giovedì, Marzo 28, 2024
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Traubenkur, l'ultimo efficace esempio della «svolta» in Rocca. La cultura utilizzata anche come veicolo del turismo A fine anno saranno almeno 22-24mila gli ingressi a pagamento

Uva e mostre: il Museo raddoppia i fans

RIVA. Pianola e tromba sul piccolo palco nel mezzo del cortile; musiche d'intrattenimento salisburghese; grappoli d'uva e mosto in abbondanza («kostenlos», cioè gratuiti). Una coppia di anziani tedeschi che danza, teneramente allacciata, sui lunghi ballatoi del vecchio maniero veneziano.Ci voleva la Traubenkur versione rivana (che proprio il sindaco ha voluto felicemente traslocare dalla tradizionale sede dei portici municipali), per farci scoprire – ieri mattina – la Rocca che non ti aspetti. L'avevamo lasciata, l'ultima volta, nel torpore di una cultura bella ma solitaria. L'abbiamo ritrovata viva, vivace, aperta in tutte le sue porte sia al «cazzeggio» di chi vuole soltanto curiosare, sia all'idea di chi, attirato dall'uva e dal , finisce davanti alla biglietteria. E magari…entra al .Vuoi vedere che anche una Traubenkur è riuscita a dare ossigeno al vecchio santuario della cultura rivana? Proprio così. «E' finito il tempo della sacralità di questi luoghi» – ci spiega uno degli addetti ai lavori. E così dicendo conferma l'impressione che dopo anni di incertezze (dovute in gran parte alla precarietà della sede, eterno cantiere; ma anche a delle proposte un po' anchilosate ed elitarie), il Museo stia vivendo un risveglio d'interesse. Un risveglio dove proprio l'operazione immagine (depliant nuovi, parco nuovo, proposte «popolari» come la Mostra delle Erbe, agganci e sinergie con l'Apt e gli albergatori) fa da traino a tutto il resto: il pacchetto «serio» delle mostre e delle esposizioni permanenti.I numeri non vengono ancora ufficialmente forniti dall'assessorato alla cultura (che probabilmente si riserva un siparietto, dopo gli anni delle «vacche magre»), ma scoprirli, in una città chiacchierona come Riva, non è un' impresa da titani. Erano meno di diecimila i buontemponi che nell'anno di grazia 2001 avevano varcato – pagando di tasca propria – i vari portoni del Museo Civico. Bene: nel 2002, quando si tireranno le somme, dovrebbero essere, ed è una stima per difetto, non meno di 22-24mila. Raddoppio netto, un successone: anche se, come dicono sempre gli allenatori di serie A, c'è ancora largo spazio per migliorare.Ferma restando la sostanziosa attività didattica (che fa felici le scuole, ma che ovviamente finisce solo sul capitolo dei «costi»), il Museo in questo settembre ancora caldo e affollatissimo sta insomma dando prova di poter onorevolmente «servire e servirsi» dell'attività economica più importante della città: il turismo. Monaci tibetani che danno spettacolo nel parco, la visita abbinata Mostre-Mastio-Apponale, prezzi speciali per gruppi e famiglie, ultima la Traubekur e le sue facezie e i suoi sapori genuini. Sono la nuova formula di una Rocca non più arroccata in sè stessa, ma libera di spaziare, di piacere e di pagarsi.

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