giovedì, Aprile 18, 2024
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Ritrovato un lavoro in legno che riproduce nelle proporzioni il monumento che ricorda la battaglia del 1797. Il manufatto forse la prova originale voluta dal grande condottiero

Un modellino per Napoleone

La scoperta è di quelle che possono lasciare il segno. Ne è convinto Lario Zerbini, responsabile e custode del Museo Napoleonico di Rivoli, che recentemente ha rinvenuto, tra i vecchi cimeli di una famiglia di amici, un modellino in legno che riproduce il monumento fatto costruire da Napoleone nel 1806 sul luogo della battaglia che gli aprì le porte alla conquista dell’Italia. Scritte, decorazioni, guglia, al modellino non manca nulla: riporta sul basamento la misura di 60 piedi veronesi, sulla colonna i segni delle spade e le corone di alloro, mentre sull’urna in alto compaiono le parole «fatorum firma voluntas». Nella famiglia dei fratelli Silvia e Carlo Arduini, che un tempo abitavano a Rivoli e che ora vi trascorrono solo qualche periodo, il modellino è passato di generazione in generazione. Secondo Lino Vittorio Bozzetto, architetto e storico di architettura militare, si potrebbe trattare della prova in miniatura che servì come modello per la realizzazione del monumento in marmo alle porte della frazione di Canale. Ma si tratta solo di un’ipotesi, che per il momento non può essere avvallata da prove. «Ogni proporzione è rispettata e non mancano i particolari, come le epigrafi e i segni delle spade», afferma Zerbini, «il che significa che il costruttore vide il monumento tra il 1806 e il 1814, quando venne in buona parte distrutto dagli austriaci». Dopo aver trovato il modellino per caso, il custode del Museo rivolese non se l’è lasciato sfuggire. Ha commissionato una copia ad Albino Dalle Vedove, artigiano del legno di Rivoli, che ha realizzato a mano un secondo modellino uguale all’originale. Ora, nella sala del Museo Napoleonico che conserva il plastico della battaglia di Rivoli del 14 gennaio 1797, si trova quest’ultimo ritrovamento, dipinto dall’artista Mario Emilio Ferrari: troneggia in mezzo a documenti, quadri, stampe, costumi, armi e oggetti di uso quotidiano che risalgono al periodo dominato dal generale francese e al Risorgimento italiano. Ma le coincidenze fortunate non finiscono qui. Il piccolo monumento è stato trovato nello stesso momento in cui all’Archivio di Stato di Milano sono stati rinvenuti alcuni importanti documenti relativi proprio al monumento napoleonico di Rivoli. «Gli archivisti Fiammetta Auciello e Michele Dean, che voglio ringraziare per la disponibilità e il lavoro svolto», ha spiegato Enrico Scognamillo, avvocato e appassionato storico dell’epoca napoleonica che collabora con il Museo, «hanno trovato una serie di documenti molto interessanti sulla storia del monumento. In particolare, sono stati rinvenuti due contratti d’appalto d’inizio Ottocento, un preventivo di spesa del 1806 che parla di 9.472 lire e un testo che riporta in modo molto dettagliato la cronaca della benedizione della prima pietra, avvenuta il primo luglio 1806, con l’elenco di tutti i partecipanti». Per quel primo luglio 1806 «il Prefetto del Dipartimento dell’Adige… convocò a sé tutte le autorità civili e militari del luogo, con le quali dopo solenne te Deum cantato nella Parrocchiale si avviò al fissato luogo per l’erezione del glorioso monumento, che deve eternare la onorata memoria degli eroi della Francia…»: comincia così la cronaca di quel giorno nel documento conservato all’Archivio di Stato di Milano, nel ricordo della battaglia avvenuta meno di 10 anni prima in territorio rivolese. Poi il racconto continua, come ricorda il custode del Museo Napoleonico Lario Zerbini: «Vi sono una serie di particolari che ricostruiscono nel dettaglio la cerimonia, l’elenco dei personaggi pubblici del tempo e la nomina della gente di Rivoli, che fu anche sollevata «da ogni pubblico peso» per essere compensata dei disagi subiti direttamente nella battaglia. Intervennero molti rappresentanti del clero per la benedizione del monumento, il parroco di Rivoli e i conciliatori di Lazise e Malcesine, e poi il podestà di Caprino, i comandanti della Guardia nazionale, i sindaci di Rivoli, Garda, Malcesine, Torri e Brentino Belluno. Questo e gli altri documenti ritrovati, insieme alla riproduzione lignea, ci permettono d’ora in poi di parlare del monumento in modo nuovo e particolareggiato, e di essere anche più consapevoli della lunga storia della nostra terra».

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