L'associazione veronese "La voce dei conigli" denuncia l'emergenza: "troppi abbandoni e maltrattamenti".
Vacanze da incubo per i poveri conigli…
Scuole iniziate, vacanze archiviate. Ma i ricordi restano e possono essere amari: per alcuni le ferie sono un sogno, per altri si trasformano in un incubo.
Non alludiamo a truffe della rete o a situazioni di crisi, ma a un problema “di casa”, per chi in ferie non ci va e rischia di finire in mezzo a un campo o a una strada. Quando arriva il momento di fare la valigia, gli amici a quattro zampe diventano scomodi e rischiano l’abbandono. Perché non sempre è previsto un posto in aereo o in battello anche per loro: un po’ per pigrizia, un po’ per i costi e la scomodità di viaggiare con un trasportino al seguito, sta di fatto che l’animale da affezione finisce vittima di una defezione. Se negli anni scorsi si parlava soprattutto di abbandoni di cani e gatti, quest’estate alla lista degli ‘espulsi’ si sono aggiunti i conigli. Aumentati nelle case dei veronesi (e degli italiani in generale) per sfizio, moda, capriccio o semplice curiosità, i cuccioli dalle orecchie lunghe sono spesso promossi dai commercianti come animaletti “low cost” e a “bassa manutenzione”, che diventano scomodi appena si scopre che invece hanno bisogno di cure e un’alimentazione particolare, tempi supplementari e assistenza non prevista.
L’innamoramento è breve. Da batuffoli morbidi, simpatici e coccolosi, di poco ingombro e pochi soldi, finiscono vittime di brutte delusioni. «Non che gli abbandoni siano da meno negli altri mesi dell’anno, ma in estate è una vera emergenza, perché sono un ‘impiccio’», denuncia Betty Pace, referente veronese dell’associazione “La voce dei conigli”, onlus nata nel 2007 per amore verso gli animali e dei conigli in particolare. «Il fenomeno dei loro abbandoni è in crescita e in qualche modo vanno recuperati e affidati a famiglie in grado di prendersene cura», chiosa la presidente Cinzia Sona, ideatrice del progetto prima tramite il sito web (creato nel 2002), poi con l’azione di volontariato conosciuta in tutto il Veneto e nel Nord Italia.
La gente deve andare in vacanza e «arriva da noi perché non può portare il coniglio con sé, quindi da qualche parte va lasciato. Le persone ci chiamano e dicono: “Cosa me ne faccio?”, pretendono una soluzione in tempi brevi, un out out che lascia senza scampo. Il pet-sitter costa troppo, l’aereo è prenotato, c’è un’improvvisa allergia… Tante scuse e, se non interveniamo, è facile che la bestiola faccia una brutta fine». E continua la presidente: «Al momento abbiamo in stallo 25 conigli che avrebbero bisogno di famiglie, per affidi o adozioni. Non è solo l’estate: anche quando una coppia si divide, la separazione porta con sé un abbandono dell’animale domestico, se non si arriva a un accordo, e anche li occorre intervenire. Insomma l’emergenza avanza!»
Un appello urgente, quello lanciato da Betty Pace, che subito precisa come il coniglio non sia un animale facile da gestire e, proprio perché “frainteso”, rischia di finire male. Complice il commerciante, aggiunge Betty, «che lo vende come un giocattolino a bassa manutenzione. Ma quello che si trova nel negozio non è un coniglio nano, è un cucciolo e crescerà. Anche se, staccato troppo presto dalla madre e senza le protezioni che derivano dall’allattamento, nel giro di un mese rischia di morire. Se per i cani c’è una normativa che vieta la vendita prima di una certa età, per il coniglio non esiste ancora nulla».
Siamo di fronte a una situazione relativamente nuova, la gente è affascinata ma disinformata. «Il negoziante propone un tipo di alimentazione sbagliata: lo fa passare per un granivoro, dicendo che si accontenta di mais e granaglie pur di venderlo, ma non è un uccello né un pappagallo. L’idea è un retaggio del mondo contadino, quando il coniglio veniva ingrassato per finire in padella nel giro di pochi mesi».
Ma il coniglio domestico, se correttamente gestito, può arrivare anche fino a 10 anni o anche oltre. «Deve mangiare erba, fieno (al 50–60%) ma anche insalata o sedano crudi, carote poche perché troppo dolci. Va sterilizzato e vaccinato, come un cane o un gatto. Ha purtroppo un elevato rischio di contrarre tumori (le femmine fino all’80%), perché in natura i conigli sono ‘programmati’ per riprodursi il più possibile. Se in natura la vita media è di 2–3 anni perché ci sono predatori come la volpe, la faina, il lupo… in cattività l’età si estende fino ai dieci anni, ma dopo i tre anni l’organismo comincia ad andare in tilt e a sviluppare tumori. Ed è per questo che caldeggiamo la sterilizzazione». Si può tenere in casa il coniglio? «Sì, l’importante è tenere in appartamento una cassetta per i bisogni, come un gatto, e tenere sempre della verdura fresca in frigo». Il coniglio è delicato e va capito. È una preda, con una sua psicologia: «è furbo, anche ruffiano, impara velocemente perché gli serve per difendersi, sa essere molto simpatico e affettuoso, ma ha paura di tutto. Ha il terrore di viaggiare, si spaventa per ogni rumore e non è facile portarlo in auto, soffre molto il caldo e sopra i 27 gradi rischia di star male».
La sede della Voce dei conigli è a Verona, in caso di abbandoni è possibile contattare i volontari tramite il sito www.lavocedeiconigli.it, dove si trovano riflessioni, informazioni e consigli utili, nominativi dei veterinari specializzati e altre notizie su come trattare un coniglio appena adottato, acquistato o trovato.