Home Attualità Un occhio vigile puntato sui pianeti e sulle galassie

Un occhio vigile puntato sui pianeti e sulle galassie

Come è nato l’osservatorio astronomico. È il tema della conferenza che sarà tenuta sabato da Sergio Moltomoli, segretario del Circolo astrofili di Veronesi (Cav), in occasione dell’inaugurazione della struttura. Tra le personalità politiche ha già garantito la sua presenza l’assessore regionale Flavio Tosi, grazie al cui interessamento il Comune aveva ottenuto il cofinanziamento dalla Regione Veneto. L’opera, da circa 300mila euro, è finanziata per la maggior parte da Comune e Regione, con un importante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio e l’aiuto del consorzio Bacino imbrifero montano (Bim) Adige. «I primi nostri contatti con l’amministrazione erano stati nel 1999», ricorda Moltomoli. «Noi andavamo spesso sul Baldo a osservare le stelle e così lanciammo l’idea di creare un osservatorio a Novezzina. Il Comune dimostrò interesse, si fidò di noi e decise di chiederci la supervisione del progetto di realizzazione del laboratorio». Queste le premesse, a cui doveva seguire la fase volta alla ricerca dei fondi stanziati dalla Regione Veneto «per gli osservatori pubblici per la didattica». A Venezia, quello redatto dal Comune in collaborazione con il Cav ricevette il massimo dei voti, classificandosi primo tra oltre 20 richiedenti in Veneto. La relazione vincente spiega tutti i motivi per cui Novezzina è l’ambiente migliore per osservare i corpi celesti. Descrive i locali di osservazione, chiarisce la scelta della strumentazione ottica, spiega l’importanza della connessione a distanza, perché le apparecchiature sono automatizzate. Il progetto prevedeva i due locali di osservazione, la cupola gestibile a distanza e pilotabile via Internet come il tetto apribile della sala di didattica. Il progetto prevede anche che saranno gli astrofili a garantire attiva la struttura e loro, fin da subito, hanno dato la disponibilità gratuita di dieci operatori professionisti per poter in cambio fare ricerca. Novezzina è stata dichiarata perfetta perché accessibile tutto l’anno, per il numero di notti serene che vanta, perché sono assenti rilievi, costruzioni, vegetazione, elementi che potrebbero determinare limitazione della visuale. Perché è lontana da centri abitati, possibili fonti di inquinamento luminoso; perché è a due passi dal Rifugio Novezzina che accoglie ragazzi e studiosi, vicina al Garda che richiama turisti. Barbara Bertasi Ferrara di Monte Baldo. In una serata tutta dedicata a loro, le stelle sono rimaste a guardare. Una notte da lupi a Novezzina, proprio quando il Circolo astrofili veronesi (Cav) aveva organizzato la conferenza «Via Lattea, città di stelle», la prima tenuta all’Osservatorio astronomico del Monte Baldo Angelo Gelodi, che sabato, alle 10, sarà ufficialmente inaugurato. La serata, tra le manifestazione «Nel cuore del Baldo, Ferrara per Voi», a cura dell’amministrazione, doveva essere seguita dall’osservazione del cielo con i telescopi, ma tuoni, lampi, fulmini, saette, pioggia, vento e grandine hanno fatto saltare questa seconda parte. Fortunatamente all’osservatorio c’era gente altrimenti l’acqua, entrata a sorpresa dalla cupola, avrebbe potuto danneggiare le nuovissime strumentazione elettroniche e il telescopio arrivati solo il giorno prima. «Tutto è stato riparato da teli di nylon e inserito tra le tante difficoltà tecniche da risolvere in apertura», commenta Flavio Castellani, del Cav, responsabile tecnico dell’osservatorio. «Ora stiamo sistemando speciali gomme che isoleranno meglio i portelloni della cupola». Intanto, come per una prova tecnica, Castellani ha tenuto la conferenza. Nella saletta ad hoc, tinteggiata di fresco, c’era un pubblico di appassionati, abitanti e turisti che, nonostante la bufera, non ha desistito a salire. Mentre fuori l’acqua scrosciava, Castellani ha parlato della Via Lattea, di come si sono formati e continuano a formarsi stelle e pianeti, del perché emanino luce di intensità e colore diversi. Utilizzando schemi e parole comprensibili anche ai non addetti ai lavori, ha fatto capire quanto sia difficile, tra una equazione matematica e l’altra, razionalizzare l’immensità di un mondo celeste che tutti vediamo, tanto più nitido e chiaro dal Baldo, dove la l’inquinamento luminoso è ancora moderato. Così, per circa un’ora e mezzo, ha passato diapositive di gruppi di stelle, di nubi di polvere e gas, immagini di diaframmi che indicano come studiare l’età delle stelle, che perdono luminosità e tendono al rosso, se anziane, che sono blu da giovani. Venerdì però il cielo era nero e le stelle imperscrutabili. Gli ospiti hanno visto in anteprima gli strumenti dell’osservatorio e gli astrofili si sono resi conto che la pioggia, battendo contro il portelloni della cupola rotante, schizzava all’interno mettendo a serio rischio il potente telescopio. L’osservatorio, accoccolato tra le montagne, si rivela all’interno sofisticatissimo. Sta sotto il Rifugio Novezzina, a quota1250 sul livello del mare. Ci si arriva anche in auto per una strada sterrata in tutte le stagioni. L’entrata è riservata alle conferenze, da cui si accede ad altre quattro stanze. Due sono il vero e proprio osservatorio:«Una è dedicata alla didattica e l’altra alla ricerca», spiega Sergio Moltomoli, segretario del Cav. «La cupola, poliedrica a base ottagonale di cinque metri di diametro, è formata da portelloni in acciaio inox e si posiziona nel punto in cui si vuole osservare il cielo nella notte con il telescopio», continua Castellani. Questo, alto almeno due metri e mezzo, è formato da tre elementi:«La colonna, che è una semplice struttura di metallo», spiega Moltomoli, «la montatura, che sorregge lo strumento ed è tecnologicamente molto avanzata perché permette di puntare qualsiasi oggetto del cielo con comandi diretti dal computer, e il telescopio vero e proprio. È un Smith Kassegrein, un occhio che scruta il cielo e poi passa i dati ai due computer che sono in un’altra saletta al pian terreno e comandano anche la cupola», continua Moltomoli. L’osservatorio non è solo per la ricerca. «C’è una seconda per fini didattici», indica Moltomoli. «Ha il tetto completamente scorrevole, che si apre permettendo di osservare il cielo e le sue costellazioni in maniera completa mentre noi diamo spiegazioni». Qui ci sono tre telescopi. «Il maggiore è gemello di quello della cupola e sarà operativo tra due mesi, i due più piccoli servono per osservare pianeti e sole», precisa Castellani. C’è anche un grande telescopio da campo per eventuali escursioni. È tutto già operativo:«A settembre inizieranno ad arrivare gli insegnati e poi gli studenti».

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