venerdì, Aprile 26, 2024
HomeCulturaStoria«Volevo conoscere questi luoghi così importanti»
Il presidente a Solferino: qualche minuto di raccoglimento all’ossario, poi l’incontro con la folla. V

«Volevo conoscere questi luoghi così importanti»

Il primo saluto del presidente è per i bambini di Solferino. Appena sceso dall’auto presidenziale, nel piazzale antistante l’ossario del paese mantovano, Carlo Azeglio Ciampi infrange il rigido cerimoniale quirinalizio, spezza il fitto cordone degli uomini della sicurezza e si dirige senza esitazioni verso un gruppo di giovanissimi che lo acclamano in uno sventolio di bandierine tricolori. Sono le 11.15. Solferino è un paese blindato. Ogni strada d’accesso è controllata. Persino i tombini sono stati sigillati. Quarantadue anni dopo la visita di Giovanni Gronchi e Charles De Gaulle, un capo di Stato è tornato sui luoghi della storica battaglia risorgimentale. Ciampi, accompagnato dal ministro della Difesa Antonio Martino, a Solferino è accolto dal sindaco Luigi Lonardi, dal presidente della Provincia di Mantova Maurizio Fontanili, dal prefetto Sergio Ietto, dal vescovo Egidio Caporello e da uno stuolo di autorità civili e militari. La sosta del presidente in terra mantovana è breve. Giusto il tempo per deporre una corona d’alloro nell’ossario allestito nell’ex chiesa barocca di San Pietro in Vincoli e per qualche minuto di raccoglimento al suono del «Silenzio». Nessuna dichiarazione. Il momento delle parole arriverà poco dopo, a San Martino della Battaglia. Nell’ossario di Solferino Ciampi si limita a bisbigliare qualche frase al vescovo di Mantova. Mons. Caporello ci dirà poi che il presidente ha semplicemente manifestato la propria soddisfazione per un desiderio a lungo carezzato e finalmente esaudito, quello di visitare i luoghi della battaglia decisiva per le sorti del Risorgimento italiano e per il processo d’indipendenza del nostro Paese. Ciampi si intrattiene nell’ossario sei minuti per rendere omaggio ai 28mila combattenti che, tra morti e feriti, rimasero sul campo della battaglia del 24 giugno 1859. L’ossario, istituito nel 1870, custodisce i resti di 11mila soldati. Quando esce il presidente infrange per la seconda volta il cerimoniale. Spiazza gli autisti e gli uomini della Polizia di Stato e si incammina per un breve tratto lungo la discesa che dall’ossario della Rocca conduce al paese. Lo fa per stringere mani e ricambiare saluti. Sono migliaia le persone accorse a Solferino. Poi, dalla Rocca dell’ossario, il breve trasferimento in auto fino al Memoriale della Croce Rossa Internazionale, costruito nel 1959, in occasione del centenario della nascita dell’associazione, con marmi provenienti da tutto il mondo. Una sosta breve ma obbligata, perché San Martino e Solferino non sono solo i luoghi simbolo dell’unità d’Italia. Qui infatti il ginevrino Henry Dunant, osservando i feriti che a migliaia giacevano sul campo di battaglia, ebbe l’idea di creare un organismo che provvedesse a soccorrerli e curarli, la Croce Rossa Internazionale. Il viale che porta al Memoriale è addobbato a festa. Accanto ai tricolori, sui davanzali delle finestre, sventolano le bandiere della Croce Rossa. Prima di mezzogiorno il corteo presidenziale, tra un «ciao presidente» e un «viva l’Italia» urlati a squarciagola, si rimette in moto puntando verso San Martino, in terra bresciana. Ciampi si affaccia al finestrino e saluta con la mano. Il sindaco Lonardi è un uomo felice: «Per Solferino – dice – è un evento storico».

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video