giovedì, Marzo 28, 2024
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Un episodio dimenticato degli anni Trenta: il cedimento della famosa passeggiata di Gardone Riviera. Venne rifatto nel 1936 dall’architetto di D’Annunzio

Quando il lungolago crollò

L'Amministrazione comunale di Gardone Riviera ha in corso di studio il nuovo arredo del lungolago Gabriele d'Annunzio dopo le recenti opere relative al rifacimento dei pali per l'attracco e alla passerella, precedute da un primo intervento d'arredo comprendente anche il gazebo e il ripristino di parte del roseto. Il caratteristico lungolago venne progettato nel 1909 dall'ing. Edoardo Gerosa di Salò e realizzato tra il 1909 e il 1911 per uno sviluppo di 325 metri e una larghezza di 7 da piazza Wimmer a Villa Norsa (Rimbalzello), in territorio di Salò; la spesa preventivata fu di 60.000 lire. Le opere, comprese quelle del porticciolo, furono ultimate nell'autunno 1911. Altri lavori vennero attuati anche nel 1927. Il sostanziale assetto attuale risale al 1936, su progetto dell'architetto del Vittoriale Gian Carlo Maroni, con la demolizione di una decina di fabbricati dell'antico villaggio, dopo il grave crollo della struttura avvenuto all'inizio degli anni Trenta. Fausto Galeazzi, vera memoria storica di Gardone – e non solo – ricorda assai bene quel drammatico evento. «Il crollo iniziò improvvisamente dalla piazzetta dell'imbarcadero e proseguì poi lentamente sino all'altezza dell'attuale porticciolo. Al ritorno da scuola trovai alcuni gardonesi spaventati nel giardino Cattadori: lo stesso proprietario del giardino, Pietro Cattadori, il suo amico Giuseppe Facchini, il titolare del Bar , Vittorio Rubagotti, il proprietario della sartoria Fabbroni. «Davanti al negozio Scarpetta, alla sinistra dell'Hotel du Lac, erano bloccati due musicanti; uno stava suonando la chitarra e l'altro il mandolino. E ancora, sul tratto che va dal porticciolo al Rimbalzello si erano rifugiati i fratelli Luciano e Sergio Jarach con l'amico Vasco Moederle in carrozzella, perché paralizzato alle gambe, tutti scappati dal terreno che franava loro sotto i piedi. Poco dopo venne costruito un lungo ponte di legno per consentire il transito, raffigurato anche in un bel dipinto di Pier Focardi che ancora oggi documenta quel drammatico evento».

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