venerdì, Marzo 29, 2024
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Ambiente & Civiltà. Una raccolta di studi con progetti architettonici e di restauro rispettosi dei materiali locali Recupero dei borghi rurali per valorizzare l’economia e il turismo

Una carta in più per il Baldo

Recupero di borghi rurali del Monte Baldo, ma anche sviluppo turistico e valorizzazione dell’economia locale, sono gli argomenti emersi nel corso della presentazione, nella sede della Comunità montana del Baldo a Platano di Caprino, della raccolta di studi denominata «Recupero di borghi rurali del monte baldo, metodologie di intervento». «Si tratta di un lavoro che apre», ha esordito il presidente della Comunità montana, Luigi Castelletti «un modo nuovo di affrontare il tema del recupero dei borghi baldensi in una visione organica di intervento che tiene in grande conto l’uso dei materiali locali e in modo particolare dei marmi baldensi». Coordinatore degli studi, nonché autore di quello su Brentino Belluno, è l’architetto Giorgio Forti, il quale ha parlato di questi progetti come di «un’occasione per mettere a fuoco contemporaneamente idee urbanistiche e architettoniche in quanto spesso l’urbanistica non ha tenuto conto di tutti quei segni che caratterizzano un borgo rurale e che sono costituiti dalle forme, ma anche dai colori e dai materiali». Ne consegue, e la raccolta di studi lo conferma, che una risistemazione dei luoghi operata secondo questi parametri rappresenta, o può rappresentare, anche una carta in più da giocare sul piano dell’immagine turistica. L’architetto Anna Brajoni, autrice dello studio sui borghi di Braga, Pazzon, Pradonego e Vilmezzano, ha rilevato da un lato l’importanza della scelta, operata nel coordinamento degli studi, di mettere insieme elementi diversi ma legati da analoghe valenze architettoniche e, dall’altro, l’opportunità dell’impiego dei materiali locali in fase di attuazione dei progetti. Franco Grosso, autore dello studio su Tredes Pin, luogo di arrivo della funivia Malcesine-Monte Baldo, ha quindi descritto i due elementi cardine sui quali si impernia il suo progetto e che consistono sia in una serie di interventi di controllo sui modi attuali della frequentazione turistica, sia nella diversificazione delle opportunità turistiche medesime attraverso la creazione di più motivi di interesse «onde trasformare finalmente Tredes Pin e La Colma non più in un luogo solo da vedere ma anche e soprattutto in un luogo per vedere». Di grande interesse è, all’interno della raccolta di studi, il progetto su Campo, giustamente definito da Castelletti nel corso della presentazione «il borgo» per antonomasia del Monte Baldo. A parlarne è stato lo stesso autore dello studio, l’architetto Giovanni Castiglioni. «Gli interventi previsti per Campo», ha spiegato «si pongono a cavallo fra l’urbanistica e il restauro vero e proprio». Più in generale, poi, Castiglioni ha sottolineato l’unicità in ambito baldense di questo borgo, uno dei pochi e forse l’unico, non raggiungibile direttamente in auto e come tale bisognoso, forse più di altri, di validi e non procrastinabili interventi di conservazione. Giuseppe Adami, segretario della Comunità montana, ha sottolineato che tutti gli ambiti architettonici (con l’unica eccezione, forse, per Tredes Pin) presi in considerazione nella raccolta di studi, si presentano omogenei quanto a metodologie di intervento e a materiali da utilizzare. Su quest’ultimo argomento è intervenuto Matteo Vianini, presidente dell’Associazione cavatori del nembro rosato, consorzio di cinque cave (tre nel caprinese e due di Sant’Ambrogio) che produce materiali particolarmente idonei a questo tipo di interventi e, per di più, lavorati secondo le tecniche artigianali di un tempo. Vianini, con un intervento particolarmente apprezzato, ha posto l’accento sulla necessità di evitare errori e orrori, purtroppo non infrequenti in zona, consistenti «nell’utilizzo di materiali alloctoni come la trachite o i graniti peruviani all’interno di contesti architettonici caratterizzati da sempre dall’impiego dei marmi locali». Infine i tre sindaci di altrettanti comuni interessati dagli interventi: Rivoli, Caprino e Malcesine. Armando Lucchesa, intervenuto in luogo dell’ingegner Mario Medici estensore dello studio sul forte di Rivoli, ha sottolineato l’importanza del recupero dell’ex polveriera austriaca che «deve essere considerata non un bene solo di Rivoli, ma dell’intero comprensorio montano in quanto rappresenta la più bella porta d’ingresso alla Val d’Adige e quindi un valido strumento di valorizzazione turistica della zona e, più in genere, dell’intera terra dei forti»; Maria Teresa Girardi ha manifestato ampio apprezzamento e piena condivisone nei confronti dello studio e in modo particolare ha posto l’accento sui risvolti turistici che questo tipo di interventi potrebbe avere sottolineando come e quanto «il futuro del Baldo sia nel turismo, purché di qualità»; Giuseppe Lombardi si è dichiarato concorde con le affermazioni della Girardi e, più in genere, con la linea intrapresa dalla Comunità montana per realizzare interventi in luoghi diversi del Baldo ma con metodologie comuni in un cammino di omogeneità d’intenti e di fattiva collaborazione. Il volume, attualmente stampato in cento copie, verrà presto distribuito ai tecnici ed alle biblioteche di tutti i Comuni dell’area baldense.

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