venerdì, Aprile 19, 2024
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Tra scienza ed economia. Provincia e pescatori controllano la salute delle varie specie, intanto si punta a far apprezzare il prodotto. Calano paurosamente le alborelle nel lago ma il gamberetto killer è innocente

Una Dop per rilanciare il pesce

«Il pesce di lago non è a rischio di estinzione e non è scientifico collegare la presenza del gamberetto Dikerogammarus villosus con il calo del pescato, in particolare del coregone (o lavarello), il cui trend in questi ultimi anni è anzi in crescita». È questa la convinzione di Ivano Confortini, ittiologo responsabile del servizio caccia pesca della Provincia, pronto a spegnere l’allarme sollevato da uno studio portato avanti dall’Università di Padova e dal Museo civico di Verona in cui si parla della pericolosa azione predatrice che sarebbe svolta anche da altri molluschi e crostacei, come la Dreissena Polimorpha, l’Orconectes Limosus e la Corbuncola Fulinea. Emerge comunque che se lucci e coregoni sono specie non a rischio, preoccupa molto, invece, la “perdita” dell’alborella (l’aola), che incide moltissimo sulla diminuzione del pescato. Quanto allo studio portato avanti a livello di tesi di laurea, la Provincia precisa di avervi contribuito a livello organizzativo. Confortini, comunque, che di pesci sa praticamente tutto, fornisce una serie di dati estrapolati sulla base di quelli forniti dalla Cooperativa fra pescatori di Garda. «In merito a quanto apparso nell’articolo sul cosiddetto gamberetto killer, ci tengo a precisare che si tratta di un piccolo crostaceo della dimensione di cinque centimetri, che è stato segnalato nel lago di Garda per la prima volta nel 2002, la cui presenza è maggiore nel basso lago. È certamente pericoloso», spiega Confortini, «ma ha appena iniziato la sua espansione dall’Europa dell’est e non siamo in grado di valutare l’impatto che può avere sulla nostra ittiofauna. Questa è la prima segnalazione in Italia, abbiamo dati provenienti dall’America e dall’Europa e non è detto siano riconducibili alla nostra situazione. In ogni caso questa specie non è nota in maniera sufficiente per poter fare una correlazione diretta con la pesca». «Il trend di decremento del pescato, nell’ordine del 20 per cento circa rispetto agli anni ‘90 e antecedenti», prosegue l’ittiolog, «è rilevabile soprattutto in conseguenza della perdita dell’alborella, specie ormai di fatto non più pescabile, quando un tempo da sola rappresentava più del 30 per cento del pescato totale. Tale decremento, iniziato a partire dal 2001, non sembrerebbe però imputabile alla presenza del gamberetto killer, in quanto tale fenomeno risulta segnalato ovunque, nei maggiori laghi prealpini. Purtroppo le cause della scomparsa dell’alborella, che preoccupa molto, non sono state individuate. Si sono tenuti convegni su questo tema, si sa che fatica a riprodursi, ma questo potrebbe essere dovuto sia alla presenza dei turisti vicino alle rive, sia alla presenza delle anatre, sia all’aumento del carico organico nel Garda». Poi Confortini passa al coregone: «Per quanto riguarda il pescato di questa specie, a fronte delle notevoli quantità della seconda metà degli anni ’90, si hanno valori medi in questi ultimi anni inferiori di circa il 50 per cento. Ma il trend è in aumento. Occorre rilevare che, a partire dal 2004, la specie risulta in ripresa con valori di 720 quintali nel 2004 e 908 nel 2005 (rispetto ai 1.866 quintali del 1996). Va segnalato però che questa specie è soggetta a fluttuazioni notevoli. Alla fine degli anni ‘80 il pescato era addirittura tra i 40 e gli 80 quintali all’anno». Confortini passa dunque al luccio, altra specie lacustre. «Per quanto riguarda il luccio, in questi ultimi anni le catture risultano numerose, pari mediamente a 80 quintali nel 2004 e 60 nel 2005, con un massimo di 110 nel 1999». Si rileva un calo progressivo: «Sono valori elevati e sempre maggiori rispetto a quelli registrati in passato, negli anni ’80 si sono raggiunti al massimo i 20 quintali. Ci sentiamo dunque di dire che il luccio non risulta affatto in estinzione, quanto piuttosto in costante espansione. E questo anche grazie agli interventi di ripopolamento effettuati dalla Provincia». Luca Coletto, assessore provinciale alle politiche del settore faunistico, aggiunge: «La Provincia compensa la mortalità e la predazione delle uova di pesci introducendo larve e avannotti prodotti all’incubatoio di Bardolino. Le specie qui prodotte sono in particolare la trota lacustre, il coregone, il lavarello e il luccio».

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