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Pizze in centro, no al divieto

Per la seconda volta nel giro di dodici mesi il comune di Sirmione deve incassare un «no» al divieto di consumare pizze e panini farciti nel suo centro storico. I giudici del Tar di Brescia, ai quali si era rivolto il titolare della società Fortune, Fabio Peschiera (assistito dall’avv. Alberto Luppi), hanno infatti accolto il ricorso di sospensione del provvedimento con il quale dal 1 gennaio prossimo sarebbe scattato in centro l’off limits agli alimenti (eccetto gelati e granite) da asporto, dunque tutto ciò c’è da mettere sotto i denti. Si tratta di un’ordinanza, non dunque di una sentenza di merito, ma il destino della discussa delibera della Giunta Ferrari (difesa dagli avvocati Bertuzzi, Sina e Cominassi) appare segnato. Soprattutto per le ragioni esposte dai giudici (presidente Scognamiglio, cons. Morri, relatore Tenca) i quali nutrono seri dubbi «sulla sussistenza in capo all’Amministrazione di dettare norme che incidono ancora pesantemente sullo svolgimento di un’attività economica già retta da proprie regole di salvaguardia igienico-sanitaria».In buona sostanza ciò vuol dire che un Comune non può arrogarsi il diritto-potere di mettere a repentaglio l’attività economica di un locale, che ha investito il proprio futuro sulla vendita di panini e pizza da asporto. Piuttosto, scrivono anche i giudici di via Malta, «il Comune avrebbe dovuto sperimentare le misure alternative potenzialmente più miti già suggerite con l’ordinanza cautelare dell’ottobre 2005, volta ad ovviare ai lamentati inconvenienti mediante posa di ulteriori contenitori, ovvero l’esercizio di una maggiore e più oculata vigilanza da parte della Polizia urbana». Ma cosa diceva di nuovo il regolamento comunale? Che gli esercizi pubblici interessati alla vendita di pizze, panini, eccetera, avrebbero dovuto consegnare, a partire dal 1 gennaio 2007, il prodotto in busta di carta pesante a sacchetto chiuso mediante sistema meccanico o altro, in modo da non consentire un’apertura accidentale. Il prevedimento, inoltre, indicava la possibilità alla clientela di poter consumare il prodotto nei parchi del centro storico e nelle vaste zone immediatamente adiacenti. E ancora, sui sacchetti il commerciante avrebbe dovuto far riportare la dicitura, anche in lingua straniera, del divieto di consumare la pizza lungo le strade o sul ponte scaligero. Non sono bastate queste modifiche, né tanto meno il regolamento di polizia urbana che precisa che «in determinate aree di pregio (come il centro storico, ndr.), con apposita ordinanza, possono essere stabilite particolari prescrizioni per le modalità con cui devono essere confezionati gli alimenti, i cibi precotti al momento della vendita e per la loro successiva consumazione nelle aree pubbliche». Insomma, quanti si aspettavano che si potesse porre fine ad un fenomeno, per certi versi indecoroso (molti servizi giornalistici ne hanno spesso parlato in termini non favorevoli) a causa dell’immagine, dovrà rassegnarsi.

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