venerdì, Aprile 19, 2024
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Perfino le Porte Brescia e Verona in lista tra i beni che lo Stato offre. «Forse è solo un’esigenza del bilancio» spera l’architetto Bozzetto. «La legge tutela quegli edifici». Il sindaco: «Operazione sconcertante del governo»

Fortezza vendesi? No del Municipio

Porta Brescia e Porta Verona in vendita? Potrebbe anche accadere, visto che le due porte urbane della fortezza veneziana sono inserite nell’elenco dei beni dello Stato, reso noto nelle scorse settimane da Legambiente, che ha lanciato l’allarme sul rischio di vedere dismesso parte del patrimonio naturalistico, storico e architettonico italiano. «È un fatto piuttosto sconcertante», commenta il sindaco Bruno Dalla Pellegrina, «anche perché si tratta di una lista che, per quanto riguarda Verona e provincia, vede Peschiera fare, per così dire, la parte del leone, con molte proprietà tra quelle facenti parte delle numerose servitù militari e non». Vi sono inclusi edifici e terreni del Genio militare e strutture legate alla storia del centro arilicense e alla presenza veneziana prima e austriaca poi. «Fa un certo effetto vedere indicati anche monumenti, appunto, come Porta Verona e Porta Brescia, che sono parte integrante della nostra fortezza nonché i maggiori punti di passaggio per il nostro centro storico. Viene proprio da chiedersi che cosa se ne potrebbe ricavare, forse un nuovo punto di pedaggio?» «D’altra parte», gli fa eco l’assessore alla cultura Walter Montresor, «Peschiera ha questa peculiarità. Un’eredità monumentale splendida e unica ma anche pesantissima per la difficoltà di gestione che ne consegue. Il Comune non può affrontare da solo le spese, alquanto onerose, di manutenzione di immobili che poi non può gestire. Un bene del Demanio, quindi dello Stato, dovrebbe essere di tutti, ma la gestione attuata da questo ente non rispecchia sempre questa realtà». «La nostra amministrazione comunale è attenta e disponibile a collaborare con tutti ma c’è bisogno dell’intervento degli enti centrali per risolvere questo tipo di problema. Enti che non possono, come già accaduto in passato, presentarsi solo quando c’è da chiedere l’affitto di un certo bene, magari aumentandolo perché ha più valore dopo che il Comune vi ha speso soldi per sistemarlo». Il futuro di Peschiera, dunque, passa ancora una volta attraverso il suo passato, o meglio «attraverso ciò che si deciderà di fare di questo patrimonio storico e architettonico unico», lo conferma Lino Vittorio Bozzetto, architetto e storico autore del volume Peschiera, storia della città fortificata . «In effetti la sola pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale, dell’elenco dei beni patrimoniali di uno Stato risponde ad un’esigenza di redazione di bilancio più che a un intento di vendita», dice Bozzetto. «Ciò non toglie che sia altrettanto legittimo, da parte degli enti locali, preoccuparsi e porre attenzione a quanto può accadere e, in tal senso, vanno precisati alcuni passaggi». «L’elenco in questione riguarda beni e strutture sottoposte a vincolo: una sola parola, molto semplice, dietro la quale, però, si cela un meccanismo complesso: spetta al ministero dei Beni culturali rilasciare non solo il nulla osta per la cessione di un bene vincolato ma anche indicare i parametri per il suo futuro utilizzo». «Pertanto», continua Bozzetto, «se non si può negare che esista il pericolo di vedere messi in vendita, tra gli altri, anche gli edifici arilicensi, va detto che la legge ha passaggi fermi e obbligati che devono essere rispettati e sui quali vi sono, poi, organismi deputati al controllo. L’importante, a mio avviso, è che si trovino soluzioni giuste per la loro destinazione visto che anche il lasciarli senza interventi rischia di comprometterli definitivamente».

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