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Le aole sono scomparse

Luci ed ombre sullo stato di salute della fauna ittica benacense. La mappa del ’’pescato’’, parametro di riferimento per stabilire la consistenza delle diverse specie di pesci che popolano le acque benacensi, è stata fornita, basandosi sui dati della cooperativa di Garda, da Ivano Confortini, ittiologo veronese, nel corso del recente convegno rivano dedicato alle acque del Garda. Sono in crescita i carpioni, risaliti ai quantitativi degli anni Ottanta, e quindi, visto che le due specie sono in competizione, risultano in calo i lavarelli. Risulta buona anche la cattura di agoni, lucci, persici e tinche. A questi dati positivi fanno però riscontro le dolenti note. Sono ad esempio quasi sparite le alborelle. Le cause sono probabilmente ambientali: per favorirne la riproduzione bisognerebbe riportare le ghiaie in dolce degrado sulle spiagge. C’è inoltre da considerare il fattore della difficoltà di riproduzione della specie a causa delle scorpacciate di uova ad opera di cigni ed altri volatili acquatici, presenti in numero sempre crescente attorno al Garda. E quando non sono i volatili a fare razzia di uova, ci si mettono le oscillazioni dei livelli del lago. «Le variazioni dei livelli – ha detto Ivano Confortini – asciugano le zone di lago a basso fondale prossime alla riva. Proprio in tali aree vengono deposte le uova da parte di un gran numero di specie, tra cui l’alborella, il cavedano, il triotto, la carpa, il lavarello e la trota, che pertanto possono essere messe in secca con danno irreparabile per le stesse. Gli effetti risultano più evidenti nel basso lago dove le rive sprofondano più dolcemente». La scomparsa delle alborelle, tra l’altro, ha reso rarissimo una tipicissimo prodotto gastronomico del Garda, le “aole de mura”, condimento per la pasta, elemento di sapore in salse, frittate ed altri piatti gustosi ormai introvabile. È crisi nera anche per la trota lacustre, ammesso che esista ancora. La trota lacustre (da non confondersi con la trota marmorata, tipica dei fiumi, né con la iridea o la fario) è in via di estinzione da una cinquantina d’anni, da quando non può più risalire il fiume Sarca, che sfocia nel Garda tra Riva e Torbole, per depositare le uova nei meandri sabbiosi del corso d’acqua, l’unico sito idoneo di tutto il bacino benacense. Gli ostacoli che la trota lacustre incontra sulla strada di una corretta riproduzione naturale sono sostanzialmente due. Innanzi tutto la drastica riduzione della portata d’acqua del fiume dovuta allo sfruttamento idroelettrico. In secondo luogo le numerose briglie, gli sbarramenti orizzontali posti lungo l’alveo che bloccano il passaggio ai pesci. La situazione, se non irrecuperabile, viene definita preoccupante. Urge, dunque, correre ai ripari. Un piano per salvare la trota lacustre dall’estinzione è salpato recentemente dal Garda trentino. Il progetto di salvaguardia della specie mira ad eliminare gli ostacoli che impediscono ai pesci la risalita del fiume: le briglie saranno ridotte per consentire alle trote di ’’scavalcarle’’. Saranno inoltre riviste le modalità di utilizzo delle acque pubbliche. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare la portata del Sarca dagli attuali 2 metri cubi al secondo ai 5-9 necessari per ricreare un habitat idoneo alla corretta riproduzione della specie.

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