giovedì, Dicembre 25, 2025
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Il 22 giugno per gli ambientalisti doveva un giorno speciale: quello dell'inizio della fine dello sfruttamento selvaggio dei fiumi e delle risorse idriche naturali

Nuova vita per il Sarca

Il 22 giugno per gli ambientalisti doveva un giorno speciale: quello dell’inizio della fine dello sfruttamento selvaggio dei fiumi e delle risorse idriche naturali da parte delle grandi concessioni idroelettriche e del contestuale avvio d’una fase di maggiore attenzione alle dichiarazioni di principio, per cui tutti gli uomini sono solo custodi di un mondo da trasmettere al meglio ai posteri.Invece l’acqua che da una settimana defluisce nell’alveo del Sarca non scorre affatto in quantità tale da rinverdire nei più anziani il ricordo di quel che era il fiume fin verso la fine degli anni Cinquanta quando la Sism, attraverso il sistema di gallerie e di centrali, ottenne il risultato di prosciugare il tratto fra Sarche e Pietramurata e ridurre ad un rigagnolo miserando quello in corrispondenza di Arco. Ne vien giù talmente poca di acqua, così stenta e risicata, che ha finito per ridare fiato a due associazioni di ambientalisti, Titanic e Comitato permanente per la difesa delle acque che hanno messo in piedi una manifestazione per domenica prossima, 2 luglio, al ponte di Arco. La provincia autonoma di Trento -in questo all’avanguardia in Italia- ha imposto ai titolari delle grandi derivazioni di rilasciare 2 litri d’acqua al secondo per ogni chilometro quadro di bacino sotteso. Al Sarca, fatti i conti, toccano 1660 litri al secondo: e tanti dal 22 giugno vengono rilasciati dall’Enel. Ma non bastano assolutamente a far riassumere al fiume il ruolo ed il compito che aveva nell’ecosistema che comprende Brenta e Presanella, val di Genova, Rendena, Giudicarie, Banale, Bleggio e valle del Sarca. «Le acque correnti, afferma il comitato, sono come un sistema di vene ed arterie che solcano il territorio, permettendo la distribuzione di risorse idriche e inmportanti processi di riciclaggio delle sostanze organiche provenienti dai bacini imbriferi. L’acqua e gli ambienti acquatici non possono essere gestiti in modo settoriale o sfruttati in modo univoco». Ne discende una richiesta precisa, di una svolta nella «politica della acque». Consiste nello studiare, fiume per fiume singolarmente, i deflussi minimi vitali per l’ambiente attraversato e la definizione conseguente di una modulazione stagionale dei rilasci rispettosa dell’andamento stagionale naturale. Per chiedere questa ulteriore svolta c’è questa manifestazione, fra le 10 e mezzogiorno. Si parte con un’ informazione sulle caratteristiche delle grandi derivazioni e da un brindisi per quel rilascio, avviato il 22 scorso, che comunque deve essere considerato un successo. A seguire saranno presentate e stappate bottiglie d’annata dell’acqua imbottigliata all’origine; ci sarà una tonca di Dellai, al quale andrà benissimo perchè mancando l’acqua, anche l’immersione è del tutto innocua; i kayak degli organizzatori verranno appesi al ponte.

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