venerdì, Marzo 29, 2024
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Smontate le tele del famoso pittore seicentesco. Due anni di restauri costeranno 155 mila euro

In cura il trittico del Celesti

E dopo trecento anni tre tele di Andrea Celesti, di grandi dimensioni, 28 metri quadrati ciascuna («La caduta di Simon Mago», «Cristo che consegna le chiavi a San Pietro», «Il martirio dei santi Pietro e Paolo»), sono state tolte dall’abside della chiesa parrocchiale di Toscolano per essere trasportate in città, nel laboratorio di Gian Maria Casella, dove saranno restaurate. La «deposizione», iniziata martedì pomeriggio, si è conclusa ieri. Le tre opere, che erano collocate sopra l’antico coro ligneo, alle spalle dell’altare maggiore, sono state schiodate dalle cornici barocche dorate, arrotolate su un rullo e caricate su un camion. Necessario l’intervento di una squadra di esperti e della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Mantova. Il restauro durerà almeno due anni. Il parroco, don Fausto Prandelli, conta di coprire il costo (superiore ai 155 mila euro, 300 milioni di vecchie lire) con le offerte di aziende e famiglie. Un Comitato cercherà di sensibilizzare associazioni e popolazione. «Il grande trittico ha il suo fulcro nella scena di Cristo che consegna le chiavi a S.Pietro – afferma Isabella Marelli -, ed è completato dai due episodi ai lati, in una composizione racchiusa nelle grandi diagonali che convergono verso la figura del Padre. Sullo sfondo di cieli azzurri, attraversati da nubi rosate e lampi di luce, si affollano personaggi accuratamente descritti. «Quanto a Simon Mago, che si vantò di essere il più potente, è ritratto mentre si lancia da una torre di legno, con complici travestiti da demoni. Ci sono svolazzi verdi e violetti, e creature dagli occhi di bragia. Nella piazza le donne spaventate indossano gonne a righe colorate. I soldati sfoggiano armature da parata, elmi dai lunghi pennacchi e spadoni dall’elsa traforata. Il dignitario si pavoneggia in un lungo pastrano di seta verde, e ostenta una moneta antica appesa alla catena d’oro. L’imperatore occupa un posto di riguardo sul trono improvvisato. Sembra di assistere a un momento di vita di corte o di un melodramma. Non mancano, infatti, il nano con la giubba azzurra ricamata d’argento e l’immancabile scimietta. Lo sguardo dello spettatore resta attratto e meravigliato di fronte alla varietà multicolore di personaggi, suppellettili e arredi». Di Andrea Celesti non si conoscono con certezza nè la data di nascita (forse il 1637) nè quella di morte (attorno al 1712). Dopo avere lavorato a Venezia, si trasferì sul lago di Garda. «La leggenda – prosegue Marelli – sostiene che era stato messo al bando dal doge Alvise Contarini, offeso da una tela che lo ritraeva con le orecchie di asino, allusive alla sua ignoranza in materia di arte. Una storia romantica, probabilmente contaminata dalla cultura ottocentesca per la quale la genialità di un pittore era legata a un carattere impulsivo e ribelle, ma contraddetta dall’intensa attività svolta da Celesti fra il 1688 e il ’90 per le chiese di Desenzano, Salò, Avio, nel municipio di Lonato, poco consona a un esiliato». A Toscolano si unì in matrimonio con Martina Davagni, presenti Scipione Delai, Camillo Sgraffignoli e Girolamo Tamagnini, che appartenevano a ricche famiglie locali e che, come membri della Confraternita del SS.Sacramento, gli commissionarono le decorazioni della parrocchiale Con il passare del tempo, le opere del Celesti si sono deteriorate, tanto che nel 1990, in occasione di una campagna del Fai per la salvaguardia ed il recupero dei beni, si cominciò a parlare della necessità di intervenire sulle splendide tele. Nel ’93 Gian Maria Casella restaurò otto teleri («La vocazione di Pietro e Andrea», «La pesca miracolosa», «San Pietro liberato dal carcere», «San Pietro che risana lo storpio», ecc.) e gli stemmi che ornano le cornici dei finestroni. A distanza di dieci anni, l’operazione è ripresa.

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