Potrebbe essere una delle più antiche stazioni del neolitico d’Europa quella rinvenuta nei gironi scorsi dall’equipe del prof. Lawrence Barfield sulla Rocca di Manerba. In effetti studi e ricerche proseguono ormai da diversi anni soprattutto nella parte bassa della sommità della rocca manerbese quella, per intenderci dove fino ad alcun i anni fa vi era un parcheggio. Ogni anno lo studioso e docente inglese trascorre con i suoi studenti e collaboratori tre settimane nello studio e nelle scoperte che hanno fatto diventare la rocca di Manerba uno dei punti di studio e di incontro di molte viltà del passato. E ad ogni scavo emerge una nuova scoperta come quella avvenuta nei giorni scorsi con il rinvenimento di un corno di cervo parzialmente lavorato ma che ha subito comportato quesiti e ricerche: o si trattava di un oggetto frutto di scambi commerciali oppure testimonia la presenza sulla rocca e nei dintorni di cervi. Sempre in questi giorni sono state trovate delle selci la cui presenza fa presupporre un fitto scambio commerciale con la Sardegna visto che questo materiale trova la sua origine esclusivamente su quell’isola. Di certo, e con queste testimonianze raccolte grazie ai reperti recentemente ritrovamenti, è la presenza sulla rocca di una vita umana e di villaggi risalenti appunto al neolitico ovvero un insediamento addirittura in un epoca preistorica. A dimostrare la presenza dell’uomo in quei periodi vi è la presenza di terrazzamenti che gli studiosi non hanno dubbi nella datazione di quel periodo. Certo di reperti tratti dal sottosuolo della rocca il museo della Valtenesi posto sotto la piazza di Montinelle, ne è oramai pieno. Ma fino ad opra vi era il dubbio se questo materiale dovesse essere considerato come presenza dovuta al passaggio di popolazioni migranti, oppure ad una presenza stabile di tribù locali e stanziali. Ora con questi ultimi rinvenimenti gli studiosi non celano, e con grande soddisfazione, la certezza che la rocca di malerba era vissuta da abitanti stabili fin dall’antichità. Dai ritrovamenti pois si evince che queste popolazioni non erano inattive ma addirittura si pensa che fossero degli abili artigiani e commercianti. Insomma un centro in cui la vita veniva scandita anche da attività produttive con scambi commerciali. E la presenza in abbondanza di selce ed oggetti da essa ricavati ne danno conferma. Diverso discorso in vece per la sommità della rocca le cui mura di base sono state negli anni passati, e grazie ad una disponibilità finanziaria da parte del comune di malerba e con il contributo regionale, portate alla luce e consolidate in modo da permettere al visitatore, turista, locale o studioso, di ammirare come fosse in realtà un tempo il castello, o recetto, di Manerba fatto abbattere circa 500 anni orsono, nel 1573 dall’allora Provveditore Veneto Mario Soanzo, per debellare la zona dalla presenza banditi e briganti che gettavano terrore sull’intera zona e si rifugiavano posi in quell’invincibile ed inaccessibile maniero. Lunedì prossimo, 24 settembre dopo l’incontro con i sindaci della Valtenesi il prefetto Annamaria Cancellieri, farà visita alla rocca ed ai suoi reperti. La motivazione di questa vista, lo ricordiamo è per la firma di un Protocollo d’Intesa che suggelli gli intenti di collaborazione fra le varie Forze dell’Ordine e la stessa Prefettura attraverso il Progetto “Valtenesi Sicura”, al cui interno vi è anche l’altro progetto riguardante il “servizio di sicurezza sul territorio della Valtenesi organizzato dai sette comuni del comprensorio – afferma Isidoro Bertini sindaco d Manerba e principale promotore di questa iniziativa – con l’integrazione fra un modernissimo sistema di allarmi e tecnologia SMS collegati ad una centralina operativa dislocata sul territorio e che verrà ufficialmente varata lunedì prossimo in occasione dell’incontro con il Prefetto di Brescia”.
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Potrebbe essere una delle più antiche stazioni del neolitico d’Europa quella rinvenuta nei gironi scorsi dall’equipe del prof. Lawrence Barfield sulla Rocca di Manerba.
Manerba antica, anzi neolitica
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