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Finiti i restauri del Palazzo comunale

Ieri mattina a Salò è cominciato il trasloco degli uffici comunali. Finalmente si ritorna nello splendido Palazzo sul lungolago, abbandonato nei giorni successivi al terremoto del 24 novembre 2004, e rimesso a nuovo dall’impresa Bertolasio di Tignale, con un intervento durato esattamente un anno (dal giugno 2005 fino a oggi). La ditta Cortesi, specializzata in traslochi, ha iniziato a caricare sui camion (e a trasportare) carte, faldoni, tavoli, armadi e computer del Demanio, Ragioneria, Tributi, Economato, che per un anno e mezzo avevano trovato ospitalità nell’auditorium dell’Istituto tecnico «Battisti», in piazza Bezzecca (rimarranno tutti chiusi fino al 13 giugno). Dal 12 al 16 giugno toccherà a Servizi sociali, Pubblica istruzione, Cultura e sport, che entreranno a piano terra dell’edificio ristrutturato, assieme al book shop, seguito in modo accurato da Gigi Gozza, con i libri dedicati al lago di Garda e dintorni: un’autentica vetrina sotto il porticato. L’Anagrafe, invece, dovrà pazientare. Rimarrà infatti nell’auditorium, in attesa dell’ultimazione del recupero dell’ex Liceo, in via Fantoni, dove andrà a finire tra un paio di mesi, assieme ai Vigili urbani. Per quanto riguarda gli uffici accolti nella palazzina della Telecom, a cento metri di distanza dal «Battisti», si è partiti col materiale dei Lavori pubblici (chiusi al pubblico dal 5 al 16 giugno), per continuare con Edilizia Privata, Urbanistica, Commercio, Personale e Ufficio sisma (dal 9 al 16). Al primo piano: la sala del consiglio, le stanze del sindaco, del segretario, della giunta. Al secondo troveranno posto anche il locale per le riunioni, fornito di postazione video, e il Gruppo di azione locale, costituito dalle due comunità montane (Valle Sabbia, Alto lago) e da operatori pubblici e privati per valorizzare il territorio attraverso il sostegno a iniziative culturali, imprenditoriali e di ricerca. Fra un paio di settimane l’attività a Palazzo riprenderà quindi a pieno regime. Il fabbricato sul lungolago deriva dall’unione di due edifici costruiti in epoche diverse: il lato ovest nel 1386, quello a est (verso piazza della Vittoria, conosciuta per l’imbarcadero) nel 1524. Gli storici concordano nel ritenere che il progettista sia stato l’architetto Sansovino, il cui vero nome era Jacopo Tatti. Dopo il terremoto del 1901 fu completamente riedificato, e inaugurato l’8 settembre 1906. E il prossimo 8 settembre, a distanza di cento anni, verrà ufficialmente tagliato il nastro per il restauro appena ultimato (mancano solo piccoli lavori di finitura e gli allacciamenti). L’intervento è costato tre milioni e 600 mila euro, di cui due milioni e 300 mila erogati dalla Regione Lombardia come contributo a fondo perduto. Il resto, un milione e 300 mila, è giunto dalla Reale Assicurazione. Merito del direttore generale, Giuseppe Iovene, che alcuni anni fa modificò le polizze, chiedendo alle compagnie di introdurre il rischio terremoto. Hanno firmato il progetto, garantendo inoltre il controllo quotidiano dei lavori, l’architetto Anna Gatti, responsabile dell’Ufficio tecnico, e il geometra Angelo Del Miglio, con la collaborazione di Paolo Beschi, dello studio Techne di Brescia e dell’ingegnere Gianni Ziletti. «L’immobile è stato migliorato dal punto di vista sismico – spiega il funzionario Flavio Casali -. La parte strutturale eseguita (tiranti, tirafondi e reticolari, inseriti nelle murature e a livello di solai, poi ricoperti dai pavimenti) non è visibile. A livello architettonico non ci sono state modifiche di prospetti, piante o altezze. Le partiture dei locali hanno mantenuto le loro dimensioni originali, e l’appartamento del custode (che ha traslocato altrove, ndr), ricavato negli anni Sessanta, è stato riportato alla vecchia conformazione, in modo da riproporre l’atrio del piano sottostante». Oltre al restauro di un affresco di Angelo Landi, sotto il soffitto dello scalone d’onore, e la pala di Giovanni Andrea Bertanza nel salone consiliare, sono stati risanati un soffitto a cassettoni, di epoca veneziana, motivi liberty e numerose decorazioni, ricoperte dagli intonaci nel corso dei secoli. Nell’edificio troveranno collocazione anche i mobili che erano rimasti all’Asl: cassettoni, tavoli, scrivanie e divani.

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