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Bisogna tornare a dedicare più tempo alla spesa

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La mag­gior parte degli ital­iani ritiene che la situ­azione eco­nom­i­ca del Paese sia neg­a­ti­va, men­tre la metà giu­di­ca pos­i­ti­va­mente il bilan­cio del­la pro­pria famiglia.  Ecco quan­to emerge dal­la pre­sen­tazione dei risul­tati del­la pri­ma indagine su “Gli ital­iani e l’al­i­men­tazione nel tem­po del­la crisi”, real­iz­za­ta recen­te­mente da -Swg e pre­sen­ta­ta nel cor­so del XI Forum inter­nazionale del­l’A­gri­coltura e del­l’Al­i­men­tazione, orga­niz­za­to da Coldiret­ti a Vil­la d’Este di Cer­nob­bio. CRISI: L’ITALIA STA PEGGIO  DEGLI ITALIANI  Se ben l’89% degli ital­iani ritiene che la situ­azione eco­nom­i­ca del Paese sia neg­a­ti­va, oltre la metà (53%) giu­di­ca pos­i­ti­va­mente il bilan­cio del­la pro­pria famiglia.  Una situ­azione che è con­fer­ma­ta dal fat­to che se il 49% dichiara di rius­cire a pagare appe­na le spese sen­za per­me­t­ter­si ulte­ri­ori lus­si e addirit­tura un 5–10% non è in gra­do di garan­tir­si il min­i­mo indis­pens­abile, c’è un 42% che affer­ma di vivere ser­e­na­mente sen­za par­ti­co­lari affan­ni. Alla crisi eco­nom­i­ca si aggiunge una forte pre­oc­cu­pazione per il futuro, con il 62% degli ital­iani che ritiene che la situ­azione eco­nom­i­ca del­l’I­talia sia des­ti­na­ta a peg­gio­rare. Una man­can­za di fidu­cia nel pro­prio Paese che emerge anche dal fat­to che il 54% degli ital­iani ritiene di aver dato all’I­talia più di quan­to ha rice­vu­to men­tre solo il 12% sostiene che ha rice­vu­to più di quan­to ha dato.  GLI ITALIANI RIDUCONO  GLI SPRECHI A TAVOLA  Il 57% degli ital­iani ha ridot­to lo spre­co di cibo per effet­to del­la crisi. Si trat­ta di una ten­den­za pos­i­ti­va in un Paese come l’I­talia, dove a causa degli sprechi dal cam­po alla tavola viene per­so cibo per oltre dieci mil­ioni di ton­nel­late: è impor­tante un recu­pero di sen­si­bil­ità nei con­fron­ti del cibo e del suo val­ore, soprat­tut­to in un mon­do dove la glob­al­iz­zazione dei mer­cati, a cui non ha fat­to segui­to quel­la del­la polit­i­ca, ha por­ta­to a un deficit di respon­s­abil­ità, di onestà e di trasparen­za. Ciò ha gen­er­a­to la crisi inter­nazionale e ha dram­mati­ca­mente legit­ti­ma­to la derubri­cazione del tema cibo fino a far­lo con­sid­er­are una mer­ce qual­si­asi, come fos­se un aspi­rapol­vere o un frig­orif­ero.  In Italia gli sprechi ali­men­ta­ri equiv­al­go­no a un val­ore annuale di ben 37 mil­iar­di di euro in gra­do di garan­tire l’al­i­men­tazione per ben 44 mil­ioni di per­sone. Tra col­oro che han­no ridot­to lo spre­co, il 47% lo ha fat­to facen­do la spe­sa in modo più ocu­la­to, il 31% riducen­do le dosi acquis­tate, il 24% uti­liz­zan­do quel­lo che avan­za per il pas­to suc­ces­si­vo e il 18% guardan­do con più atten­zione alla data di sca­den­za.  MAGGIOR TEMPO  PER FARE LA SPESA  Dopo anni si inverte la ten­den­za e aumen­ta il tem­po ded­i­ca­to dal­la mag­gio­ran­za degli ital­iani (55%) nel fare la spe­sa, nei con­fron­ti del­la quale ben il 72% dichiara di prestare più atten­zione rispet­to al pas­sato In Italia la tavola è una com­po­nente impor­tante del­la spe­sa famil­iare con un val­ore per famiglia che è sta­to di 467 euro al mese nel 2010, pari al 19% rispet­to al 19,1% des­ti­na­to a trasporti, com­bustibili ed ener­gia.  Se è dunque nat­u­rale che in tem­po di crisi ben il 61% con­fron­ti con più atten­zione i prezzi e il 59% guar­di alle offerte 3x2, è inter­es­sante ver­i­fi­care che ben il 43% si accer­ta del­la qual­ità dei prodot­ti e una per­centuale analo­ga ver­i­fi­ca la prove­nien­za.  Un risul­ta­to che mette in evi­den­za una ten­den­za alla ricer­ca del miglior rap­por­to prez­zo qual­ità per l’al­i­men­tazione davan­ti alla vastità del­l’of­fer­ta sug­li scaf­fali: non è un caso infat­ti che solo il 16% degli ital­iani dichiari di aver ridot­to la spe­sa o rimanda­to gli acquisti ali­men­ta­ri, una per­centuale supe­ri­ore solo alle spese per i figli (9%).  La con­sapev­olez­za del­l’im­por­tan­za di una buona ali­men­tazione è evi­dente, se con­fronta­ta con altri beni di con­sumo come l’ab­biglia­men­to, per il quale ha ridot­to la spe­sa il 51%, o le vacanze (50%) o, anco­ra, i beni tec­no­logi­ci (34%). 

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