sabato, Aprile 20, 2024
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L’ospedale crea un coordinamento coi medici di base per evitare ricoveri inutili ma anche disagi. Il pronto soccorso collauda la «dimissione protetta» dei pazienti

Urgenze, Gardone risponde

La sanità pubblica deve fare i conti con tagli drammatici, e la risposta, quando possibile, deve arrivare da una maggiore efficacia dei servizi che consenta un «risparmio» non lesivo degli interessi del malato. Una strada che nel pronto soccorso dell’ospedale di Gardone stanno cercando di percorrere, attraverso quello che viene definito «modello sperimentale di gestione integrata del paziente con il territorio». In sintesi, la filosofia è questa: sì al ricovero solo se necessario, in alternativa una adeguata assistenza a casa grazie ai medici di base in contatto diretto con Gardone e con l’ospedale civile di Brescia. «La crescente richiesta di salute e i cambiamenti intervenuti in ambito sanitario negli ultimi anni – spiega Maurizio Poli, responsabile del pronto soccorso di Gardone – hanno ridefinito il ruolo della medicina di emergenza-urgenza. Per mantenerla adeguata, si è introdotta innanzitutto l’Osservazione breve intensiva, che rappresenta una prima soluzione nelle situazioni al limite fra la dimissione immediata e il ricovero ospedaliero». Ma non è così semplice. E le criticità sono emerse soprattutto nella gestione della fase acuta dei pazienti «fragili», ovvero anziani, i portatori di più patologie, pazientinon autosufficienti, in condizioni di isolamento sociale anche i malati terminali. La risposta? «Sulla base della nostra esperienza abbiamo ipotizzato – prosegue il dottor Poli – un ulteriore sviluppo del percorso del paziente acuto, che integra la fase ospedaliera con la fase territoriale: è la “dimissione protetta” dal pronto soccorso, che cerca di ottimizzare le risorse del territorio; in particolare il rapporto coi medici di famiglia, con lo scambio di informazioni che evitino disagi al paziente e duplicazioni di prestazioni». Il progetto è già stato avviato, e prevede «la fornitura di un servizio di qualità, nell’ambito de quale la persona malata è al centro di tutto. Lo scopo di questo modello è la definizione di un nuovo percorso gestionale diagnostico-terapeutico della fase acuta del paziente fragile e ultrasessantacinquenne. o l’intento di creare un circuito che valorizzi il legame con l’ospedale e i medici di famiglia». Come funziona il meccanismo? «Nel caso in cui non sia necessario ricoverare il malato – prosegue Poli – posso effettuare la dimissione protetta, con la quale il malato viene seguito a casa dal medico di famiglia. Oppure, se necessario, trasferirlo nell’ospedale civile di Brescia, che garantisce cure di alta specialità. L’obiettivo che intendo perseguire come medico è quello di migliorare il sistema nell’urgenza; sempre per il bene del malato». «Allo stato attuale delle cose – conclude il responsabile del pronto soccorso gardonese – e in vista della prossima attivazione dell’informatizzazione sanitaria, sarà possibile garantire sia la connessione con il territorio, sia la gestione dei dati in collegamento con il Sistema informatico sociosanitario che verrà messo in funzione dalla Regione Lombardia. In questa articolazione organizzativa, L’Azienda ospedaliera Spedali Civili ha un ruolo fondamentale, con il dipartimento di Emergenza e di alta specialità diretto da Paolo Marzollo che consente l’integrazione del presidio di Gardone con le alte specialità presenti a Brescia».

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