Centosettanta dati al secondo, sessanta chilometri di lago percorsi con un natante a bordo del quale c’è una sofisticata apparecchiatura collegata a sua volta con un satellite mandato in orbita dall’Agenzia Spaziale Europea. Tutto questo per eseguire un rilevamento superveloce della qualità delle acque delle acque del lago di Garda praticamente in tempo reale. E nella sua prima uscita, «Fata» (acronimo di fluorescenza, assorbimento, trasmissibilità e attenzione) che rientra nel progetto Ninfa finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, ha già colpito. Si tratta di due scarichi situati nel basso lago, uno sulla sponda bresciana e l’altro su quella veronese, altamente inquinanti (soprattutto quello nell’area veneta). Nel suo primo giro ricognitivo «Fata» ha raccolto più di 2 milioni e mezzo di dati al giorno. Il programma di check-up è stato messo a punto dal Cnr di Milano, di cui fa parte Eugenio Zilioli (coordinatore del Centro rilevamento ambientale di Sirmione) in collaborazione con le Università di Helsinky (Finlandia) e Uppsala (Svezia). Qual’è l’obiettivo finale? «E’ quello di realizzare – spiega Zilioli – una mappa sulla qualità delle acque del Garda attraverso il satellite: questo ci garantisce più rapidità e più consistenza nei dati trasmessi. Si tratta di un sistema che ci permette di utilizzare un modello ottico che può “guardare” fino a 15 metri sotto la superficie dell’acqua e di ottenere in pochi istanti una enorme messe di numeri». La rilevazione, che avviene ripetiamo con l’ausilio determinante del satellite «Envisat», lanciato in orbita per scopi esclusivamente ambientali dall’Esa (Agenzia Spaziale Europea), viene effettuata a bordo di un natante dotato di un’apparecchiatura scientifica. Esemplificando al massimo, la struttura è composta da una canna che pesca l’acqua del lago che viene versata in una camera interna, il cui scopo è quello di eliminare eventuali vuoti d’aria. Il campione d’acqua va a finire in quattro piccole camere stagne in cui ci sono dei laser ottici. In un secondo, si diceva, questa apparecchiatura è in grado di sfornare oltre 170 dati che poi, grazie ad un programma computerizzato del tutto particolare, vengono rielaborati in pochissimi istanti. Dati che sono in grado di offrire ai ricercatori un quadro pressocchè certo e inconfutabile. Per esempio, nella sua prima uscita «Fata» ha fornito informazioni sul sedimento presente in una vasta area del Garda, oppure la presenza di scarichi inquinanti. Ebbene, il satellite ne ha catturati due, molto ben visibili. Uno sulla costa bresciana, l’altro su quella veronese: quest’ultimo sarebbe di notevole gravità. Nessuno, però, ha voluto indicare con precisione esatta ubicazione. Le analisi biologiche e limnologiche sono state condotte in stretta collaborazione dalle agenzie regionali di protzione del’ambiente: l’Appa di Trento, l’Arpav di Verona e dal Cra di Sirmione, con Eugenio Zilioli e Paolo Fila. Cosa ha visto in conclusione «Fata»? Che il corpo idrico al largo si trova in una cond izione ottimale. Non altrettanto si può, invece, affermare per la zona a ridosso della costa, dove sono stati individuati scarichi inquinanti. La ricerca dovrà essere effettuata in primavera e in estate. Un’ultima annotazione. In dodici ore distribuite in tre giorni di attività l’imbarcazione ha percorso 180 chilometri di lago ad una velocità di 23 nodi, raccogliendo ben 7 milioni di dati. Che grazie al computer vengono resi leggibili in pochissimo tempo.