giovedì, Aprile 25, 2024
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Resta in sospeso la formula giuridica dell’ente. La visita dell’assessore Albertoni non scioglie i dubbi. Sulla privatizzazione tutto tace. La Regione: «Riconvocheremo le parti»

Vittoriale, il futuro è un’ipotesi

Il futuro del Vittoriale di Gardone Riviera (200mila visitatori all’anno) è ancora in alto mare, anche se l’assessore regionale alla cultura Ettore Albertoni, in visita sul lago di Garda, conferma di voler convocare le parti «entro un paio di mesi, al massimo». Sul tavolo resta un dilemma: privatizzazione, o modifica dello statuto in altre forme a controllo pubblico. Dalla riunione di luglio per «l’esame conclusivo e urgente della situazione giuridica della Fondazione del Vittoriale» uscirono risposte interlocutorie. Albertoni portò le osservazioni dell’ufficio legale del Pirellone, e se ne andò dando l’arrivederci a settembre. Gli esponenti dell’Università di Brescia (Sandro Fontana), della Provincia (Roberto De Giuli), i sindaci di Salò (Giampiero Cipani) e Gardone Riviera (Alessandro Bazzani), il soprintendente per i beni ambientali e architettonici (Luca Rinaldi), i presidenti del Vittoriale (Annamaria Andreoli), della Camera di Commercio (Francesco Bettoni) e dell’Apt (Carlo Zani) rimasero con un palmo di naso. «Stiamo ancora aspettando – ha dichiarato il sindaco Bazzani, in consiglio comunale-. Il Vittoriale è una barca che rischia di andare a fondo». Gli ha fatto eco Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri e, a Gardone Riviera, esponente di minoranza: «È tutto congelato. L’ho verificato a Roma». Il nodo da risolvere è legato alla legge 59 del ’97 e al decreto 419 del ’99 che imponevano una drastica modifica nella gestione dei grandi complessi museali, allo scopo di evitare il rischio di dover tappare i rischi di eventuali perdite di esercizio. Da qui la necessità di una privatizzazione oppure di una trasformazione in struttura scientifica o una fusione con altri enti, pur mantenendo la proprietà allo Stato. L’elenco ministeriale ne comprendeva 28: gli Istituti di studio verdiani, germanici, giuridici, di archeologia e storia dell’arte, sull’alto medioevo, sul rinascimento, di numismatica, di storia della musica, «Casa Oriani», «Casa Buonarroti», «Domus mazziniana», l’Erbario tropicale di Firenze, eccetera. Per alcuni di questi l’istruttoria è stata completata, e il presidente del consiglio dei ministri (Silvio Berlusconi), tramite Franco Frattini, ha deciso di privatizzarli. Strada scelta anche dal consiglio di amministrazione del Vittoriale (è una Fondazione controllata dal Ministero dei Beni culturali, e gli utili sono reinvestiti in lavori di restauro: la Nave Puglia, lo spazio dedicato alla guerra, l’ex hotel Washington, il teatro, i giardini eccetera), formato da ben 17 persone, fra cui esponenti dell’Accademia nazionale dei Lincei, dei Beni archivistici di Milano, del Ministero delle Finanze, del Tesoro, della Pubblica istruzione, i sindaci di Salò e Gardone, il presidente dell’Apt e quello della Camera di commercio. Per rendere più snello il funzionamento, si è quindi predisposto un nuovo statuto, riducendo il numero dei componenti. Ma sull’altro versante c’è stato l’intervento dell’Università di Brescia, che intende acquisire il Vittoriale, portando avanti la soluzione della trasformazione in struttura scientifica. Lo «scontro» ha portato anche a un ricorso al Tar. Negli ultimi mesi è emersa l’indicazione di studiare una soluzione capace di raccogliere le risorse e le sinergie delle istituzioni locali, del mecenatismo privato, dei fondi etici, senza trascurare l’eventuale apporto dell’Università. «Di fronte a una situazione di stallo, sono stato chiamato ad occuparmene – commenta Albertoni, nel corso della sua visita sul lago-. Ho aperto una tavolo di lavoro, e interpellato i legali della Regione. C’è incertezza sull’interpretazione delle norme. I pareri non sono univoci». «Il Vittoriale – osserva l’assessore regionale – svolge una pluralità di funzioni. Da una parte accoglie migliaia di visitatori, che vengono a vedere la casa di Gabriele D’Annunzio. Dall’altra organizza gli spettacoli della stagione estiva, ospita dibattiti di studiosi, tiene i rapporti con le scuole eccetera. Io vorrei trovare una soluzione mista, riconoscendo insomma che la struttura è un patrimonio del Garda (salvaguardando quindi gli interessi degli enti locali) ma, al tempo stesso, che si tratta di un polo culturale, e l’Università può valorizzarne ulteriormente la ricerca. Adesso intendo ascoltare altri giuristi. Ma vi assicuro che, entro un paio di mesi al massimo, riconvocherò le parti».

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