venerdì, Marzo 29, 2024
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Due sorelle sollevano il problema del vajo del Corno, potenzialmente fonte di esondazioni. Intorno al caso anche un’intricata vicenda legale

Valle «tappata». Rischio di alluvioni

Patrizia e Ginetta Pericolosi, sorelle e proprietarie di rustico e terreni in località Pissarotta, denunciano il pericolo alluvioni sulla zona per la costruzione di una strada e di ponti «che non risultano da nessun progetto». Spiegano: «Una valle demaniale, la val di Fies o vajo del Corno, è ostruita da una tombinatura realizzata nel 1985, (tubo che incanala l’acqua del torrente su cui è stato costruito un ponticello), di cui manca addirittura il progetto. La frequenza dei fenomeni alluvionali, alcuni catastrofici come nel 1963, dimostrano la pericolosità della valle, che qui si chiama “Pissarotta” proprio per l’acqua che scende».«Tuttora non sappiamo perché e con quali soldi pubblici sia stata costruita questa “bomba a tempo”», spiegano le sorelle, «solo così si può definire un tubo posto in una valle di deflusso di acque piovane che proviene dal Baldo. Questo può ostruirsi con quantità minime di materiale e frasche, deviando il torrente, che si scaricherebbe così sulla nostra casa, pochi metri sotto e verso tutti coloro che abitano fino al lago». L’area attigua alla tombinatura e al vaio, ora è destinata dal Comune alla costruzione dell’isola ecologica.Raccontano le sorelle Pericolosi: «Nell’81, il nostro vicino, ha venduto i terreni confinanti ai fratelli Domenica e Corrado Bertoncelli, lui albergatore, nell’85 vicesindaco di Brenzone e dall’87 al ‘90 sindaco, senza comunicare agli agricoltori confinanti la vendita dei terreni su cui ci sarebbe stata la prelazione. Tra l’85 e l’87, è stata costruita una strada che passa sulla tombinatura e prosegue verso la valle di Masse, finendo nel nulla contro la montagna, dove c’è un altro ponte».«Per costruirla», continuano le sorelle, «è stata fatta richiesta di tombinatura al Comune di Brenzone nel 1985, quand’era vicesindaco proprio Corrado Bertoncelli. Nel’87, nostra mamma Giulia, ha scritto al Comune per sapere che strada fosse e chi l’avesse finanziata. Non ha mai ricevuto risposta esauriente, fino al 7 novembre 2007, quando il tecnico comunale Angelo Comencini, «sul progetto della Villanova- Brenzone, costruita circa 25 anni fa» ci ha scritto: «Non è stato possibile reperire la documentazione richiesta nell’archivio del Comune, interessato da più traslochi. Come evidenziato nell’allegata delibera del Consiglio comunale (9 febbraio 1983), il progetto è stato redatto dall’ufficio tecnico della Comunità del Baldo “».La storia si complica: la strada sui terreni Bertoncelli, sembrerebbe una variante alla Villanova-Brenzone, che da San Zeno di Montagna scende a Castelletto. La stessa strada che ora Comunità Montana e sindaci chiedono sia ampliata per agevolare il traffico in alternativa alla contestata Affi-Pai. «Solo che la Comunità montana, interpellata», precisano le sorelle Pericolosi, «dichiara d’aver realizzato la Villanova-Brenzone solo fino al tornante prima di casa nostra. Il tratto successivo e finale che passa sui nostri terreni e che la nostra famiglia non ha mai autorizzato, nè è stato espropriato, non si sa chi l’abbia fatto. Guarda caso, proprio dove inizia il percorso che attraversa il ponte con tombinatura e che finisce nei terreni dei Bertoncelli, dove è stato costruito nell’87 un muro di sostegno, alto tre metri, in cemento e lungo circa 200 metri, dove ora il Comune vuole realizzare l’isola ecologica, acquistando l’area dai Bertoncelli».«Inoltre», continuano Patrizia e Ginetta, «la strada Villanova-Brenzone non esiste al catasto e finisce all’altezza della nostra casa; poi diventa un budello che attraversa le contrade di Biasa, arrivando sulla Gardesana a Castelletto. I Bertoncelli, in seguito ci hanno fatto causa, poiché asseriscono che gli abbiamo chiuso uno stradello che porta ai loro terreni. Ciò perché nel 1995, per riparare casa nostra dall’acqua piovana abbiamo costruito con approvazione del Comune, un muretto alto 50 centimetri di sostegno. Lo stradello contestato però non è segnato in nessuna mappa e la stessa Forestale dice non sia mai esistito, laddove invece c’è una mulattiera, proprio dieci metri più indietro. Quindi Corrado Bertoncelli, ci ha fatto richiedere dalla sorella, 24 milioni per aprire un varco di due metri nel nostro muretto, su un progetto che era stato approvato e firmato proprio da lui, divenuto sindaco».«Purtroppo», sottolineano le sorelle, «il tribunale, in primo grado, nel 2006, ha stabilito che fossimo noi a risarcire i Bertoncelli anche delle spese legali, per l’apertura del passaggio. Così finora abbiamo speso 120 mila euro per la vicenda. Abbiamo presentato ricorso in appello, fissato però nel 2012; e il 31 dicembre 2007, dopo che il Comune ha deliberato di costruire l’isola ecologica, abbiamo sporto denuncia al Corpo forestale di Brenzone, chiedendo che sia tolta la tombinatura, pericolosa per la nostra casa e la zona sottostante».

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