«Schedare» le cascine bresciane per stilare un classifica delle cento di maggior pregio.Un censimento che potrà diventare la leva per il rilancio delle attività rurali o un ulteriore volano per lo sviluppo culturale e turistico della provincia. Sono gli obiettivi del protocollo d’intesa firmato ieri mattina in Broletto da Alberto Cavalli, presidente della Provincia e monsignor Antonio Fappani, presidente della Fondazione civiltà bresciana. Il progetto, della durata di due anni, mette a disposizione di un’equipe di esperti la somma di 120 mila euro del bilancio provinciale per la compilazione di schede tecniche sull’ingente patrimonio urbanistico della campagna bresciana. La Fondazione, invece, s’incarica di attivarsi per reperire da enti pubblici o privati gli altri 180 mila euro necessari per coprire il costo complessivo. L’indagine coinvolgerà ben 104 comuni: 78 in pianura e 26 in montagna, con esclusione dei municipi ricompresi nelle Comunità montane. L’esplorazione non parte al buio, ma con l’ausilio dalle cartografie già in possesso della Provincia, per giungere ad un quadro generale sulle architetture rurali più significative. Un modo anche per integrare il contenuto del Piano territoriale di coordinamento provinciale e, nel caso, apporre le opportune modifiche. Il nesso «cascine e territorio» binomio inscindibile impone l’estensione della ricerca anche sulla cornice degli elementi circostanti ricompresi nel capitolo «agricoltura». Torri, colombaie, palazzi padronali, chiese e santelle sono i contenuti sul versante urbanistico che dovrà per forza sconfinare nell’esame degli intricati sistemi idrici, nella varietà delle prosperità arborree e nei paesaggi della provincia. Rigore scientifico e ampio respiro per una compilazione che ambisce ad essere anche un trattato sulla tradizione bucolica bresciana. Il protocollo siglato rappresenta così l’occasione per valorizzare il «settore primario», non solo il più longevo della provincia, ma anche il comparto che sul territorio può vantare una ricchezza storica senza eguali. Le secolari tradizioni e la specificità della cultura contadina locale consentono di considerare tale ambito come la trave portante dell’identità bresciana. In questa prospettiva sarà impossibile scindere lo studio dei manufatti dal contesto socio-economico delle zone. Alberto Cavalli consapevole dell’ambizione del progetto, conferma la precisa intenzione di «riscoprire i luoghi della lavorazione agricola, le attività e la problematicità della cascina nell’epoca moderna». Una filosofia sulla quale si potranno innestare iniziative future tese a ripensare il ruolo dei luoghi dell’agricoltura, oggi teatro di abbandoni dannosi per l’intero settore economico. Ma la ricaduta sul territorio è prevista fin dalla presentazione delle prime schede. «La cascina – spiega Aristide Peli, assessore al territorio e ai parchi – conserva aspetti rurali, ma anche culturali e sociali». Su quest’ultimi è rivolta l’attenzione dei primi passi da parte dell’amministrazione provinciale, all’indomani delle rilevazioni. «Se una trasformazione a venire richiede tempi più lunghi – conferma Peli – la progettazione di percorsi culturali e turistici sulle aree mappate sarà agevolata proprio dai risultati della ricerca». Provincia e Fondazione civiltà bresciana sono i soggetti firmatari dell’intesa che implica comunque il coinvolgimento di altri enti per un lavoro a più voci, calibrato secondo le diverse competenze. Con gli attori dell’accordo sarà schierata anche la partnership di Regione, assessorati del Turismo, Attività produttive e Cultura, Camera di Commercio, Soprintendenza e Ordini professionali. Un pool di esperti e di enti impegnati a ripercorrere gli itinerari dell’«Albero degli zoccoli».
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