C’è un filo verde che collega l’abbazia di Maguzzano sul Garda alla cascina Clarabella sul lago d’Iseo: è il tracciato di uno dei percosi ciclabili voluti dalla Provincia di Brescia ma è anche l’eco dell’«Ora et labora» benedettino che colloca nella stessa tradizione il recupero di territorio e uomini compiuto in tempi e luoghi diversi. La metafora è stata usata ieri dall’assessore provinciale ai Lavori pubblici Mauro Parolini nel trarre le conclusioni del convegno tenutosi in due giornate a Maguzzano e a Iseo sul tema delle «greenways» realizzate sia nel Nord Europa sia in Italia. Vie ciclabili che anche da noi, come ha ricordato Natalia Fumagalli, coordinatrice dell’Associazione italiana Greenways, stanno producendo l’effetto di far sorgere nuove attività economiche. Nel Cremonese, a sentire l’assessore provinciale Fulvio Guarneri, si deve al cicloturismo domenicale l’avvio del recupero di cascinali abbandonati. In provincia di Ferrara, secondo l’assessore provinciale Romano Po, le greenways sono state intese come «elemento di racconto lento del territorio e di supporto a un’economia fragile». Nel Bresciano, a detta di Parolini, i chilometri fruibili in bicicletta saranno 300 entro l’autunno, e altrettanti se ne realizzaranno nei prossimi 5 anni. Percorsi che connettono tratti di strada o di sterrate o di piste di nuova costruzione, mettendoli però tutti in sicurezza. «La sfida vera, adesso – rilancia Riccardo Geminati, presidente della Fondazione Pianura Bresciana di Cigole – è che i Comuni, le associazioni «no profit» e i privati integrino gli investimenti fatti dalla Provincia con altri investimenti, magari piccoli, creando lungo le vie ciclabili agriturismi, bed & breakfast, punti di sosta e accoglienza per cicloturisti». Secondo il sindaco di Iseo, Marco Ghitti, le greenways hanno pure la funzione di aiutarci a ritrovare memoria e valori perduti. Per Davide Fortini, coordinatore dell’Agenda 21 locale, lo sviluppo innescato dalle greenways deve armonizzare le esigenze dell’economia, il rispetto dell’ambiente e l’attenzione al sociale. Cosa che si sta facendo alla cascina Clarabella, dove alcuni edifici rurali, situati in un’area degradata dall’escavazione dell’argilla, sono stati ristrutturati e ora sono sede di tre cooperative sociali che operano per il reinserimento lavorativo di malati psichici. Vi sono state inaugurate, prima del dibattito, la struttura agrituristica ricavata nell’ex stalla e l’antistante stazione di sosta per cicloturisti.