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Giochi di strada: el Gnao

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Desenzano_Porto Vecchio

Nome sim­pati­co per questo gio­co la cui orig­ine non ci è nota, las­ci­amo ai ricer­ca­tori l’onere di sco­prir­lo.

Ore ed ore di gio­co con un sem­plice barat­to­lo di con­ser­va vuo­to. Rin­cor­rersi, saltare, gri­dare ai mar­gi­ni di una piaz­za, di una stra­da, oppure all’in­ter­no di una corte per colpire con un bel sas­so (la sgàia) un barat­to­lo vuo­to e recu­per­are il sas­so sec­on­do certe regole.

Dal­la cuci­na veni­va il barat­to­lo, che è preferi­bile chia­mar­lo come allo­ra “bus­solot­to”, ormai vuo­to del­la con­ser­va di pomodoro (si chia­ma­va solo così, non c’èra­no i pelati, i pezzetti­ni o altre cose derivate).

Veni­va cat­tura­to e mes­so in dis­parte, poco dopo diven­ta­va il sim­bo­lo del gio­co. La mar­ca del­la con­ser­va (dif­fi­cile trovare la mar­ca Cirio, quel­la era per i Siòri) sarebbe scom­parsa dopo qualche giorno di gio­cate, ammac­ca­ta e ricom­pos­ta fino a che un altro bus­solot­to sarebbe venu­to a sos­ti­tuire quel­lo ormai anda­to a finire sul­la bici­clet­ta del vec­chio per­son­ag­gio che rac­coglie­va tut­to: strac­ci, ossa e lat­tine di met­al­lo vuote.

Era impor­tante avere una sgàia. Attrez­zo di ricer­ca accu­ra­ta: una pietra piat­ta il più pos­si­bile e ben bilan­ci­a­ta, che ser­vi­va per colpire e roves­cia­re il bus­solot­to mes­so in un pun­to pre­ciso.

La sga­ia, di cir­ca 10/12 cen­timetri di diametro dove­va stare ben bilan­ci­a­ta in una mano, ed i più la cer­ca­vano sulle rive del lago: pietre belle, rotonde e piat­te abbon­da­vano, ben limate da sec­oli di onde e di risac­ca.

C’er­a­no anche le pietre un pochi­no anche indus­tri­ali, ma solo per­ché qual­cuno si indus­tri­a­va a farse­le da sé.

Chi rius­ci­va a recu­per­are qual­cosa tra gli scar­ti di qualche cantiere edile, pote­va sfog­gia­re una sgàia anche di mar­mo o anche di vec­chi mat­toni, oppure di vere pietre di lago recu­per­ate dal­la demolizione o rifaci­men­to di un muro. Le più belle per­ciò le ave­vano i figli dei mura­tori, la mate­ria pri­ma per loro era di facile dotazione per­ché ave­vano in famiglia le sgaie e gli attrezzi per lavo­rarse­le per abbel­lir­le e ren­der­le adat­te al gio­co. Bisog­na­va dare, con un martel­lo ed a pic­coli colpi, una for­ma roton­deg­giante per favorire al meglio i lan­ci e la bilan­ciatu­ra del pez­zo. Quin­di si anda­va a gio­care con il bus­solot­to e la sgàia per­son­al­iz­za­ta.

Vedi­amo ora le regole: il gio­co deve essere fat­to su una stra­da, las­cian­do spazio per il pas­sag­gio delle bici­clette e di car­ret­ti, oppure in un ango­lo di piaz­za, e su ter­ra bat­tuta (non c’era asfal­to!); non c’è lim­ite di gio­ca­tori, anzi più sono e meglio è; il gio­co così si fa più dif­fi­cile e più ani­ma­to; va trac­cia­ta una bel­la riga sul ter­reno con una sgàia, e dietro si met­ter­an­no i gio­ca­tori per il lan­cio che dovrà abbat­tere il gnào; a dieci/quindici pas­si dal­la riga trac­cia­ta pri­ma bisogna dis­eg­nare, sem­pre sul ter­reno e con una sgàia, un bel cer­chio del diametro di due o al mas­si­mo tre spanne, dove poi sarà mes­so al cen­tro il gnào al quale tirare; si fa la con­ta per asseg­nare il cus­tode del gnào (“in prat­i­ca per chi sta sot­to”) che si va a met­tere nei pres­si del cer­chio con il bus­solot­to al cen­tro; il suo com­pi­to sarà di cus­todir­lo e potrà fare pri­gion­ieri gli avver­sari (che poi dovran­no “stare sot­to”), rimet­ten­do in pie­di il barat­to­lo e cor­rere per “toc­care” gli altri gio­ca­tori, come vedremo.

Si com­in­ciano i lan­ci con buona mira e via al gio­co.

Vedi­amo adesso cosa può suc­cedere: il gio­co con­siste nel cer­care di abbat­tere il bus­solot­to e cor­rere a recu­per­are il pro­prio sas­so; però, se chi lan­cia non abbat­te il bus­solot­to e la sgàia si fer­ma fuori del cer­chio, diven­ta pri­gion­iero di chi “sta sot­to”; non può cor­rere a recu­per­ar­la fino a che un altro non riesca a but­tar giù il gnào; com­pi­to del cus­tode del gnào è di rin­cor­rere l’avver­sario e toc­car­lo (se ce la fa) dopo aver, però, rimes­so al suo pos­to in pie­di e al cen­tro del cer­chio il bus­solot­to; se ci riesce con­quista la pos­si­bil­ità di essere bat­ti­tore e man­dare “sot­to” colui che è sta­to toc­ca­to.

Atten­ti a qualche con­sid­er­azione: con molti gio­ca­tori si fa un bel gio­co; è preferi­bile, in tal caso, allun­gare la dis­tan­za dal­la riga al gnào, il bel­lo è per­cepire l’at­ten­zione di tut­ti, quan­do diver­si sas­si lan­ciati non han­no potu­to essere rac­colti non aven­do col­pi­to il gnào sono sul ter­reno; lo scattare da dietro la riga a ripren­der­si il sas­so, quan­do un tiro fa cadere il barat­to­lo ed il cus­tode che corre a rimet­tere in pie­di il gnào e poi corre anco­ra per toc­care almeno uno degli altri per vin­cere il suo pos­to sono i momen­ti migliori e più bel­li del gio­co.

da “I quaderni del Rigù”

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