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Non sarà il parco dei divieti

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Si fa più con­cre­to l’o­bi­et­ti­vo di isti­tuire il par­co delle , un’oc­ca­sione ormai imperdi­bile per sal­vare il ter­ri­to­rio dal­l’edilizia sel­vaggia, pun­tan­do su uno svilup­po qual­i­ta­ti­vo e sosteni­bile. Dopo otto mesi di un appas­sio­n­ante dibat­ti­to che ha coin­volto 100 asso­ci­azioni ambi­en­tal­iste e grup­pi di volon­tari­a­to, 41 Comu­ni in tre province e due regioni, oggi ci sarà a Lona­to un pri­mo incon­tro oper­a­ti­vo. Dal sog­no ci si avvic­i­na alla realtà, dalle parole si pas­sa ai fat­ti. In occa­sione del sem­i­nario, che avrà inizio alle ore 9, nel­la sala del teatro Italia, si for­mer­an­no quat­tro grup­pi di lavoro che avran­no tre mesi di tem­po per pro­durre doc­u­men­ti propos­i­tivi sui quat­tro nodi cru­ciali del futuro par­co: i suoi con­fi­ni, gli obi­et­tivi sostanziali e di prin­ci­pio, le forme di autono­mia finanziaria, le tappe del­la real­iz­zazione. Dei grup­pi di lavoro faran­no parte espo­nen­ti del mon­do asso­cia­ti­vo e isti­tuzionale, invi­tati numerosi, o anche sem­pli­ci cit­ta­di­ni. Si fa sul serio, insom­ma, e tut­to per mer­i­to del Comune di Lona­to che, per pri­mo, ha pre­so l’inizia­ti­va di tradurre in atti con­creti le acco­rate pro­poste dei grup­pi ambi­en­tal­isti per il par­co. Già da due mesi a Lona­to è atti­va una com­mis­sione che sta preparan­do il ter­reno per i grup­pi di lavoro che si for­mer­an­no oggi, e che li seguiran­no anche nelle tappe suc­ces­sive. Un’o­biezione viene spon­tanea: Lona­to è solo uno dei 41 Comu­ni com­pre­si nel ter­ri­to­rio del futuro par­co. L’inizia­ti­va lonatese è lode­v­ole, però le indi­cazioni del­la com­mis­sione non saran­no affat­to vin­colan­ti per gli altri enti locali, e sono numerosi. «Ma qual­cuno dove­va pur rompere il ghi­ac­cio — risponde il sin­da­co -. Se pri­ma di par­tire aves­si­mo dovu­to aspettare di met­tere d’ac­cor­do 41 sin­daci, io dico che non sarem­mo più par­ti­ti. La nos­tra com­mis­sione e i quat­tro grup­pi daran­no una trac­cia, una base su cui lavo­rare, un pun­to di parten­za utile per tut­ti. Poi ognuno ci met­terà del suo, ma intan­to ser­vi­va un’inizia­ti­va conc­re­ta per pas­sare final­mente dalle parole ai fat­ti». Il sin­da­co sem­bra molto deter­mi­na­to, e par­la del­l’in­con­tro di oggi con la solen­nità deg­na di un even­to stori­co: «Chi parteciperà al sem­i­nario potrà dire con orgoglio di avere con­tribuito alla nasci­ta del Par­co delle colline moreniche del Gar­da». Ed è così, con ottimis­mo e solen­nità, che l’ar­d­ua impre­sa com­in­cia sul serio. Ma che tipo di par­co sarà? I grossi nodi da sciogliere sono due: la perime­trazione (dove sarà il ter­ri­to­rio del par­co) e i vin­coli di tutela. Sul­la pri­ma ques­tione si trat­ta di scegliere tra includ­ere l’in­tera zona com­pre­sa nel tri­an­go­lo fra Salò, Vol­ta Man­to­vana e Affi, oppure indi­vid­uare una serie di aree ben pre­cise, pre­giate e sparse a mac­chia di leop­ar­do per vin­co­lare solo quelle. Sono scelte da fare. Sul tipo di tutela la stra­da sem­bra già trac­cia­ta: sul ter­ri­to­rio non ver­rebbe pos­to un vin­co­lo totale, che ingesserebbe l’edilizia e le attiv­ità eco­nomiche, ma qual­cosa di meno rigi­do, che fac­cia di tut­to questo una oppor­tu­nità per un cer­to tipo di svilup­po eco­nom­i­co, qual­i­ta­ti­vo, sosteni­bile, più mira­to. «La novità con­siste nel nuo­vo tipo di par­co a cui noi pos­si­amo puntare — spie­ga il pro­fes­sor Vale­rio Romani, mem­bro del­la Com­mis­sione par­co di Lona­to e docente di Piani­fi­cazione ambi­en­tale all’ di Gen­o­va -. Non pen­si­amo al vec­chio par­co tradizionale, imposta­to sui divi­eti, ma fonda­to su prin­cipi più mod­erni e real­is­ti­ci di , quel­li che con­sid­er­a­no tutela e val­oriz­zazione del­la natu­ra come final­ità com­ple­men­tari a quelle del­lo svilup­po delle attiv­ità umane». Facile? Tut­t’al­tro. «Siamo anco­ra molto lon­tani dal­l’o­bi­et­ti­vo — ammette il pro­fes­sore — ma com­in­ci­amo in questi giorni ad avvic­i­nar­ci».

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