venerdì, Dicembre 26, 2025
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Intervista ai sindaci di Riva e Arco sulle possibili (e impossibili) alleanze tattiche

Malossini, Veronesi e il «terzo polo urbano»

Riva e Arco? Oppure Arco e Riva? Come fossero quasi un’unica realtà? Sì. Strano ma vero: i «cugini» sotto un’unica targa non li avevamo mai collocati. Ma quella che segue, agli albori del terzo millennio, è in effetti un’intervista inedita. Protagonisti Cesare Malossini, sindaco della città dell’Anzolim, e Renato Veronesi, sindaco della città delle palme. Seduti allo stesso tavolo: per parlare, non dei rispettivi problemi (che conosciamo tutti), ma dei problemi che hanno «in comune» (minuscolo).Una volta la chiamavano «la Busa» e che fosse una realtà sfaccettata, piena di campanili e di rivalità, era un dato scontato. Poi (e forse è anche una storia di occasioni perse: ma sarebbe troppo lunga da raccontare) qualche politico, dedotti Trento e Rovereto, si accorse che quella «Busa», messa insieme, aveva certe caratteristiche di «città». E siccome voleva battezzarla, non trovò niente di meglio, che una specie di formula asettica e matematica: il terzo polo urbano. Che vuol dire?Malossini: «Pensare una serie di servizi in scala maggiore. Ad esempio la sanità, che ha visto Riva prendere coscientemente atto del monoblocco di Arco; oppure il Palazzetto dello Sport, per il quale abbiamo individuato congiuntamente, nell’area Rigotti (sul confine), la soluzione ottimale e dove Arco metterà a disposizione anche alcune sue aree».Veronesi: «Oltre che realizzazione di migliori servizi a costi inferiori, il terzo polo urbano è anche la sfida a mettere in sinergia delle problematiche che da sole le singole comunità non riescono ad affrontare»Ma si vedono segnali concreti di questa sfida?Veronesi: «Sugli aspetti socio-culturali il dialogo tra Riva ed Arco è di vecchia data; per il resto l’impegno è più recente. Non è un processo che può essere improvvisato, ma credo che a livello di classi politiche dirigenti siamo ben lanciati…»Malossini: «Certo che sì. Mi pare che la partecipazione, pur minima, dei cugini nella nostra Ags sia molto significativa».Veronesi: «In effetti l’Amsa è diventata spa proprio in funzione di dialogare con le società turistiche rivane».Ma per la viabilità il dialogo è ancora in alto mare, o sbaglio?Malossini: «Beh. Intanto c’è da dire che nei confronti della Provincia, Riva si è portata a casa la circonvallazione ovest ed Arco quella nord. E’ un risultato importante per entrambi. Per quanto riguarda il collegamento Rovereto-Busa siamo partiti da posizioni identiche: priorità assoluta della sistemazione viaria e «no» all’ipotesi autostradale. E questo era condiviso anche dagli operatori economici e dalle categorie. Poi ci siamo un po’ divisi sulla storia tunnel corto e tunnel lungo. Onestamente posso capire certe perplessità di Arco: è sul loro territorio che si snoda il raccordo tra il tunnel della Maza e la zona della Komarek».Veronesi: «Appunto. Da parte nostra non ci sono posizioni preconcette, ma credo che sia un diritto della nostra comunità e dei suoi rappresentanti istituzionali andare a dire a Trento che l’ipotesi del tunnel corto e della serpentina stradale di Vignole è penalizzante per il nostro territorio. Non mettiamo i bastoni tra le ruote a nessuno, ma vogliamo semplicemente dalla Provincia un maggior numero di opzioni. Che ritornano al tunnel lungo (che sarebbe l’ottimale!) fino ad un tunnel corto riveduto e corretto, in modo che l’impatto sulle nostre aree sia minore».Malossini: «Devo dire, a questo proposito, che l’emendamento che ho presentato io stesso in sede di osservazioni alla variante del Pup e che è stato approvato dal consiglio comunale di Riva, di diverso dalla posizione di Veronesi ha soltanto che rimarca la bontà del tunnel corto. Per il resto anche questo emendamento chiede alla Provincia di prendere in considerazione l’ipotesi di eventuali modifiche del tracciato, da concordare con i Comuni interessati…Una partita aperta, insomma. Dove sembra di capire che nè Veronesi, nè Malossini abbiano intenzione di rovinarsi le relazioni di «buon vicinato» e di «collaborazione» per anacronistiche impuntature e chiusure.Veronesi: «Sia Arco che Riva devono avere i loro obiettivi peculiari e le loro identità e vocazioni; ma su alcune scelte il dialogo non solo è conveniente, ma necessario».Malossini: «Lo hanno capito anche i cittadini che gli steccati non servono. Mi piace concludere questa intervista con una storiella-confessione. Lo sapete che sulla mia scrivania e su quella di Veronesi si trova lo stesso scarabeo portafortuna in pietra? Ce lo ha regalato in sedi separate, dopo un viaggio in Egitto, una cittadina di Dro, che abita ad Arco e che ha la sua attività commerciale a Riva. Spero che sia davvero un auspicio a lavorare insieme per il bene di tutti».

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