lunedì, Giugno 30, 2025
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Girolamo Virchi, il costruttore di «citare»amico di Gasparo, il «padre» del violino.
Nella Magnifica Patriaabitarono alla fine del 1500i maestri inimitabilidell’arte della liuteriafamosi in tutta Europa

Salò sta recuperando l’immagine di patria della liuteria

Salò sta recuperando l’immagine di patria della liuteria. E lo fu pienamente, non solo perché terra del celebre Gasparo, al quale si attribuisce l’invenzione del violino, ma anche per essere stata laboratorio da cui uscirono strumenti di altissima qualità. Lo conferma la presenza nel territorio salodiano di Girolamo Virchi, personaggio che ben meriterebbe di essere ricordato dalla toponomastica locale in questa stagione di recupero di memoria.Virchi (c. 1523 – post 1574) rappresenta un’altra faccia dell’antica scuola di liuteria bresciana. Egli fu costruttore di «cetere», strumento di estrazione popolare sia per diffusione sia per spirito musicale. Pur avendo laboratorio a Brescia trascorreva alcuni mesi nella sua campagna di Trobiolo di Salò (oggi borgo di Roé Volciano), dove si ipotizza sia nato. E fu amico della famiglia Bertolotti, significativamente soprannominata Violini – come si ricava dallo stesso atto di battesimo di Gasparo, datato 20 maggio 1540 – che avevano l’abitazione salodiana in Burgo, cioè in Borgo Belfiore, verso Brescia, dove in case sparse, fra orti e giardini, risiedevano molti artisti, fra cui la figlia del pittore Zenon Veronese, attivo a Salò sin dagli anni giovanili.Gasparo apprese dal padre l’arte liutaria e dallo zio Agostino la musica, importante arricchimento culturale che gli tornerà assai utile per il lavoro e per inserirsi nel mondo bresciano. Ormai ben avviato, forse già capace di costruire viole, il giovane frequentò Girolamo Virchi, appartenente a una casata di liutai assai attiva, personaggio ben introdotto, come si ricava dalla commissione di una cetra per l’arciduca Ferdinando del Tirolo, vera opera d’arte «che mai più bella s’era vista sul mercato bresciano». La cetra del Virchi, con il suo manico ornatissimo, è considerata unica al mondo.Essendo i Bertolotti i soli a costruire strumenti a Salò, appare naturale che il Virchi, scendendo da Trobiolo alla cittadina sul lago, sostasse nel loro fondaco di Borgo Belfiore – raggiungibile in un quarto d’ora a piedi -, per raccontare le ultime novità di Brescia, centro liutario di prim’ordine, e commentare l’andamento delle vendite anche a personaggi illustri. Fu forse lo stesso Virchi, viste le capacità del giovane Gasparo, a sollecitarlo a trasferirsi a Brescia, accogliendolo nella propria bottega, in un rapporto non solo di lavoro: sarà lui padrino di battesimo del suo primo figlio.La decisione di abbandonare il luogo natale coincise probabilmente con la morte del genitore, avvenuta attorno al 1562; lo si deduce dal fatto che Gasparo, nel suo trasferimento a Brescia, portò con sé la sorellina Lodovica, di appena sei-sette anni, forse per alleggerire il fratello maggiore dal peso della famiglia. Era consuetudine che gli apprendisti trovassero ospitalità nella casa del maestro artigiano; e a maggior ragione ciò dovette avvenire per Gasparo e la sorellina, che con il Virchi e il parentado avevano un rapporto di amicizia.Gasparo era un liutaio completo; a Salò aveva già avuto forse l’intuizione di costruire il violino (lavoro che implica conoscenze d’ingegneria e di acustica per trovare la «dimensione aurea» dello strumento, in modo che il suono risulti omogeneo). Lo si ricava dalla contrastata ipotesi che il violino di Bergen, l’«Ole Bull», possa essere stato realizzato tra il 1562 e il 1563, evoluzione che si concluderà attorno al 1580. Si tratta, infatti, di uno strumento già non più viola e non più lira, rilevante sotto l’aspetto ornamentale, artistico e qualità di suono.Gasparo rimase pochi anni dal Virchi: la decisione di costituire una propria famiglia fa pensare a un’autonoma capacità di guadagno. Nessun documento è stato rintracciato del matrimonio, forse avvenuto nel 1564: la moglie Isabetta aveva 19 anni, Gasparo 24; nel marzo del 1565 la nascita del primogenito Francesco, del quale sarà padrino di battesimo lo stesso Virchi, come documenta l’annotazione che si legge nel registro dell’archivio parrocchiale di S. Agata: «Die 23 suprascripto (marzo 1565) Franciscus et Benedictus, filius magistri Gasparis de Bertolotis salodiani, baptizatus fuit per me presbiterum Marcum Antonium Cazamalum. Patrinus fuit D. Hyeronimus de Virchis». Gasparo, dunque, era considerato «magister»; tre anni dopo, nella poliza del 1568, verrà confermato «maestro de violini».E’ opportuno ricordare che già alla metà del Cinquecento la «citara» era caduta in disuso in Italia, e con essa la memoria storica della vera origine dello strumento. La citazione da parte di Galileo Galilei delle «citare bresciane» è da collegare ai membri della famiglia Virchi: Girolamo e Paolo Virchi. La documentazione sui Virchi permette di tracciare un percorso tutto sommato breve della vita di Girolamo, tra il 1559 e il 1571. La preziosa «citara» di Vienna, datata 1574, costituisce l’ultima traccia della sua presenza.

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