venerdì, Marzo 29, 2024
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L’intervento costato un miliardo e 300 milioni di vecchie lire. Altri lavori in arrivo: entro marzo il municipio torna in sede

Comune, finito il restauro

«Il restauro del Palazzo comunale è ultimato – dice il sindaco di Polpenazze, Giancarlo Ribelli, professore di matematica -. Entro il mese di marzo effettueremo il trasloco dall’edificio che abbiamo utilizzato provvisoriamente, la vecchia sede del Consorzio provinciale. La superficie degli uffici è aumentata, visto il recupero del solaio. Gli impiegati potranno così lavorare con maggiore spazio a disposizione. L’intervento è costato un miliardo e 300 milioni di vecchie lire, di cui 200 milioni ricevuti dalla Regione Lombardia come contributo a fondo perduto. Tra l’altro abbiamo inserito un ascensore, e ripulito il mastio, tutto in pietre a vista, una struttura molto antica. In accordo, ovviamente, con la Soprintendenza. Il progetto era stato redatto in occasione di una tesi di dottorato. I lavori li ha diretti Barbara Scala». Il Palazzo confina col castello, sorto al tempo delle invasioni ungare, all’inizio del ‘400, e distrutto dai Visconti. Nel 1426 la Serenissima consentì di ricostruirlo. Alla fine del ‘500, la parte meridionale della cinta muraria fu abbattuta per fare spazio alla nuova parrocchiale. Una torre fu trasformata in campanile. Del castello sono rimasti soltanto l’ingresso e un tratto di mura nel quale si distingue il vano di un torricello. Il mastio è stato appunto inglobato dal municipio. Il sindaco illustra poi le altre opere in cantiere. «In collaborazione con l’Amministrazione provinciale, sistemeremo i marciapiedi nella parte bassa del paese. Sposteremo in località Fontanelle la pesa pubblica e, dalla piazzetta sino alla farmacia, realizzeremo un marciapiede. Quindi il discorso del cimitero. Con 200 milioni di vecchie lire dovremo costruire i nuovi loculi. Stiamo studiando la soluzione migliore con la Soprintendenza. Prevista infine, nel bilancio, la sistemazione del sagrato davanti alla chiesa, con pavimentazione e arredo. Stanziamento di un miliardo. Esiste già un vincitore del progetto-concorso. In ogni caso un intervento ancora tutto da valutare», conclude Ribelli. Intanto, sono fermi i lavori della chiesa principale, eseguiti dal parroco. Ultimati gli interventi esterni (copertura, intonaci, facciata, eccetera), occorre adesso provvedere agli interni (impianti elettrici, vetrate, casa del sacrestano). Don Roberto ha utilizzato i 750 milioni raccolti a suo tempo tra le famiglie di Polpenazze, il Comune, la Fondazione Cariplo, la Conferenza episcopale italiana, i gruppi del volontariato. Per completare le opere ha bisogno di ulteriori 600 milioni, che sta cercando di raggranellare ricorrendo a contributi e offerte. La chiesa, dedicata alla Natività della Madonna ed edificata nel corso del XVI secolo, ha una facciata di ispirazione barocca, risalente a cento anni fa, disegnata dai Tagliaferri. Contiene dipinti di Grazio Cossali (cornice di legno dorato del bresciano Tommaso Moretto), Pietro Marone, Bertanza. Notevoli il coro ligneo e il grande Crocifisso. I lavori conservativi e di restauro, coordinati dall’architetto Ermes Podavini, si sono resi necessari per evitare che l’umidità e le infiltrazioni d’acqua provocassero danni più gravi. Eliminate anche le barriere architettoniche. L’intero complesso è vincolato ai sensi delle legge 1089 del 1° giugno 1939, ma dallo Stato non sono ancora arrivati contributi. Continua, dunque, l’operazione di abbellimento del centro storico. Polpenazze conserva alcune caratteristiche originali, apprezzate (in particolare) dagli esperti. Molti edifici, ad esempio, hanno strutture murarie realizzate con ciottoli di fiume, pietre sbozzate, a volte conci squadrati; ampi portali ad arco prevalentemente ribassato, con mattoni disposti ortogonalmente per fare da cornice; primo piano con pavimenti in legno; finestrelle a tutto sesto od ogivali. Nei fabbricati a schiera, a due o più piani, predominano le finestre rettangolari ad arco interno abbassato; spesso, verso il cortile, ci sono dei ballatoi in legno. Poi gli edifici a corte, con la facciata interna scandita da un portico con loggia soprastante: quelli rustici hanno la stalla & la cantina al piano terra, mentre gran parte del primo era utilizzato come fienile; i più signorili hanno le stanze di abitazione divise da un corridoio interno. Da ultimo gli immobili più massicci: la loggia scompare e viene sostituita dalla galleria interna di disimpegno; l’edificio si sviluppa lungo i lati che racchiudono il cortile; non mancano le decorazioni nei portali e nelle cornici delle finestre. Tante cose sono andate perse, molte possono essere ancora conservate.

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