Un imprenditore altoatesino ha restaurato l'antica imbarcazione a vela, l'amministrazione l'ha convinto a portarla a Riva. Rimesso a nuovo con 800mila euro, stazionerà nel porto Catena

Tra nostalgia e turismo torna il bragozzo

14/03/2003 in Attualità
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Di Luca Delpozzo

Dopo lunghi decen­ni di assen­za e una deca­den­za che sem­bra­va irre­versibile, la “Sio­ra Veron­i­ca” farà un ritorno da vera star a Riva del Gar­da. La “Sio­ra” in ques­tione è un anti­co “bragoz­zo” — la tipi­ca imbar­cazione a vela usa­ta per il trasporto delle mer­ci sul lago e ritrat­ta in innu­merevoli foto e stampe d’e­poca — che, dopo un lun­go e cos­toso restau­ro volu­to da un impren­di­tore altoatesino, ver­rà ormeg­gia­to alla banchi­na di por­to Cate­na già all’inizio del prossi­mo mese di mag­gio. Non sarà più “umile” bar­ca da lavoro (allo­ra si chia­ma solo “Veron­i­ca”), ma splen­di­do mez­zo per chi­unque vor­rà gustare l’an­ti­co sapore del­la a vela: a Riva par­ti­ran­no e si con­clud­er­an­no lunghe gite di un giorno nei vari por­ti del Benaco.Costruita a Peschiera nel 1926, lun­ga 18 metri, dota­ta di due alberi alti 28 metri (si trat­ta di due fusti di larice acquis­ta­ti in Olan­da) e con cir­ca 200 metri quadri di vele, la golet­ta sarà “l’at­trice” ide­ale su quel “pal­cosceni­co” che è il nuo­vo por­to Cate­na, real­iz­za­to nel 1998 su dis­eg­no del­l’ar­chitet­to Win­kler, il quale ave­va pen­sato pro­prio all’an­ti­co por­to immor­ta­la­to in tante immag­i­ni di inizio sec­o­lo e sem­pre pieno di barche dalle gran­di vele. I «bragozzi», appun­to, di cui, sul Gar­da, riman­gono solo due esem­plari: uno a e, da mag­gio, la Sio­ra Veron­i­ca. Come accade spes­so in questi casi, il suo ritorno è frut­to di una serie di for­tu­nate coin­ci­den­ze. Da tem­po, l’am­min­is­trazione — nel­la per­sona del­l’asses­sore Mar­co Tanas — ave­va espres­so la volon­tà di ricreare “la car­toli­na tipi­ca” di Riva, ma per far­lo occor­re­va trovare un bragoz­zo. Per avere aiu­to nel­la ricer­ca, alla fine del­lo scor­so anno, Tanas s’era riv­olto agli “Ami­ci del­la Tir­lin­dana”, asso­ci­azione pre­siedu­ta da Alber­to Rania e impeg­na­ta nel recu­pero e nel­la val­oriz­zazione delle tradizioni legate alla vita sul lago. Tre mesi dopo, la notizia: Hans Bren­ner, impren­di­tore di Cal­daro appas­sion­a­to di vela, ave­va acquis­ta­to ciò che resta­va di un bragoz­zo (era uti­liz­za­to come bat­ti­pali a Toscolano, ma del­l’im­bar­cazione orig­i­nale rimane­va solo lo scafo in acciaio) e l’ave­va invi­a­to ai cantieri di Viareg­gio per un restau­ro. Seguirono imme­diati con­tat­ti con Bren­ner che si disse subito disponi­bile a ormeg­gia­re — a recu­pero ter­mi­na­to — la sua bar­ca a por­to Cate­na, uti­liz­zan­dola per portare 30–40 tur­isti a vol­ta in giro per tut­to il lago. Con­clusi i lavori a Viareg­gio, la Sio­ra Veron­i­ca è sta­ta affi­da­ta alle “cure” di due maestri d’as­cia del­la Val d’Ul­ti­mo che le regaler­an­no stu­pen­di alles­ti­men­ti lignei in stile anni ’20 e un ponte in pre­giatis­si­mo tek. Il gioiel­lo — non è esager­a­to chia­mar­lo così vis­to che, alla fine, il restau­ro sarà costa­to cir­ca 800mila euro — sarà ulti­ma­to negli gli ulti­mi giorni di aprile e cala­to in acque rivane all’inizio di mag­gio. A liv­el­lo buro­crati­co, è qua­si tut­to pron­to: la Giun­ta è ovvi­a­mente d’ac­cor­do e man­ca solo l’ ”ok” del «Demanio lacuale e por­tuale del­la Provin­cia», ma non dovreb­bero esser­ci sor­p­rese. Ben tor­na­ta Sio­ra Veron­i­ca.

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