Prima vengano i progetti. Gli scenari possibili e le soluzioni da adottare. Sulla base di questi la valutazione sul da farsi – e sul chi dovrà fare – spetterà all’assemblea. Ossia ai soci. «Tutto è possibile, così come tutto non è possibile, prima dev’esserci un’idea». Il presidente della Catullo Spa, Fabio Bortolazzi, è possibilista. La sua può essere letta come una grande apertura, anche all’ipotesi di un D’Annunzio bresciano, verrebbe da dire più bresciano di adesso. Ma i «ma» sembrano non pochi. E per affrontarli il primo ingrediente necessario pare essere il tempo.Una richiesta da metabolizzareSe si chiede a Bortolazzi cosa pensa della richiesta avanza dalla cordata bresciana e formalizzata nella lettera ormai giunta a destinazione, il presidente della Catullo non ha dubbi: «Constatare che vi sono interessi per la società da parte dei bresciani ci fa piacere, sarebbe peggio se nessuno se ne curasse. Certo, si tratta di un’operazione complessa che richiederebbe una sorta di digestione, e che in ogni caso riguarda più i soci del presidente, cui è affidata la guida del solo cda».Più articolata è la replica alla domanda sul «quanto» della D’Annunzio possa essere cedibile. «Credo di aver dato una grande apertura a Brescia. Tutto è possibile o meno, ma dev’esserci un’idea, uno scenario. Anche davanti a queste pur legittime richieste, stiamo predisponendo degli scenari. Per intenderci stiamo valutando dove potrebbe andare a finire questo gruppo (Aeroporti del Garda, ndr). E il tutto non può essere considerato al di fuori di un preciso contesto».La razionalizzazione e l’alleanzaIl riferimento è all’operazione di riordino e razionalizzazione industriale avviata un anno fa al suo insediamento quale presidente della Catullo Spa. «Abbiamo dato un’impronta più privatistica alla società – spiega Bortolazzi -, introdotto le business unit per entrambi gli scali, e una contabilità industriale. Insomma, è una grossa operazione di ristrutturazione. All’assemblea il mese prossimo illustreremo tutto lo stato di salute della società e quanto è stato fatto in questa direzione. Ma illustreremo pure gli scenari immaginati per il futuro, il nostro compito del resto è questo: abbiamo individuato possibili investimenti, nuove aree di business al di là del settore “aviation”, in modo che le perdite siano meno importanti. L’ad delle Ferrovie, Mauro Moretti diceva che non si può fare l’Alta velocità con stazioni ogni 40 km, e lo stesso non si può fare con gli aeroporti. Ma forse si tratta di immaginare funzionalità precise» ribadisce alludendo alla vicinanza annosa tra Montichiari e Villafranca.«Noi abbiamo già immaginato vari scenari possibili. Chi li realizzerà? Saranno necessari scorpori di rami d’azienda, dismissioni? La scelta ai soci, tutto è possibile. Ma davvero non cerchiamo di operare sulla scia di ripicche, ma lavoriamo per lo sviluppo dei nostri territori: la logica deve essere quella dell’alleanza, della sinergia, non della competizione». Considerazione peraltro espressa con altrettanta chiarezza anche dagli attori della cordata bresciana in occasione dell’annuncio dell’offerta. Quanto poi al presumibile valore della D’Annunzio il discorso si fa più sottile: «Il valore di un’azienda dipende certo dai soldi investiti, ma anche dalle prospettive che ha davanti. Torniamo agli scenari…».«Molti incontri»Intanto qui a Brescia si attende una risposta alla lettera. «Risponderemo» assicura Bortolazzi, «siamo persone gentili» scherza. «Ma formalmente spetta ai soci, non al presidente».Sullo sfondo del risiko aeroportuale resta poi l’antica vicenda dei contatti con Bergamo. Che fine han fatto? Lapidaria la replica: «Ci sono molti incontri». A Ovest come a Est? Come a dire, con Venezia oltre che Bergamo… «Ci sono molti incontri».
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Apertura di Bortolazzi, presidente della Catullo Spa: «Prospetteremo scenari all’assemblea, decideranno i soci»
Aeroporto di Montichiari. “Tutto è possibile, ma servono progetti»
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