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Al Vittoriale sì alla privatizzazione 

 Avrà efficacia a partire dal primo gennaio 2010 la cosiddetta «privatizzazione» del Vittoriale. Lo stabilisce il regolamento, che aveva già ottenuto i pareri favorevoli del Consiglio di Stato e dalla competente Commissione parlamentare, emanato dal Presidente della Repubblica e pubblicato martedì 15 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale. È l’ultimo atto del complesso processo di trasformazione giuridica dell’organismo di gestione della cittadella monumentale dannunziana, avviato dalla presidente Annamaria Andreoli e portato a compimento dal suo successore, Bruno Giordano Guerri. Tecnicamente il Vittoriale è trasformato da ente pubblico a «fondazione di diritto privato». Il nuovo statuto della fondazione è stato approvato dal Consiglio di amministrazione riunitosi a Gardone mercoledì ed ora dovrà ricevere la vidimazione formale del ministero dei Beni culturali. Si tratta di un provvedimento annunciato, che non mancherà però di suscitare qualche polemica. In primo luogo per l’esclusione dal Cda del sindaco di Salò, che in base al vecchio statuto faceva parte di diritto, così come il primo cittadino di Gardone, dal Cda della Fondazione. L’obiettivo della privatizzazione è una gestione più snella: «In pratica – ha più volte ribadito il presidente Guerri – cambierà poco: il Ministero dei beni culturali continuerà a vigilare sul complesso, ma avremo un Cda più snello, nel quale potranno entrare anche i privati, come le fondazioni bancarie, che potranno mettere nel Vittoriale energie, impegno e denaro da investire in un’operazione culturale meritevole che potrà addirittura essere redditizia». Le finalità del Vittoriale degli Italiani (un bene che, è utile ricordarlo, è di proprietà dello Stato Italiano per volontà testamentaria di Gabriele d’Annunzio, e che comunque rimarrà sottoposto alla vigilanza del Ministero per i Beni culturali) restano le stesse di prima. Ovvero: «conservare alla memoria degli italiani, nella sua consistenza attuale e nei suoi sviluppi futuri, il Vittoriale degli Italiani; promuovere e diffondere in Italia e all’estero, anche in coordinamento con gli istituti scolastici, la conoscenza dell’opera di d’Annunzio; concorrere con iniziative artistiche e culturali, in collaborazione con le autorità locali, allo sviluppo della regione del Garda; curare in via esclusiva qualsiasi utilizzazione economica dell’opera di d’Annunzio; esercitare la più rigorosa vigilanza per la tutela del nome e dell’immagine di d’Annunzio».

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