venerdì, Aprile 19, 2024
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La Guardia costiera tira le somme dell’attività: in primo piano i soccorsi prestati durante la bufera del 31 agosto. «Il lago? Capriccioso come una bella signora». Nuova mappa della costa

«Un encomio agli eroi del Gorla»

Gli uomini della Guardia costiera hanno presentato il bilancio della loro attività nel corso di una serata svoltasi all’hotel Bogliaco di Gargnano, dove hanno la loro base: 136 uscite, 3775 miglia percorse (circa 7500 chilometri), 252 persone soccorse nel periodo 1 giugno – 30 settembre (123 hanno avuto bisogno di assistenza sanitaria). «Non era mai capitato di dover intervenire in un modo così massiccio», sottolinea Marco Ravanelli, il comandante della motovedetta, che ora tornerà sull’Adriatico, nei cantieri di Adria, per le necessarie manutenzioni. Si dirigerà infatti verso Peschiera, dove sarà caricata su un autotreno. Scortata dalla Polizia stradale, riprenderà la strada di casa, percorrendo statali discoste, prive di cavalcavia e con un’ampiezza sufficiente. «Nel 2004 – scherza il comandante di fregata Andrea Della Luna, giunto da Venezia per la cerimonia di commiato – non vorremmo più venire: troppo lavoro, troppo stress. Il lago mi ha stupito perchè è capriccioso come una bella signora. Certo che avere a disposizione due motovedette, anzichè una, consentirebbe di migliorare ulteriormente gli interventi. Gli… autoctoni ci hanno accolto benevolmente, e i ragazzi si sono trovati così bene che adesso non vorrebbero più andarsene. Però lasciatemelo dire: io sono fiero del loro comportamento». La giornata di fuoco? Il 31 agosto, con il nubifragio scatenatosi sul trofeo Gorla, e ben 75 velisti in acqua. Il repentino cambiamento delle condizioni climatiche e la nebulizzazione delle onde hanno rischiato di trasformare la gara in una tragedia. La Guardia costiera, i Volontari, la Finanza, la Polizia e i Carabinieri sono riusciti a trarre in salvo tutti. «Ed è per lo spirito di abnegazione dimostrato che noi proporremo l’equipaggio per un encomio solenne e l’attribuzione della medaglia al valore civile – annuncia Pino Mongiello, il presidente della Comunità del Garda -. In questa e in altre circostanze hanno davvero rischiato la vita». Un’idea condivisa da Rinaldo Argentieri, capo di gabinetto della Prefettura, che ha sostituito Annamaria Cancellieri (in vacanza). «Un’estate eccezionale, per i livelli del lago (mai sceso tanto in basso) e l’impegno profuso – aggiunge Alberto Cavalli, presidente dell’Amministrazione provinciale -. La sicurezza è una delle missioni su bisogna investire». E, rivolto ai marinai: «Voi rappresentate un esempio di professionalità, determinazione e cordialità». «Il nostro – riprende Mongiello – è l’unico lago ad ospitare questo servizio. I nove uomini, suddivisi in pattuglie, sono pronti 24 ore su 24. Senza dimenticare l’intera rete di soccorso, della quale fanno parte anche altri corpi. Tutti assieme formano un’eccellente sinergia. E ora non si dica che c’è abbondanza». «Due le novità – spiega Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità, che ogni anno si fa parte diligente per convincere il Ministero dei trasporti a spedire la motovedetta -. La prima riguarda il coordinamento con il 118 di Brescia, Verona e Trento, che ha messo a disposizione un medico e un infermiere per poter soccorrere i più gravi. La seconda si riferisce invece alla mappatura dei punti a rischio. «Approfittando del calo dei livelli (oggi siamo a più 11, con un deflusso a Peschiera di appena 13 metri cubi, sufficienti per evitare la moria di pesci nel Mincio e nei canali), sono stati individuati gli scogli affioranti, le secche, le segnalazioni luminose esistenti e quelle non funzionanti, ecc. Entro un mese il geologo Piero Fiaccavento presenterà la ricerca effettuata». Gino Tosi, del 118 di Brescia, affibbia un’altra medaglia sul petto dei marinai. «Molti sostenevano che non era possibile effettuare la defibrillazione di un infartuato sulla motovedetta – rammenta -. Ebbene, abbiamo dimostrato di essere capaci di farlo, con buoni risultati. Io credo che i marinai siano diventati anche dei bravi infermieri, imparando le nozioni più importanti dell’assistenza sanitaria nei casi di emergenza». «E’ vero, ci siamo arricchiti – conclude Ravanelli -. Abbiamo imparato a immobilizzare una persona e a stabilizzarla. Ma siamo rimasti sorpresi anche dalla rapidità di arrivo dell’elicottero. Sull’Adriatico spesso bisogna telefonare duemila volte, qui basta un colpo».

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