giovedì, Aprile 25, 2024
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L’Autorità valuta la possibilità di risolvere il nodo dei livelli evitando la contestata immissione diretta di acqua di fiume dalla Mori-Torbole

Un bypass per irrigaresenza prosciugare il lago

Con una novità rispetto alle tante richieste sul tappeto, l’Autorità di bacino dell’Adige ha avviato uno studio per verificare la possibilità d’aiutare il livello del Lago di Garda con acque derivate dal secondo fiume d’Italia.Come fa sapere infatti il segretario Nicola Dell’Acqua, su imput del commissario governativo per l’emergenza siccità nel Nord Italia, Bernardo De Bernardinis, ora l’Autorità di Trento sta verificando la possibilità di mettere in collegamento le acque dell’Adige con i canali irrigui mantovani «bypassando» il lago. Che così, durante la stagione estiva, potrebbe evitare almeno in parte un salasso di 88 metri cubi il secondo. A tanto ammonta l’autorizzazione a derivare da parte dei consorzi irrigui che dissetano le campagne virgiliane.In caso di siccità prolungata che ridurrebbe al minimo i livelli del lago, da tempo si parla di travasare acqua dal fiume al più grande bacino naturale italiano attraverso la galleria scolmatrice Mori-Torbole, che mette in comunicazione l’Adige con il Garda. L’operazione sortirebbe il duplice scopo di recuperare lo squilibrio idrico e di tutelare l’industria del turismo che alimenta l’economia gardesana.L’ipotesi apertura della Mori-Torbole, tuttavia, se da una parte trova favorevoli gli agricoltori mantovani che a valle ricevono acqua del Garda per le loro campagne, dall’altra registra il pollice verso dalle amministrazioni lacustri, convinte che l’abbassamento della temperatura cui andrebbe incontro il lago ne metterebbe a rischio la funzione termoregolatrice. Il che penalizzerebbe la vasta area circostante caratterizzata da un clima sub-mediterraneo. Scenario che fa tremare i polsi all’industria turistica gardesana.«L’Autorità di bacino dell’Adige è sempre stata contraria ad aprire la galleria Mori-Torbole proprio perché teme ripercussioni sull’ecosistema gardesano», spiega Dell’Acqua. «Bypassando il lago, invece, il problema non si porrebbe. Il collegamento tra l’Adige e la rete irrigua mantovana si può ricavare utilizzando i canali dei consorzi di bonifica veneti che arrivano al confine con la Lombardia. Ovviamente, eventuali integrazioni da parte dell’Adige avverrebbero soltanto nel caso in cui il fiume non sia in crisi di portata».«Si punta a immettere nella rete irrigua mantovana una costante di 10 metri cubi il secondo, metri cubi che rimarrebbero nel Lago», aggiunge Francesco Puma, reggente dell’Autorità di bacino del Po. Il quale fa sapere che il progetto curato dall’Autorità di Trento rientra in un disegno più ampio denominato «Valle del Po», che prevede una serie di interventi volti allo sfruttamento di bacini di ex cave presenti sul territorio delle pianura Padana per aumentare la capacità di trattenuta della risorsa idrica. Capacità che diventa strategica nel caso in cui, come sempre più spesso succede, Giove pluvio sia avaro di precipitazioni. Attraverso i canali irrigui esistenti, infatti, i bacini d’accumulo ricavati nelle cave dismesse consentirebbero di spostare, dove maggiori sono le necessità, grossi volumi d’acqua accumulati nel tempo.In tempi in cui si parla di tropicalizzazione del clima e di deserti in avanzamento, Protezione civile, Regioni e Autorità di bacino puntano a razionalizzare tutta la risorsa idrica contemperando l’interesse di tutti. Qualche mese fa i consorzi irrigui mantovani avevano ottenuto dalla Lombardia l’impegno a sostenere uno studio sulla compatibilità tra l’acqua dell’Adige e quella del Garda. A detta dei mantovani, servono dati tecnici per sostenere l’incompatibilità tra le due acque. Caso contrario, meglio aprire la galleria Mori-Torbole, «come già avvenuto alcune volte in passato senza mai provocare squilibri o danni al Garda». Obiettivo dei mantovani è mantenere invariata la quantità della derivazione attinta dal Lago, «perché forniture inferiori potrebbero mettere a rischio le colture, sopratutto se dovesse ripetersi la siccità che ha colpito l’agricoltura l’estate scorsa». Ma sulle sponde veronesi la situazione è vista con tutt’altri occhi.

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