Mucillagine, moria di lucci, la scomparsa delle aole, avvistamenti sempre più rari di sardine. Che cosa sta succedendo nelle acque del Garda? Giuseppe Veronesi detto «Taki», pescatore velista di lungo corso di Castelletto, ne ha viste tante sul lago e non è preoccupato più di tanto: «A volte capita che si debbano penare le pene dell’inferno per tirare su le reti a causa di un’alga gelatinosa. Questa mucillagine verde di solito verso la fine di giugno scompare e allora nell’Alto lago cominciano a ritornare i lavarelli», afferma Veronesi. «I carpioni invece sono andati a rifugiarsi nel golfo di Salò perchè sulla sponda veronese tra Navene e Torri sui fondale si è depositata una fanghiglia rossastra che è arrivata nel lago attraverso la galleria Adige Garda che sbocca a Torbole. Questo fango purtroppo ricopre le zone dove i carpioni vanno a depositare le uova. Le sarde invece trovano ancora dei luoghi dove possono andare in frega e infatti vicino alla costa se ne pescano », sostiene il Taki. Nel basso lago si continuano a pescare con regolarità lucci, persici e sardine. Da qualche anno invece si sono perse le tracce di aole e veroni. Nel Garda trentino invece tra Torbole e Riva sono stati avvistati diversi lucci morti. «Le acque del Garda godono di buona salute», assicura il rivano Vincenzo Ceschini vice presidente della Comunità del Garda che si occupa di pesca e balneazione. «Lo confermano anche le analisi che vengono effettuate dall’Adac (l’automobil club della Germania) e che vengono diffuse con la collaborazione della Comunità del Garda in tutta Europa. Non solo. In molti Comuni benacensi e tra questi c’è anche Desenzano, che è quello più popoloso, l’acqua del lago viene utilizzata per l’approvvigionamento idrico». Come si spiega quindi il calo della fauna ittica nel Benaco? «Il calo del pescato riguarda sopratutto l’Alto Garda», risponde Ceschini. «E’ un fenomeno che è da attribuire sia a eventi naturali ma anche a causa dell’uomo. Qualche anno fa venivano regolarmente effettuate le semine di avanotti e funzionavano almeno tre incubatoi a Toscolano, Garda e Torbole; ora invece lo si fa sporadicamente e spesso sono le associazioni di pescatori a farsene carico. Periodicamente inoltre per cause naturali si verificano delle morie di pesci . È anomalo comunque che siano diventate delle rarità aole, veroni e sarde; una delle cause è che le spiagge ghiaiose che un tempo caratterizzavano tutte le coste del lago ora sono scomparse quasi del tutto. La cementificazione selvaggia delle rive con l’installazione del collettore che corre lungo buona parte del perimetro lacustre ma anche le gettate di calcestruzzo che sono servite per costruire percorsi pedonali e ciclabili a lago, piattaforme per la balneazione pubbliche e private hanno profondamente modificato ritmi bilogici millenari. Aole, cavedani e altre specie depongono le uova sfregando l’addome sui fondali ghiaiosi. Ma poveri loro, per trovare una spiaggia non frequentata dai bagnanti dove poter fare questo è un’impresa quasi impossibile. Su tutto il lago poi c’è stata una sproporzionata proliferazione di volatili come anatre e cigni e anche questo può aver negativamente influito sullo sviluppo della fauna ittica. Intanto però i gabbiani sono diventati sempre più rari. La carenza dei pesci di piccola taglia si ripercuote ovviamente sulla catena alimentare; le prede scarseggiano e specie come i lucci sono entrate in crisi». Esiste un programma d’intervento unitario per tutto il Garda? « La Comunità ha sollecitato tutti gli enti competenti, ed in particolare gli assessorati caccia e pesca delle Province di Verona, Brescia e Trento di effettuare analisi e frequenti controlli», afferma Ceschini. Stiamo anche organizzando un seminario scientifico che avrà lo scopo di fare il punto della situazione e di stabilire il calendario delle attività da intraprendere per salvaguardare il patrimonio ittico del Garda».