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La battaglia è una cannonata

Peschiera si è risvegliata con negli occhi ancora i colori soprattutto delle bandiere e delle divise di francesi ed austriaci, con nelle orecchie il frastuono di fucili e cannoni (che hanno caratterizzato le battaglie campali delle giornate gardesane nel ricordo del 203° anniversario della Repubblica Cisalpina), e con i numeri del successo della rievocazione storica: quattrocento figuranti, all’incirca quattromila ospiti a seguire l’assedio alla fortezza, otto giudici a «decifrare» le gesta e le strategie degli appassionati eserciti nel contendersi, ora più che allora, la migliore popolarità. Un insieme di dati confortanti che hanno fatto ritenere agli organizzatori di essere sulla strada del definitivo primato non solo nazionale ma internazionale per avvenimenti di questo tipo. Il lavoro di due consiglieri comunali come Michele Gottardi e Nicola Bizzocoli, la certezza che le riproposizioni ambientali non sono mai le stesse in questi anni (proprio per i diversi momenti di storia vissuta di Peschiera), il coinvolgimento di un intero paese sono alla base del successo della rievocazione. La mancanza, poi, di «errori di regia» hanno convalidato la tesi della grande professionalità. E tra gli «interpreti» delle giornate di rievocazione ne abbiamo scoperti alcuni di veramente appassionati. Come Andrea ed Alessandro che arrivano da Rovereto e fanno parte delle truppe austriache.Si rifanno al reggimento granatieri (in perfetta divisa bianca) e sono particolarmente fieri del loro berrettone di pelo d’orso. Sono stati «catturati» al fascino della rievocazione storica per la passione delle armi e per la loro abilità nella gestione dei fucili, data anche dall’appartenenza ad una società di tiro a segno. Con loro è un altro trentino, in divisa completamente diversa: un colore grigio verde. Si capisce che è un’altra comparsa austriaca, dallo stesso zaino dei colleghi. Ma si precipita ad affermare che la divisa che lui sfoggia apparteneva ai “Kaiser Jagher” (meglio conosciuti da noi come i cacciatori dell’ imperatore Francesco). Con un tessuto di panno attentamente esaminato e confrontato con le divise esposte al museo militare di Vienna. Ma il «cacciatore dell’imperatore» si pavoneggia non poco, quando riesce a scendere in altri particolari precisi. Quando in pratica va ad analizzare il ruolo di quel soldato austriaco di quel tempo. Si trattava di un esploratore, guastatore e tiratore scelto, in possesso di una carabina rigata con una potenzialità balistica in grado di colpire ad oltre cento metri di distanza. L’arma veniva utilizzata soprattutto per uccidere gli ufficiali nemici (più facilmente individuabili rispetto agli altri soldati). Tutto ciò, i turisti italiani e stranieri hanno potuto ammirare ed imparare in questi giorni a Peschiera. Ma soprattutto sabato sera quando, attorno a Peschiera, è stato deciso un cordone di isolamento: per vivere in modo giusto la rievocazione. Con carabinieri, protezione civile, volontari che hanno bloccato il traffico dalle 20 alle 23. Per far apprezzare i tanti colori dell’avvenimento. Le cartucce dei fucili, ad esempio, erano studiate con cinque, sei grammi di polvere nera e l’aggiunta di farina: per una fiammata che si faceva facilmente riconoscere. La rievocazione ha offerto anche un annullo postale e per ricordare l’episodio sono state ideate quattro cartoline del periodo napoleonico con Peschiera, Mantova, Brescia e la Chiusa di Ceraino e due stampe (che si rifanno alla carta del dipartimento del Mincio). Ed ancora fuori dagli schemi del protocollo ufficiale si sono ammirate le cornamuse scozzesi che nella mattinata di domenica non hanno voluto mancare all’ appuntamento per le strade di Peschiera tra curiosi intenti ad ammirare gli strumenti a fiato, ma anche il tipico abbigliamento della compatta banda scozzese. Poi, a metà pomeriggio, i francesi, con la loro resa agli austriaci, hanno dichiarato chiusa questa terza edizione di rievocazione storica a Peschiera.

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