venerdì, Aprile 19, 2024
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Catullo Spa. Gestione totale degli aeroporti di Verona e Brescia

Nasce il sistema del Garda: un bacino di 34.000 km2 e 15 milioni di abitanti

Dopo l’annuncio della concessione quarantennale per la gestione dell’aeroporto di Brescia in capo alla Catullo Spa, sono stati presentati oggi i risvolti economici e industriali e le prospettive di sviluppo di medio e lungo termine per la società. La Catullo Spa gestisce dal 2008 con concessione totale anche l’aeroporto di Verona. Le due concessioni in capo allo stesso ente gestore portano di fatto alla nascita del nuovo sistema del Garda, con una valenza strategica e industriale importante sia a livello nazionale che internazionale.

Alla conferenza stampa sono intervenuti per la Catullo Spa il Presidente Paolo Arena e il Direttore Generale Carmine Bassetti. Hanno partecipato anche il Sindaco di Verona Flavio Tosi, il Presidente della Camera di Commercio Alessandro Bianchi, in doppia veste di azionista di riferimento (con il 27,727% delle quote) e portavoce del mondo economico veronese, il Presidente della Provincia Giovanni Miozzi (terzo azionista con quote pari a 14,702%), l’on. Gianni Dal Moro e l’on. Alberto Giorgetti. Il Trentino-Alto Adige era rappresentato dal vicepresidente della Catullo Spa Pierluigi Angeli (la Provincia di Trento è il secondo azionista con il 21,49%). Per il sistema Brescia (che esprime il 6,195% delle azioni) era presente l’Assessore della Provincia Bontempi e membro del Cda Catullo Spa.

“Con il rilascio della concessione totale dell’aeroporto di Brescia in capo alla Catullo Spa si chiude l’ultima delle quattro macro sulla cui base è stato costruito il piano industriale di ristrutturazione e rilancio degli aeroporti – ha dichiarato il Presidente Paolo Arena – Solo otto mesi fa avevamo illustrato ai Soci la strada per rilanciare gli aeroporti, che prevedeva tappe dolorose di ristrutturazione, per costruire le nuove fondamenta da cui ripartire per lo sviluppo. Gli azionisti ci hanno dato fiducia, e oggi a loro va il mio ringraziamento”.

“Già lo scorso novembre avevamo annunciato la conclusione – ha proseguito il Presidente Arena – del processo di ristrutturazione, che ha visto la riduzione dei costi di struttura (per 2,5 milioni di euro) attraverso il taglio di spese non necessarie, la razionalizzazione della fisionomia del gruppo attraverso fusione o liquidazione societaria con l’assorbimento o la liquidazione delle controllate (per 6 milioni di euro) e la risoluzione dei contratti “tossici” (per un valore di 7 milioni euro). Sapevamo che non era sufficiente. Dovevamo ottenere l’affidamento della gestione di Montichiari per tornare all’equilibrio economico e per porre in essere reali condizioni di sviluppo”.

“Per questo la Società si è attivata – ha concluso il Presidente Arena – coinvolgendo il mondo politico ed economico, per convincere il Governo della solidità del piano industriale e delle importanti prospettive che la concessione avrebbe aperto per la società e il suo territorio. E’ stato fondamentale il lavoro di squadra con il mondo politico ed economico, oggi qui presente a cui va tutta la nostra gratitudine”.

Il Presidente ha poi ringraziato il Direttore Generale con lo staff dell’aeroporto, che ha lavorato per predisporre tutta la documentazione tecnica e ha lavorato per l’attuazione del piano industriale.

Il Presidente ha poi evidenziato come ora siano state create le condizioni per far partire il processo di ricostruzione, pur con la consapevolezza che si sta operando in uno scenario ancora in chiaroscuro, con alcuni primi segnali positivi come la stabilizzazione del traffico delle merci a gennaio, che la IATA (International Air Transport Association) definisce incoraggianti[1], e i profitti delle compagnie aeree in miglioramento, ma con il traffico passeggeri in Europa in calo lo stesso mese del 1,6% e l’80% degli aeroporti zona EU che registrano cali di traffico[2].

Nonostante la prudenza nelle previsioni e la consapevolezza che Verona sta scontando perdite di traffico a causa della debolezza dei vettori basati e dello scenario economico, la vision per lo sviluppo dei due aeroporti, di cui ora si detiene di entrambi la gestione totale, è definita chiaramente. Come Sistema del Garda, la Catullo Spa fa un salto di categoria passando da società che gestisce una concessione per un aeroporto regionale a gestore di un sistema aeroportuale con valenza strategica.

Il modello di gestione prescelto è quello della specializzazione dello scalo in funzione delle necessità del territorio, dato che il sistema del Garda è tecnicamente un sistema completo in quanto va incontro a tutte le esigenze del territorio soddisfacendo esigenze di traffico passeggeri e merci. Il modello del sistema è presente in molte altre realtà internazionali come Londra (sistema con 5 scali) e Parigi (sistema con 3 scali).

Nel caso del sistema del Garda, la specializzazione degli scali è stata fatta in modo da creare complementarietà delle funzioni operative tra Verona, prevalentemente dedicato ai passeggeri nel breve e medio termine, e Brescia prevalentemente dedicato alle merci nel breve termine e nel medio anche nei passeggeri.

 

Brescia Montichiari: da 40.000 a 84.000 tonnellate di merci entro 2020

Le previsioni di traffico a 15-20 anni, cioè il tempo minimo per programmare, indicano secondo stime prudenziali che in Italia si raggiungeranno 320 milioni di passeggeri e 3 milioni di tonnellate di merci.

Tra 30 anni, partendo dai 58 milioni di passeggeri attuali e considerando un tasso di crescita medio del 3% annuo (le stime Boeing e Airbus sono più aggressive), il Nord Italia dovrà essere in grado di gestire 130 milioni di passeggeri. Con riguardo all’aerea padana, avremo circa 60-70 milioni di passeggeri e almeno 1 milione di tonnellate di merci entrambi eccedenti rispetto alla capacità di portata dell’attuale assetto degli aeroporti.

Allo stato, le infrastrutture aeroportuali non hanno spazio per crescere, fatta eccezione per Brescia Montichiari.

Quest’ultimo è stato definito dagli studiosi un’opportunità, avendo spazio demaniale per svilupparsi ed essendo già adeguatamente infrastrutturato anche in termini di viabilità d’accesso. Nel medio/lungo termine, pertanto, Montichiari può giocare in squadra con gli altri aeroporti con funzioni di supporto specializzato agli scali del Nord Italia.

Gli studi hanno calcolato che il piano d’area varato dalla ragione Lombardia, vincolando i terreni che circondano Montichiari esclusivamente allo sviluppo di infrastrutture legate alle attività aeroportuali, danno all’aeroporto la possibilità di svilupparsi su un’area più grande dell’attuale estensione dell’aeroporto JFK di New York e del Charles De Gaulle di Parigi. Nessun altro aeroporto del Nord Italia ha simili possibilità di espansione. Ragion per cui, nel medio lungo termine Brescia potrà avere prospettive di sviluppo anche nel traffico passeggeri attraverso adeguati sviluppi infrastrutturali.

“Lo sviluppo nell’immediato dell’aeroporto di Montichiari – ha dichiarato il Direttore Generale Carmine Bassetti – è tuttavia nel traffico merci, per la cui gestione non sono richiesti nel breve termine investimenti infrastrutturali.

Sono in essere trattative, con compagnie cargo asiatiche e investitori, che si erano interrotte lo scorso dicembre a causa di notizie che davano in forse il rilascio della concessione. È evidente, infatti, che nessuna compagnia aerea è disposta a fare progetti di sviluppo su un aeroporto in una situazione di governance incerta.

Le trattative sono state riavviate a seguito del rilascio della concessione e si auspica di poter incidere già sulla programmazione della prossima stagione IATA (autunno 2013-dicembre 2014)”.

“L’obiettivo del piano industriale – ha concluso il Direttore Generale Carmine Bassetti – prevede un incremento del traffico merci a 60.000 tonnellate nel 2015, per poi progressivamente crescere fino a 84.000 tonnellate entro il 2020. L’equilibrio economico dello scalo monteclarense si stima possa essere conseguito con la movimentazione di 60.000 tonnellate l’anno. Il traguardo dell’equilibrio economico sarà raggiunto attraverso un progressivo miglioramento del conto economico già quest’anno e per tutto il 2014”.

Nonostante il 2012 abbia risentito degli effetti negativi della perdurante situazione congiunturale, le stime di crescita contenute nel piano industriale dello scalo bresciano appaiono compatibili con i forecast di settore, che evidenziano prospettive future positive per il mercato italiano su tutte le direttrici di traffico. Un’analisi commissionata dalla IATA, infatti, indica nel 4,2% il tasso medio di crescita del traffico merci atteso fino al 2015, trainato in primo luogo dalle direttrici verso l’Asia (5,2%) e verso il Medio Oriente (5,4%). Rispetto a tali proiezioni va evidenziato come in Italia vi sia un netto sbilanciamento tra la componente import (25%) e quella export (75%) del traffico cargo.

Si tratta di un dato positivo, che colloca l’Italia subito dopo la Germania per export di merci aviotrasportate. A ulteriore conforto di questo stato di fatto, figurano i dati 2011 che, a fronte di una crescita del PIL nazionale dello 0.4%, hanno visto l’export segnalare un incremento del 11.2% . Gli stessi dati sono confermati a livello locale. Unioncamere Veneto infatti ha evidenziato come nel 2012, il Pil del Veneto ha segnato una contrazione del -1,9% , ma le esportazioni continuano a crescere del +1,6%, per un valore di oltre 51 miliardi di euro.

Nel valutare le prospettive di crescita dell’aeroporto di Montichiari va tenuto conto che la catchment area nella quale Brescia è inserita si trova all’interno della cosiddetta “Blue Banana”, termine usato per indicare una dorsale economica e demografica nell’Europa occidentale che dall’Inghilterra si spinge fino alla Pianura Padana, con una popolazione di circa 110 milioni di abitanti.

Allo stesso tempo, Brescia Montichiari è situata all’interno dell’area padana, una delle zone più popolose ed economicamente più sviluppate d’Italia, con una popolazione di circa 20 milioni di abitanti (33% della popolazione italiana), 1,8 milioni di imprese (33% sul totale Italia), un PIL generato pari a ca. 600 miliardi di Euro (corrispondente a circa il 40% del PIL nazionale), nonché una movimentazione merci in importazione ed esportazione che è pari al 54% del totale italiano.

L’aeroporto di Brescia Montichiari, inoltre, è caratterizzato da alcuni significativi vantaggi competitivi rispetto ad altri scali, tra cui la possibilità di operare in notturna senza interferire con aree urbane, la realizzazione di nuove infrastrutture stradali e ferroviarie, in primis la nuova autostrada BREBEMI che, entro il 2013, permetterà di collegare in meno di 25 minuti lo scalo bresciano alle aree situate ad est di Milano, dove in larga misura sono collocati i principali operatori logistici. Inoltre, va considerata la presenza di infrastrutture nuove e non sature sullo scalo, con personale qualificato con specifico know-how cargo.

Di conseguenza, per gli operatori logistici specializzati in cargo aereo, l’aeroporto di Brescia Montichiari rappresenta una piattaforma localizzata nelle aree di maggior produzione del Paese e posizionata, strategicamente, sul Corridoio 1 verso il Brennero, con la possibilità di intercettare contemporaneamente anche quello del corridoio n. 5, rendendo economicamente – oltre che ambientalmente – sostenibile il trasporto intermodale.

E’ stato anche evidenziato come il trasporto avio delle merci segua percorsi prestabiliti, che partono e arrivano nei maggiori hub mondiali. Ci sono importanti flussi che si muovono dal Far East al Nord America via Europa e da cui, di fatto, l’Italia è a oggi esclusa.

La strategia di Montichiari è quella di diventare parte integrante di questi flussi globali, offrendo supporto logistico alle merci attualmente in “fuga” dall’Italia verso altri aeroporti europei, ma anche quelle provenienti dal Far East con destinazione Africa.

Per questo motivo è indispensabile che Montichiari possa contare sul sostegno di un partner importante che lo inserisca all’interno delle direttrici del traffico merci internazionale.

Per essere sviluppato ulteriormente, Brescia Montichiari necessita di un «know how» specifico di settore che potrà essere acquisito con l’ingresso nella compagine sociale di un partner industriale.

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