino le acque scure dalle chiare per ridurre gli sversamenti». Molte tra le amministrazioni locali starebbero già procedendo in questa direzione, ma è molto ciò che resta da fare. «A Peschiera il 75 per cento del reticolo fognario separa acque bianche da acque nere», commenta il sindaco Bruno Dalla Pellegrina, «ora dovremo attuare una separazione completa. Così dovranno fare anche Malcesine, Brenzone, Torri, Garda, Bardolino, Lazise, Costermano, Castelnuovo e pure i Comuni bresciani e trentini. Il collettore e il depuratore non possono sopportare un carico superiore a quello derivante da una popolazione di 330mila abitanti. Ora siamo al limite: la popolazione è aumentata e d’estate arriviamo proprio ad una concentrazione di 330mila presenze. L’impianto è al limite della saturazione». E le tracimazioni sono inevitabili quando, come quest’anno, le precipitazioni sono forti. Così, martedì, si è ipotizzato un piano di intervento unico. «Come prima mossa sarà una commissione dell’Ags ad individuare, con il supporto degli uffici tecnici comunali, i punti della rete fognaria in cui acque bianche e nere confluiscono», spiega Dalla Pellegrina, «ma sarà un tecnico dell’Ags a fare i rilievi e a realizzare la mappatura precisa delle tubazioni». «Bisogna procedere ad una completa separazione delle acque bianche da quelle nere», sottolinea a sua volta Aleardo Merlin, presidente della Provincia, «l’evoluzione meteorologica di questi anni, con precipitazioni continue, rende il lavoro necessario. Trattasi di razionalizzazione del ciclo integrato delle acque che per il Garda va fatta considerando le tre provincie di Verona, Trento e Brescia». «Una legge del Veneto», prosegue il presidente della Provincia, «prevede che possa essere considerato Autorità d’ambito. Non esistendo leggi omogenee in Trentino e Lombardia, in un incontro con i presidenti delle Province di Trento e Brescia si è convenuto che è il momento di considerare il Garda come unico bacino, inclusa la gestione del reticolo fognario». Dalla commissione dell’Ags scaturirà un progetto che sarà poi presentato all’assemblea dei sindaci che valuteranno come agire. «Si parla di un investimento di centinaia di milioni di euro», nota Dalla Pellegrina, «e ci vorrà qualche anno prima di arrivare ad una situazione ideale. Ma allora, con un un carico minore, il collettore avrebbe bisogno di interventi minimi».

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