venerdì, Aprile 19, 2024
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L’Ulivo valuta il progetto dei trentini auspicando il coinvolgimento del ministero dei Lavori pubblici. A rischio 4 mila posti di lavoro e un movimento turistico che vale 700 miliardi

«La statale va riaperta in attesa del tunnel»

Riapertura della statale con soluzioni tampone concordate con il ministero dei Lavori pubblici in attesa del tunnel, per non compromettere un movimento turistico che fattura 700 miliardi. Sulla questione della Gardesana prendono posizione i gruppi consiliari del centrosinistra presenti in Consiglio provinciale. Lo fanno dopo incontrato gli amministratori dell’alto Garda: fra gli altri, il sindaco di Tignale, Manlio Bonincontri, e gli assessori Antonio Moro Fabrizio Bontempi. L’incontro si è svolto in un clima di preoccupazione per i riflessi economici, turistici ed ambientali provocati dalla frana. Gli amministratori ed i politici dell’Ulivo hanno approfondito alcune questioni e, alla luce della discussione sono emerse alcune osservazioni e diverse proposte: «dal 22 dicembre dell’anno scorso la Gardesana occidentale è chiusa nel tratto che da Limone porta a Riva, bloccando il transito con il Trentino ed il nord Europa – premettono gli esponenti del centrosinistra -. Poiché questa è la seconda grave interruzione, che ha interessato il tratto citato, la Provincia autonoma di Trento ha deciso di intervenire con una soluzione definitiva. Questa prevede la realizzazione di una galleria naturale della lunghezza di circa 1,5 chilometri in alternativa all’attuale sede stradale, che, durante l’esecuzione dei lavori della durata di circa due anni, dovrebbe rimanere chiusa al traffico. «La soluzione prospettata, ottimale, perché risolverebbe in maniera definitiva il problema della sicurezza su quella porzione stradale – sostengono i gruppi dell’ Ulivo – risulta invece deleteria per quanto concerne la sopravvivenza dell’economia turistica del Garda bresciano. Infatti, tra Limone e Salò si registrano 10 milioni di presenze stagionali di ospiti, oltre 4 mila addetti nel settore turistico per un fatturato di circa 700 miliardi, escludendo l’indotto (artigianato e commercio)». Le Province di Trento e Brescia, assieme alla Comunità montana Parco alto Garda Bresciano, si sono incontrate nei giorni scorsi per discutere sulla soluzione prospettata dalla Provincia autonoma di Trento. È stato raggiunto un accordo che prevede la redazione di una perizia geologica, per verificare se è possibile la messa in sicurezza della sede interessata dalla frana. A parere degli esponenti provinciali del centro – sinistra tale perizia «va valutata anche alla luce delle diverse e possibili soluzioni transitorie, e, comunque, condizionata dall’apertura della strada. Inoltre, la perizia deve tener conto del grado di pericolosità complessivo sul tratto Gargnano – Riva e non solo sul tratto trentino; non avrebbe senso, infatti, chiudere la sola parte trentina e lasciare libero il transito in quella bresciana, se il livello di rischio fosse simile. Perciò essa dovrebbe essere ulteriormente approfondita e integrata, avvalendosi di periti espressi da altri livelli istituzionali, da coinvolgere per la soluzione del problema immediato e per prospettare soluzioni definitive, quanto mai necessarie». Il centrosinistra bresciano sollecita, pertanto, i propri rappresentanti in Parlamento e nel Consiglio regionale ad intraprendere due importanti iniziative: «occorre incontrare amministratori e politici trentini per illustrare la questione e concordare ipotetiche soluzioni; in seconda analisi è fondamentale allestire un tavolo di confronto fra una delegazione di politici, amministratori ed operatori economici gardesani con il ministero dei Lavori pubblici, per esporre le problematiche e le soluzioni prospettate, così da reperire le risorse necessarie».

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