venerdì, Aprile 19, 2024
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A Vilmezzano, Rubiana e Gaon cerimonia sui luoghi della tragica notte tra 27 e 28 gennaio 1945. Ricordati i caduti nei rastrellamenti nazifascisti di 59 anni fa

Viaggio per non dimenticare

L’altro ieri viaggio nella memoria di Caprino, per celebrare il sessantesimo anniversario del rastrellamento del 28 gennaio 1945 nelle località di Vilmezzano, Rubiana e Gaon. Una commemorazione ai caduti, ai prigionieri e ai cittadini che nell’area baldense, la notte tra il 27 ed il 28 gennaio 1945, subirono l’attacco delle brigate nere di Caprino e delle SS di Avesa. Fu una notte di terrore per la collina di Caprino, che vide uccisi tre uomini e rastrellata l’intera popolazione. «Hanno preso tutti, vecchi, donne e bambini. In dieci ci hanno fatto prigionieri e ci hanno portato a Verona, agli Scalzi, dove siamo rimasti circa un mese, poi ci hanno mandato ai forti San Mattia, Santa Sofia e San Leonardo, fino al 25 aprile 1945. Di dieci ne siamo usciti vivi in tre», racconta Assuero Martini, che oggi ha 78 anni e a quel tempo ne aveva 19 e da sempre vive a Vilmezzano. Il cugino Angelo Martini, 81 anni (all’epoca 22), è scampato all’arresto per pura fatalità. «Ancora oggi», dice, «non so spiegarmi perché mi abbiano rilasciato. Però prima mi hanno interrogato per 18 ore: mi hanno massacrato scientificamente. Quando mi hanno preso ero senza scarpe, con le sole calze e con un metro di neve. Le calze mi si sono rotte e arrotolate al polpaccio, strozzandomi le gambe, così mi si sono congelati i piedi. Non potendo più camminare mi hanno lasciato a Caprino». Assuero racconta: «Per tanti anni mi sono pentito amaramente di aver avuto le scarpe. Senza, forse, me la sarei cavata anch’io come mio cugino, che mi ha salvato la vita, perché mi ha trattenuto mentre cercavo di scappare. Se lo avessi fatto mi avrebbero sparato come agli altri». Il viaggio della memoria è iniziato alle 9.30 nella chiesa della Madonna del Carmelo, di Vilmezzano. Alla fine della messa sono stati depositati i fiori sotto l’epigrafe incisa sulle mura, con scritto: «Notte tra il 27-28 gennaio 1945 Vilmezzano. Rastrellamento nazifascista ricorda italiano!». Alle 11, seconda tappa nella piazzetta di Gaon. Sulla lapide di Gaon c’è scritto: «La barbarie nazifascista qui si accanì contro gli inermi predando e terrorizzando i gaoniti. A ricordo, 29.1.1947». Alle 11.30 altra tappa alla chiesa di Sant’Eurosia, a Rubiana. Ancora fiori sulla lapide che dal 28 gennaio 1965 ricorda: «Incolumi dagli spietati rastrellamenti nazifascisti i rubianesi a ricordo monito di libertà nel ventennale». Marcellino Arcangeli, 86 anni, la notte del 1945, a Rubiana, ne aveva 29. «Mi sono salvato», racconta, «perché sono scappato sul Monte Creta. Mi sono nascosto per mesi, di notte scendevo a casa per rifocillarmi. Per chi scappava c’era la condanna a morte. Chi veniva preso mentre scappava lo facevano sbranare dai cani. Sul monte c’era la brigata Avezzani dei partigiani e chi ci aderiva era condannato per tradimento». Martini conclude ricordando l’altro viaggio, quello di 60 anni fa: «Quella notte il rastrellamento è partito da Vilmezzano. A mezzanotte ci hanno trascinato per il Monte Creta, pieno di neve e senza strade. Tutta notte alla ricerca dei partigiani, siamo arrivati a Gaon e poi a Rubiana. Da lì ci hanno portato a Caprino e infine a Verona, dove siamo stati smistati». La cerimonia partigiana si svolge dal 1995 e viene celebrata dall’amministrazione comunale su proposta della sede caprinense dell’Associazione nazionale partigiani. Il sindaco Maria Teresa Girardi e il vice sindaco Giancarlo Brunelli quest’anno hanno reso omaggio in modo speciale ai protagonisti della storia. Alle 12 la cerimonia si è conclusa in municipio con la consegna di sei diplomi di benemerenza. Sindaco e vicesindaco hanno detto: «Vogliamo ricordare soprattutto ai giovani i valori di pace, libertà e democrazia. Cercheremo di organizzare anche con le scuole delle ricerche di testimonianze sul rastrellamento di quella notte».

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