giovedì, Marzo 28, 2024
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Si è ripetuta la tradizione instaurata dall’associazione più antica d’Italia, prima che Venezia inventasse il demanioA gara tra gli Antichi Originari i diritti di pesca: si fa da 555 anni

Un’asta animata per le rive

Sotto i portici del Palazzo dei Capitani, dove un tempo arrivavano le acque del lago, si è svolto uno dei più antichi riti della tradizione gardesana: l'asta delle rive. Si fa da 555 anni, tanto che l'associazione promotrice si può forse considerare la più antica d'Italia. Dal 1452 la corporazione degli Antichi Originari ogni anno mette all'asta il diritto esclusivo di pesca nelle acque di San Vigilio, zona chiamata Pescheria. Possono partecipare all'asta solo i soci della corporazione che abbiano licenza di pesca. Le rive della Pescheria vanno dal Corno di Torri all'Aguiolo di e dalla sponda fino al monte subacqueo denominato Monte Varàna. Le aree di pesca, dopo secoli di liti e trattative, ora sono divise fra le corporazioni di Garda e Torri e il Comune di Torri. Il diritto esclusivo di pesca è limitato al periodo che va dal 15 maggio al 15 agosto. A dirigere l'asta è stato il presidente degli Antichi Originari, Fabio Gaggia, assistito dai segretari Luigi Monese e Alberto Malfer. Hanno partecipato alla gara una trentina di pescatori, di cui solo sette si sono aggiudicati un pezzettino di lago dove per tre mesi potranno pescare solo loro: è questo il periodo di maggior pescosità, perché le sardine depongono le uova. A rappresentare l'ultimo secolo di storia della Corporazione, all'asta c'erano le più antiche Originarie: Natalina Dall'Agnola, 98 anni, e Rina Malfer, 92. «Garda ha quattro rive in comune con Torri», spiega Luigi Monese, «che alterna un anno a testa nell'assegnazione. Le rive in esclusiva per Garda invece sono cinque, mentre una è divisa a metà tra i due paesi». Aggiunge Fabio Gaggia: «I soci di Garda sono 460, mentre a Torri sono circa 150. Questa differenza notevole è dovuta al fatto che a Torri sono soci gli Originari maggiorenni residenti maschi e le donne capofamiglia, a Garda invece fanno parte tutte le donne e uomini e anche gli Originari non residenti, circa una sessantina, che hanno chiesto l'appartenenza alla corporazione. I proventi dell'asta vengono suddivisi fra tutti i membri: una volta questa divisione dei beni era una grossa rendita. Oggi è solo simbolica, 5 euro a socio, ma ogni anno, il 20 agosto, quasi tutti i soci vengono a riscuotere la quota spettante. È il giorno della festa di San Bernardo ed è per quello che si svolge la sagra del santo nell'omonima chiesetta di via San Bernardo, ai piedi della Rocca. Questa è stata un'asta particolarmente positiva», conclude Gaggia, «erano anni che non si vedeva una così vivace partecipazione». Ecco l'elenco delle rive messe all'asta e dei vincitori: la prima, «Macia, macioni e batue», nella secca al Pal del Vo, a Raffaele Monese, della cooperativa fra pescatori; «Voètt, porta boca de San Vili», a Giorgio Pasotti, della «rassa dei Momoli»; riva del Lòvre, prima di San Vigili, che confina con la riva del Voètt, a Enrico Mario Monese; riva de Sentremole, alla baia delle Sirene, ad Antonio Mafezzoli, detto Tarabel, come anche le rive Erbe di Brancolino e Bianchetti, tra Brancolino e Torri; Riva Tenài, prima di Torri, e riva erbe Val de Torri, dal castello fino ai Canevini, a Omar Simonelli; riva Erba Val di Garda, dal pontile di villa Canossa alla Villa Cometti, detta anche «promiscole», perché per un anno va a Garda e per un altro a Torri, e che comprende quattro tratti (Làchett, Varàna, Pozzetti e Ortaglia) a Enrico Monese; «Erbe pota e possa», a Mario Malfer, detto Pelomin. Gli appartenenti agli Antichi Originari di Garda, che hanno concorso a questa asta, sono delle famiglie Simonelli, Monese, Pasotti, Malfer e Mafezzoli. L'appuntamento è per sabato 16 settembre, quando si festeggeranno i 555 anni dalla nascita della corporazione, come risulta dalla «Transactio», l'atto notarile di compravendita registrato all'antico ufficio del registro, con indicati i nomi dei cittadini che nel 1452 si impegnarono all'acquisto dei diritti di pesca, insieme a Torri e Sirmione, circa 100 anni prima che la Repubblica Veneta nel 1556, codificasse il concetto di acque demaniali a favore dello Stato.

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