venerdì, Marzo 29, 2024
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Presentato a Maderno il rapporto dei maggiori gruppi ambientalisti gardesani. Sarà inviato anche ai ministri
Le associazioni: «Paesaggio saccheggiato. Intervenga il Governo»

Un dossier contro il cemento

Più di un centinaio le persone che l’altroieri hanno partecipato alla camminata ecologica sulla fascia collinare sopra Maderno, organizzata da Italia Nostra, Legambiente, Comitato per il parco delle colline moreniche, La roverella.L’obiettivo: verificare le bellezze dei luoghi e dei paesaggi dai «balconi» che si aprono sul lago e, al tempo stesso, la devastazione causata dalle colate di cemento degli ultimi anni.La passeggiata è iniziata dal parcheggio adiacente al centro sociale di Maclino. Al termine è stato presentato alla stampa il dossier «Garda da salvare».Il documento, che contiene ritagli di articoli e una serie di proposte, verrà inviato al ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e a quello per i Beni e le attività culturali, Francesco Rutelli, alla Giunta e al consiglio regionale della Lombardia, a Wwf, Touring club italiano, Cai, Fai, eccetera.«Da alcuni anni – sottolinea il dossier – anche a seguito delle vicende economiche stiamo assistendo a una incontenibile politica di speculazione edilizia, che si differenzia dal passato per la particolare dissennatezza. Si costruisce ovunque, con qualsiasi costo: sui bordi di grande frane, addirittura a tre metri dal baratro, su cigli pericolanti, a pochi metri dal lago, in zone paludose, in bella vista (squarci si vedono sia dalla sponda bresciana che dalla veronese), su colli e dossi, lungo i torrenti».Non mancano gli esempi locali. «Il Piano regolatore di Toscolano Maderno, adottato nel 2000 e approvato nel 2005, prevedeva un aumento di popolazione di 1500-1800 unità (previsione totalmente infondata, non suffragata da alcunchè) e una nuova volumetria di 350 mila metri cubi, ai quali ne vanno aggiunti 50mila per ulteriori varianti, le lottizzazioni provenienti dai precedenti strumenti urbanistici, gli ampliamenti consentiti dalla legge regionale sui sottotetti (applicabile anche a costruzioni appena realizzate). Anche per il futuro non sembra che le cose possano migliorare. Il Piano di governo del territorio a cui sta lavorando l’Amministrazione di Salò promette già, solo per l’area della fonte Tavina, 80 mila mc residenziali e 20 mila alberghieri, oltre al decentramento di aziende storiche, a cinque grandi hotel, eccetera».I vincoli normativi ci sono, di tutti i tipi: sismico, ambientale, paesaggistico, idrogeologico. «Ma assomigliano – scrivono gli ambientalisti – alle gride manzoniane. Di fatto non impediscono nulla, se il costruttore è potente e determinato. Inoltre la qualità architettonica degli edifici è pessima. Si persegue lo stile delle periferie metropolitane e dei centri commerciali. E lo sviluppo del turismo di fine settimana, dei residence, delle seconde e terze case minaccia il turismo vero. Non bastasse, la costante privatizzazione delle sponde, a volte a canoni irrisori, favorita dalla delega delle funzioni agli enti locali, fa a pugni col diritto dei cittadini a usufruire di una risorsa di tutti».Queste le proposte avanzate dalle associazioni ambientaliste. A livello nazionale «potenziare e finanziare la Soprintendenza da parte dei ministeri; creare un pool specializzato della Procura per i reati edilizi e ambientali, in contatto con la Dia; bloccare tutta l’edificazione speculativa, come fatto per la val d’Orcia; monitorare i patrimoni degli amministratori locali; creare il parco nazionale dei laghi del Nord Italia».A livello regionale «verificare in modo permanente (da parte di un ente esterno) le pratiche urbanistiche in tutti i comuni, a sorteggio; modificare o abrogare la legge sui sottotetti; impedire la presenza di tecnici e imprenditori del settore nelle commissioni edilizie; ampliare i poteri dei consigli comunali in materia, riducendo quelli della giunta e del sindaco; svincolare la gestione del Parco dalla Comunità montana e dalle amministrazioni municipali; creare un comitato della associazioni per iniziative giudiziarie a tutela del territorio». Sono le strategie della guerra contro il cemento.

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