Home Attualità «L’ex asilo è ormai un rudere»

«L’ex asilo è ormai un rudere»

«Da diversi anni ormai, l’ex asilo di via Don Gnocchi versa in condizioni fatiscenti. È giunto il momento, senza porre ulteriori indugi, che sia totalmente ristrutturato e cancelli quell’immagine di trascuratezza che, per la sua posizione centrale, dà della nostra cittadina»: comincia così la lettera che il responsabile del Circolo territoriale gardesano di Alleanza Nazionale, Daniele Tacchini, ha inviato all’assessore regionale Massimo Giorgetti, anch’egli di An. «Desideriamo farci portavoce presso l’assessore regionale Massimo Giorgetti – continua Tacchini – affinché i lavori di ristrutturazione possano cominciare quanto prima, e, con l’occasione, considerata la volontà dell’attuale amministrazione di realizzare un sottopasso praticabile anche dalle carrozzelle e quindi senza barriere architettoniche, sarebbe oltremodo auspicabile che la Regione concedesse una parte della sua proprietà per attuare quanto sopra esposto». In effetti, il palazzone dell’ex asilo non è certo un bel biglietto da visita per Garda. Ridotto in condizioni pietose, è in posizione centralissima, a lato della rotonda che, sulla strada Gardesana, all’incrocio per Costermano, ha sostituito il vecchio semaforo. L’edificio, intitolato ad Umberto Principe di Piemonte, era stato inaugurato l’11 giugno del 1908. A renderne possibile la costruzione erano stati una prima donazione al comune di una casetta e di un terreno da parte di don Giulio Boccali, prete garibaldino, e poi un sostanzioso contributo della contessa Pincherle. Di lì sono passate generazioni di gardesani. Il caseggiato ha poi cessato la funzione di sede della scuola materna nel 1972. Da allora s’è fatto un gran discutere sulla sua destinazione: chi voleva abbatterlo, chi ricavarci un supermercato, chi farci la nuova sede municipale. Si raccolsero firme per sostenere l’una o l’altra tesi. Inevitabilmente, l’argomento ha surriscaldato per un paio di decenni il dibattito politico locale. Finalmente, nel ’96 il futuro del palazzo sembrava delineato: il Consiglio comunale ne aveva infatti deciso la cessione per un miliardo di lire all’azienda di promozione turistica, alla quale era destinato un finanziamento regionale di pari importo. Ma nessuno aveva fatto i conti con la burocrazia statale, la quale stabilisce che un ente territoriale possa cedere parte del proprio patrimonio vincolato solo ad un altro ente territoriale: niente da fare, dunque, per la vendita fra il comune e l’Apt, che era solo un «ente strumentale» della Regione. Allora ecco che l’anno dopo il Comune ha deciso di vendere l’ex asilo direttamente alla Regione, la quale s’impegnava a ricavarci sia la sede dell’Apt della Riviera degli Olivi, sia gli uffici di altre importanti entità, come ad esempio l’ispettorato di porto. E stavolta i vari enti cointeressati erano tutti d’accordo: anche i ministeri competenti (quelli dei Beni culturali e quello delle Finanze), che avevano dato il via libera. Poi però l’iter s’è bloccato, anche perché nel frattempo la Regione aveva deciso di eliminare le Apt, delegando le Province in materia di turismo. Ora il Circolo gardesano di An sollecita la Regione: occorre che la ristrutturazione parta al più presto.

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